Michele ed io ci eravamo conosciuti ai tempi dell'asilo, quando lui si era trasferito con i suoi genitori, ma questo episodio non è fondamentale per ora. Basti sapere che mia madre stava crescendo me e mia sorella da sola, con l'aiuto dei miei nonni. Mio padre ci era stato portato via un anno prima a causa di un fatale incidente automobilistico mentre si recava al lavoro.
Quando i nuovi arrivati giunsero in città, non furono subito ben accolti, essendo il nostro paesino una realtà chiusa. Mia madre fece amicizia con quella di Michele e così fu per le sue due figliolette. Mia sorella era da sempre stata un maschiaccio e, anche se di età maggiore, sapeva far divertire il piccolo Michele. Fu con me però che nacque un'amicizia spontanea e genuina, che, col passare del tempo, si trasformò in modo del tutto naturale in amore.
Successe durante la nostra adolescenza e spesso mi chiedevo se non sarebbe stato meglio ignorare quel sentimento, rimanere soltanto amici. Però pensavo a ciò che mi era rimasto di Michele, molto, oltre a dei bellissimi ricordi, e mi dicevo che non avrei mai rinnegato ciò c'era stato tra noi, anche se avrei preferito che le cose fossero finite in modo diverso.
Stavamo bene insieme, ci amavamo, di un amore forte, sincero, raro per delle persone della nostra età, che non erano nemmeno sicure di cosa avrebbe riservato loro il futuro.
O meglio, io lo sapevo. Dovevo continuare la tradizione di famiglia e gestire il bed and breakfast che era stato aperto quasi un secolo addietro dai miei bisnonni e che era ormai diventato il simbolo del piccolo paesino in cui vivevo.Il Sogni Tranquilli era un casale che sorgeva in cima a una collinetta, che svettava in maniera modesta sul resto del paese, circondato da un bellissimo giardino e che poteva essere raggiunto seguendo un lungo viale fiancheggiato da alti cipressi.
Tornando alle ambizioni per il futuro, Michele, al contrario di me, cominciò ad averne di disparate ai tempi delle scuole medie. La prima, che durò meno, era quella di diventare un dottore. Era talmente vaga che svanì nel giro di un paio di mesi. Quelle che si contesero la decisione finale e che durarono per tutto il tempo del liceo, furono il diventare archeologo oppure, più azzardata, andare a vivere a Barcellona e sperare di trovare un lavoro interessante, che lo avrebbe fatto sentire realizzato anche dal punto di vista personale. Michele aveva un talento innato per le lingue straniere e non gli sarebbe pesato per niente viaggiare pur di poter svolgere un qualsiasi impiego nella città di cui era innamorato.
La scelta ricadde sull'opzione più avventurosa. Così, due mesi dopo aver preso il diploma, lui partì per la Spagna, per andare a fare la guida turistica a Barcellona, dove tutti i giorni avrebbe potuto mostrare ai visitatori le bellezze di quella città, tra cui le opere di Anton Gaudí che amava tanto.
Io rimasi in Italia, nel nostro piccolo paesino, a gestire il Sogni Tranquilli con mia madre; i miei nonni erano venuti a mancare uno a distanza di pochi mesi dall'altro, durante il mio penultimo anno di superiori.
Intanto sostenevo il mio ragazzo a distanza, aspettando le sue telefonate in cui mi raccontava con entusiasmo quanto amava il suo lavoro e, di quando in quando, mi invitava a raggiungerlo a Barcellona.Fu così che, durante un periodo in cui avevamo pochi ospiti al bed and breakfast, lo raggiunsi a Barcellona per un fine settimana. Furono dei giorni da sogno, un vero e proprio idillio. Lui viveva lì già da sei mesi e mi mostrò tutto ciò che adorava di quella città, mi fece persino fare un tour come quello dei turisti che guidava per lavoro. E quando non eravamo fuori a passeggiare tra le strade di quella meravigliosa città, eravamo a letto. Non solo a fare l'amore, per recuperare il tempo in cui eravamo stati lontani l'uno dall'altra, ma anche a parlare del nostro futuro, di come avremmo voluto un giorno che anche io andassi lì a vivere con lui. Mi disse che avrei potuto aprire il mio bed and breakfast a Barcellona e pensai che non fosse una cattiva idea.
Avrei potuto risparmiare per qualche anno e, insieme ai soldi che i miei avevano messo da parte per me, avrei avuto il necessario per avviare un'attività tutta mia. Mia madre se la sarebbe cavata anche da sola e poi c'era una sua amica, che aveva divorziato e i cui figli erano ormai grandi come me, che si era offerta di darle una mano.
Sì, si poteva fare, ci dicemmo guardandoci negli occhi e non riuscendo più a trattenere l'entusiasmo. Dopodiché facemmo l'amore per un'ultima volta, prima che fossi costretta a lasciare il caldo abbraccio di Michele per prepararmi ad andare a prendere l'aereo che mi avrebbe riportata in Italia, dove le cose precipitarono e non fu più possibile realizzare il nostro progetto.***
Prima di tutto vorrei ringraziare chiunque abbia letto la storia fino a qui. Questi due capitoli sono un po' lenti, fanno da introduzione alla vicenda che comincerà a delinearsi dal prossimo capitolo. Spero che proseguirete nella lettura!
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Ricordami di dimenticarti
ChickLit[COMPLETA - DISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO] Artemisia ha ventiquattro anni e gestisce da sola il bed and breakfast di famiglia, dove vive con la figlia Camilla. Da tempo i pettegolezzi delle vecchie comari del paese non la toccano più: non vuole fa...