Ormai mancavano un paio di giorni all'arrivo di Michele e della sua futura consorte e stavo cominciando ad agitarmi. Non erano poi valse a molto le parole di mia mamma, perché stavo realizzando sempre di più quanto avessi sentito la mancanza del mio ex in quegli anni. Era vero, le mie priorità ora ruotavano tutte intorno a Cami e poi veniva il Sogni Tranquilli, quindi la maggior parte del tempo ero troppo stanca per permettermi di perdermi nei miei sogni d'amore, ma il mio cuore non si era mai del tutto ripreso dalla rottura.
Al pensiero di rincontrare Michele, ricordai la prima volta che ci eravamo visti.
*
Ero arrivata da poco con la mamma e mia sorella Massimiliana in paese, papà era morto da un anno.
Mamma aveva perso il lavoro dopo la morte di papà perché era caduta in una sorta di depressione per la perdita del marito, ad appena trentun anni.
Così alla fine eravamo andate a vivere tutte al bed and breakfast con i nonni e mamma aveva ripreso a lavorare, aiutandoli nella gestione del Sogni Tranquilli.Una domenica, mentre mia sorella era andata a fare un'escursione col nonno, io, la mamma e la nonna eravamo uscite per vedere la piccola fiera del paese. Ad un certo punto tutta la mia attenzione di bambina di quattro anni era stata attirata da un luccichio che proveniva da una bancarella.
Avevo immediatamente lasciato andare la mano della mamma ed ero corsa verso l'oggetto, del quale mi ero innamorata all'istante: si trattava di una collana, formata da varie perline di plastica variopinte e luccicanti.
«Mamma!» avevo strillato. «Voglio quella. Per favore?» avevo aggiunto, speranzosa.
Lei, che mi aveva raggiunta dopo la mia improvvisa fuga, mi aveva afferrato con forza la mano. «Artemisia, non si fa così, sai?»
Intanto, avevo visto che il proprietario della bancarella stava prendendo proprio la collana che mi piaceva tanto e la stava dando ad una signora.
«Mamma, la voglio!» avevo piagnucolato guardando quella donna che stava pagando.
Istintivamente avevo allungato una mano in direzione della collana, per prenderla.
La mamma mi aveva rimproverato subito «Su, fai la brava, adesso chiediamo se c'è un'altra collana come quella, ma lascia stare la signora.» Aveva fatto una pausa e si era rivolta alla sconosciuta: «Mi scusi, non volevamo disturbarla.»
La donna le aveva sorriso. «Si figuri.»
Non era per niente infastidita, mi aveva accarezzato la testa. «I bambini sono così, anche io ne ho uno.» Aveva indicato un ricciolino che doveva avere circa la mia età «Michele, saluta.»
Il piccoletto aveva rivolto un cenno timido a me e alla mamma.
L'avevo guardato per un secondo, poi i miei occhi erano tornati avidi sulla collana.
La mamma di Michele lo aveva notato, infatti si era avvicinata a me e mi aveva messo il colorato gioiello attorno al collo. «Ecco qua, piccola...?»
«Artemisia» avevo risposto, meravigliata.
Michele aveva ridacchiato e io avevo riso con lui, felice e non offesa perché trovava strano il mio nome. In quel momento mi importava solo della collana.
«Signora, non doveva. Lasci che le dia i soldi» aveva esclamato mia mamma.
L'altra aveva scosso la testa. «Si figuri. L'ho fatto con piacere. Sa, io, mio figlio e mio marito ci siamo trasferiti qui da poco. Almeno ho fatto delle nuove conoscenze.» Aveva porto la mano alla mamma. «A proposito, sono Carla, felice di conoscerla.»
Da quel momento fino alla mia rottura con Michele eravamo stati tutti inseparabili.
Per quanto riguardava la collana, l'avevo portata finché, all'età di tre anni, Camilla aveva chiesto che gliela regalassi. L'avevo ceduta volentieri a mia figlia che possedeva così qualcosa che ricordava la parte della sua famiglia che non avrebbe mai potuto conoscere e amare.*
Il giorno prima dell'arrivo di Michele e dei parenti della sua futura sposa mi ero svegliata come al solito all'alba. Avevo preparato Camilla per l'asilo e, dopo aver salutato la mia bimba, Mario e Giovanna che uscivano, avevo sistemato le nostre camere.
Al momento eravamo solo noi al Sogni Tranquilli, ma per fortuna avevo ricevuto una prenotazione da uno dei nostri clienti abituali.
Si trattava di Roberto, un trentacinquenne affascinante, che viaggiava molto per lavoro e quando si trovava in zona alloggiava sempre al casale. Ci provava spudoratamente con la sottoscritta e non potevo dire che la cosa mi desse fastidio, solo che prima di tutto cercavo un padre per Camilla e anche se lui mi aveva promesso mari e monti, non mi sentivo ancora pronta per avere una nuova storia.
Mia mamma, al contrario, era segretamente, non molto segretamente a essere sincere, convinta che fosse lui il vero padre di Cami e faceva di tutto per convincermi a gettarmi tra le sue braccia, visto che oltre ad essere bello guadagnava bene.
Contando la prenotazione di Roberto, che sarebbe rimasto con noi per quattro giorni, e quella della madre di Michele per gli invitati alle nozze, avrei avuto da fare per un po'. Per fortuna, dato che non me la stavo vedendo proprio bene dal punto di vista economico per quanto riguardava il bed and breakfast.
Il lavoro mi avrebbe anche aiutata a tenere gli uomini lontani dalla mia mente, non avevo bisogno di distrazioni.
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Ricordami di dimenticarti
ChickLit[COMPLETA - DISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO] Artemisia ha ventiquattro anni e gestisce da sola il bed and breakfast di famiglia, dove vive con la figlia Camilla. Da tempo i pettegolezzi delle vecchie comari del paese non la toccano più: non vuole fa...