Ricordavo il mio primo appuntamento con Michele alla perfezione, come se fosse successo il giorno prima.
Non era stato proprio un incontro romantico, mancavano ancora anni al nostro primo bacio.
La mattina a scuola, frequentavamo la terza media, ero stata interrogata a sorpresa in geografia e avevo preso un brutto voto. Non mi era mai successo di farmi trovare impreparata e quella cattiva valutazione mi avrebbe rovinato la media, perciò avevo messo un muso lunghissimo.
Michele se ne era accorto e all'intervallo mi aveva detto: «Su, non prendertela, è solo un voto. Vedrai che tua mamma non ti sgriderà nemmeno. Che ne dici se oggi pomeriggio finiti i compiti andiamo al Due Cuori a farci una cioccolata calda?» I suoi occhi brillavano entusiasti.
Forse fu in quel momento che cominciai ad innamorarmi di lui.
Avevo accettato e quando ero arrivata a casa da mia madre le avevo chiesto il permesso di uscire, dimenticandomi di dirle del brutto voto in geografia.
Quando, all'arrivo di Micky me ne ero ricordata, lei non l'aveva presa affatto male, come aveva previsto il mio amico, e mi aveva detto di uscire a divertirmi. Le avevo dato ascolto.
Quello era stato solo il primo dei pomeriggi passati con Michele a chiacchierare, conoscerci ancora meglio e innamorarci. Avevamo continuato ad andare al Due Cuori per anni, fino alla sua partenza per Barcellona, finita la scuola superiore.*
Ritornai bruscamente al presente quando vidi i genitori di Michele seduti ad un tavolo del bar non molto distante a quello che mi era stato assegnato.
Ero indecisa se ignorarli o meno, quando vennero raggiunti dal mio ex.
Mi guardai intorno in cerca della sua fidanzata, ma non la vidi, così mi alzai per andare a salutarli, prima che mi vedessero loro e pensassero quanto maleducata fossi diventata da quando avevo lasciato il loro amato figliolo.
«Buongiorno Signora Carla e Signor Giacomo. Ciao Michele.»
«Ciao, Missi!» mi salutò lui, fingendo disinvoltura, senza soffermarsi troppo a guardarmi. Evidentemente era ancora teso per la nostra serata insieme.
«Artemisia, come stai? I genitori di Montse sono felicissimi della loro sistemazione, sai?» affermò la madre di Micky.
Suo padre mi squadrò un attimo prima di salutarmi, sicuramente mi considerava ancora una poco di buono, poi mi rivolse un semplice «Ciao.»
Sorrisi alla piccola famiglia, che un tempo era stata quasi anche la mia e mormorai: «È arrivata la cameriera al mio tavolo, meglio che vada ad ordinare. Buona giornata.»
Chiesi una coppa gigante con tutti i gelati alle creme che mi venivano in mente, ne avevo bisogno per tirarmi su. Ero stata molto affezionata al padre di Michele, forse anche perché io stessa ero cresciuta senza il mio, e vedere la sua reazione mi aveva ferito. Possibile che non mi avesse mai perdonata per aver lasciato il figlio? No, qualcosa mi diceva che in realtà non mi aveva perdonata per essermi fatta mettere incinta dal primo che passava.
Quando stavo ingollando l'ultima cucchiaiata di gelato, vidi Michele e i suoi che si alzavano e uscivano dal locale.
Sospirai di tristezza, ripensando a ciò che avevo perduto. Per distrarmi e farmi del male in altro modo riflettei su quanto avrei dovuto correre per smaltire la bomba calorica appena ingerita.
«Missi, volevo scusarmi per il comportamento di mio padre.» Sussultai nel sentire la voce di Michele.
«Scusa, ti ho spaventata.»
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti quel sorriso impacciato che tanto amavo e non potei fare altro che ricambiarlo.
«Oh, no, tranquillo. Ero solo sovrappensiero.» Cercai una scusa plausibile, non volevo pensasse che stessi rimuginando sul nostro ultimo incontro. «Stamattina Cami ha fatto più capricci del solito e l'ho sgridata molto duramente. Sai, noi mamme facciamo le cattive, ma poi ci sentiamo in colpa.»
Lui sospirò, a disagio. Forse non avevo scelto l'argomento giusto, ricordando le sue ansie sul fatto che sarebbe diventato padre a breve.
Mi venne di colpo in mente che tutta presa dal dover comunicare del tradimento a Max, avevo tralasciato che l'adultera fosse in dolce attesa.
«Beh, presto anche tu scoprirai cosa vuol dire» mi costrinsi a dire. No, non potevo rivelare a Michele che la futura moglie lo tradiva, non nella posizione in cui mi trovavo. Se avessi avuto delle prove magari, ma anche in quel caso non ero certo la persona migliore a svelare il segreto di Montserrat e Luis.
«Beh, è stato un piacere» borbottai e mi alzai per andare a pagare.
Una volta alla cassa mi sentii trattenere il polso. «Lascia che offra io. Per scusarmi per l'altra sera» disse Michele deciso, guardandomi serio.
Scossi il capo. «Non c'è niente da scusare» ribattei, in imbarazzo.
«Invece sì.» Passò una banconota alla barista che gli diede il resto.
«Grazie, Micky» mi ritrovai a dirgli dopo chissà quanto tempo.
«E di cosa, tesoro?» ribattè.
So che l'aveva detto in tono scherzoso, un tempo era una specie di gioco tra di noi ed ero consapevole del fatto che non ci fossero significati nascosti dietro quella frase, ma sentii gli occhi riempirsi di lacrime, ripensando ai bei tempi passati.
Scappai fuori dal bar e ritornai in tutta fretta al casale, sentendomi una stupida.
La sera ero al bed and breakfast con Camilla e i due gemelli. Manuel era già andato a casa sua, abitava in un monolocale a duecento metri dal casale, non si era mai sposato e nemmeno fidanzato a quanto mi risultava.
Stavo finendo di lavare i piatti a mano, perchè ne avevamo sporcati pochi per riempire la lavastoviglie.
Avevo un caldo tremendo e i capelli raccolti alla bell'e meglio, mentre la canotta bianca che indossavo era sformata e tutta macchiata di sugo perché avevamo mangiato gli spaghetti e Cami aveva divorato i suoi con gusto, seduta di fianco a me.
Finito di lavare l'ultima tazzina, lasciai tutto a scolare sul piano in acciaio del lavello e mi sporsi dalla porta della cucina, per richiamare la piccola che aveva bisogno di una bella doccia, dato che tornata dall'asilo non aveva voluto sentire ragioni.
«Cami, amore, saluta Mario e Giovanna, che dobbiamo lavarci.»
Avevo appena terminato la frase, quando il giardino fu invaso da una piccola folla di persone: i parenti di Montserrat che tornavano dal loro giro, compresi i due futuri sposi.Avrei voluto scappare in casa per indossare qualcosa di decente e raccogliermi meglio i capelli, ma il gruppo mi salutò entusiasta, così dovetti far finta di niente.
Squadrai i due presunti piccioncini, che si tenevano per mano, sorridenti più dei modelli nelle pubblicità. A giudicare dalle informazioni scoperte negli ultimi giorni, sapevano recitare altrettanto bene. Anche quello che indossavano sembrava essere uscito da un catalogo di vestiti all'ultimo grido.
Montserrat portava un abitino a stampa floreale senza spalline, lungo quel tanto che bastava per coprirle il sedere. Le sue gambe chilometriche erano rese ancora più lunghe da dei sandali neri dai tacchi vertiginosi, che la rendevano alta quanto Michele.
Spostai lo sguardo su di lui, che indossava dei jeans chiari abbinati a una t-shirt azzurra, sopra la quale portava una camicia a quadri aperta delle stesse tonalità.
Istintivamente guardai in basso verso le mie infradito malandate, non avevo rimesso lo smalto sulle unghie, che risultavano un po' azzurre e un po' no, per non parlare dei pinocchietti che a furia di lavarli avevano ceduto ed erano diventati di un nero tutt'altro che brillante.
Avrei tanto voluto sparire, ma ricambiai entusiasta il saluto di tutti e mi misi a chiacchierare del più e del meno con i nonni paterni di Montse e loro nipote Eduardo. Erano i più alla mano del gruppo e quelli che mi davano più confidenza, senza contare la futura sposa, che si era sempre presa troppe libertà con la sottoscritta.
Naturalmente mi aspettavo che dopo il nostro scontro le cose sarebbero cambiate e invece no.
Trascinò il suo fidanzato fino al nostro gruppetto e si intromise a forza nel discorso.
Io non avevo il coraggio di ricambiare lo sguardo di Michele, così mi finsi interessata a quello che aveva da dire la sua dolce metà.Ad un certo punto della conversazione, fummo raggiunti dai genitori di Montserrat, che chiedevano conferma riguardo a un'eventuale gita al mare il giorno dopo.
Mentre stavo per congedarmi dal gruppo per lasciarli ai loro affari, Camilla mi corse incontro e mi trovai a prenderla in braccio e a stringerla forte a me; avevo bisogno di sentire il suo profumo e ricordarmi che avevo lei, poco importava se l'unico uomo che avessi mai amato stava per sposarsi con una che lo tradiva.
Camilla non si stupì del mio gesto affettuoso e mi abbracciò forte. «Ti voglio tanto bene, mamma» disse ad alta voce.
Era un vero tesoro la mia piccola, una bambina fantastica, che di sicuro non meritava di avere niente a che fare con delle storie vecchie di anni, nè tanto meno con lo sguardo malefico che ci lanciò Montserrat.
Fui l'unica a vederla, perché nel giro di un millesimo di secondo cambiò espressione e divenne tutta uno zucchero.
«Michele, perché non invitiamo anche Camilla e sua mamma, al mare, domani?» propose in italiano, perfettamente udibile dalla piccola, che cominciò a strillare entusiasta.
«Mamma, mamma! Andiamo al mare domani, vero?» Si agitava tra le mie braccia.
La spagnola mi guardò e mi sorrise, come se fossi la sua migliore amica, poi diede un bacio sulla guancia a Michele e insistette di nuovo: «Allora, mi amor? Mi sembra un'idea fantastica! Che ne dici?»
Lui guardò nella nostra direzione per un attimo, poi rivolse lo sguardo alla sua futura moglie. «Certo. Sarebbe proprio il massimo.» Abbozzò un sorriso carico d'imbarazzo, al che Montse mi lanciò un'occhiatina per vedere quanto fossi sconvolta dalla situazione.
Mi aveva dichiarato guerra, le avrei fatto vedere chi si stava mettendo contro.
«Veniamo volentieri. Lo proponiamo anche a Mario e Giò. Come avrete notato Camilla non vede già l'ora» ribattei, ridacchiando e congedandomi dal gruppetto, non prima di aver fulminato con lo sguardo "lo scheletro", come l'aveva soprannominata mia sorella Max.***
Ormai la guerra tra Artemisia e Mintserrat è aperta.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Grazie a chi segue, commenta e lascia una stellina, non mi aspettavo tutte queste letture per la mia storia, ne sono davvero felice :)
Maria C Scribacchina
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Ricordami di dimenticarti
ChickLit[COMPLETA - DISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO] Artemisia ha ventiquattro anni e gestisce da sola il bed and breakfast di famiglia, dove vive con la figlia Camilla. Da tempo i pettegolezzi delle vecchie comari del paese non la toccano più: non vuole fa...