Consigli di una madre

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Il lunedì dopo la gita stavo ripensando ai momenti salienti del giorno prima, mentre, già di ritorno dall'aver portato Cami all'asilo, rifacevo i letti nelle camere vuote.
Montserrat ce l'aveva messa tutta per farmi sentire in imbarazzo, soprattutto dopo che ero ritornata in spiaggia col suo futuro marito. Non mi capacitavo di come fosse in grado di fare un tale doppio gioco. Gli altri erano ciechi, non vedevano gli sguardi lascivi che si scambiava con il cognato? O forse io li notavo perché già sapevo della loro relazione.
C'era stata una scena che aveva fatto vergognare persino me, quando Luis l'aveva presa in braccio e l'aveva buttata di peso nell'acqua. Evidentemente in Spagna si permettevano maggior confidenza che qui in Italia, oppure ero io ad essere all'antica. Sta di fatto che l'unico ragazzo a cui avevo mai permesso di giocare in modo così confidenziale con me era stato Michele.
Quanto mi mancavano i nostri giochi e i nostri scherzi.

Il filo dei miei pensieri fu interrotto dal telefono che squillava al piano di sotto, mi precipitai a rispondere, nella speranza che si trattasse di qualche nuovo cliente che voleva prenotare un soggiorno per l'estate.
Ultimamente, a parte Montse e la sua famiglia, avevo avuto pochissime richieste, così avevo pubblicato sulla pagina Facebook del bed and breakfast alcune promozioni che avrebbero dovuto invogliare i villeggianti a scegliere il Sogni Tranquilli.
Risposi al telefono con voce tranquilla, le corse mattutine mi aiutavano a non avere il fiatone per un nonnulla.
«Bed and breakfast Sogni Tranquilli.»
«Pronto, Artemisia, sei tu? Sono Carla. La mamma di Michele.»
Rimasi interdetta per un attimo. «Sì, mi dica, Signora Carla.»
«Avrei bisogno di parlarti. Volevo solo verificare che tu fossi libera.»
«Certo, ho appena portato Camilla all'asilo, sono a casa per il resto della mattinata.»
«Bene. Ci vediamo tra un quarto d'ora. A dopo.»
Riattaccò prima che potessi dirle altro. Avevo notato una certa tensione nella sua voce, sperai non dovesse parlarmi di niente di spiacevole. E se il marito le avesse spifferato la verità sulla paternità di Camilla? Lo sguardo che mi aveva lanciato lei stessa dopo aver detto qualcosa sui suoi futuri nipotini mi aveva molto insospettito.
Scossi la testa con convinzione, per scacciare quella supposizione. Meglio che avesse qualche lamentela da parte dei futuri parenti sul soggiorno al casale.

Mi sedetti in cucina, nervosa, ad aspettarla. Intanto leggiucchiai un volumetto che Giò aveva dimenticato sul tavolo, Seduzione e inganni; era uno di quei romanzi per signore pieno di gentiluomini aitanti che circuivano giovani e ignare nobildonne. Dopo una decina di pagine ero già giunta a una scena molto intima tra i due protagonisti, ero così immersa nella lettura che mi spaventai quando la madre di Michele fece il suo ingresso in cucina. «Buongiorno Artemisia.»
Il volumetto mi volò via dalle mani e cadde a terra con la copertina all'insù, mettendo in mostra una fanciulla in abiti molto succinti e un giovane nobiluomo che, dietro di lei, l'afferrava saldamente per la vita.
Arrossii fino alla punta dei capelli e raccolsi il libriccino.
«È di Giovanna, stavo giusto passando il tempo» borbottai in imbarazzo.
Carla però non si scompose più di tanto. «Di quell'autrice ci sono libri più intriganti, se t'interessa. Li ho letti tutti.»
Spalancai gli occhi per lo stupore e le feci cenno di accomodarsi. «Prego. Vuole un caffè o qualcosa di fresco da bere? Ho un'ottima spremuta d'arancia preparata stamattina.»
«No, grazie. Sono venuta per parlarti di una cosa seria.» Era serissima, infatti.
«Spero non ci siano problemi con l'alloggio» ribattei.
«No. Non è di un problema di quel tipo che voglio parlarti.»
Quindi c'era in ballo un problema. Mi vidi trascinata in tribunale a combattere per tenere la mia bambina, come nei film che vedevo ogni tanto in TV. Del resto Michele aveva dalla sua un lavoro che fruttava meglio del mio ultimamente e soprattutto avrebbe avuto una moglie al suo fianco. Una famiglia di sicuro più ordinaria e più adatta a Camilla rispetto a quella che poteva darle una mamma single.
Deglutii e fissai Carla negli occhi, senza dire niente.
«Voglio che tu mi dica la verità, Artemisia. Solo la verità. Credo di meritarla.»
«Non capisco di cosa stia parlando, Signora Carla.»
«Non fare la finta tonta. So che sei una ragazza sveglia e intelligente, ti conosco da quando eri alta così.» Fece un gesto con una mano al suo fianco, a indicare l'altezza di una bambina piccola.
Mi feci coraggio e cercai di dimostrarmi "sveglia e intelligente".
«Carla, posso darti del tu come un tempo?»
Lei annuì.
«Ho capito benissimo a cosa ti riferisci.» Decisi di raccontarle la storia, pura e semplice, senza fronzoli.
«Sono rimasta incinta di Camilla l'ultima volta che sono stata a Barcellona a trovare Michele, quindi sì, è sua figlia. Appena tornata in Italia però, mia madre è stata male e non poteva più occuparsi del bed and breakfast da sola. Conosci mia sorella Max, l'avrebbe fatto andare in rovina. Mi sono sentita in dovere di continuare io la tradizione di famiglia. Sapevo che sarebbe stato ingiusto coinvolgere Michele in un progetto che esulava dai suoi sogni per il futuro. Così, quando ho scoperto di aspettare un bambino ho trovato un modo per chiudere la nostra relazione. Il resto, lo conosci anche tu.»
Si passò una mano sugli occhi, come per scacciare il peso della mia rivelazione. Del resto era quello che voleva lei, sapere la verità.
«Michele sembra non sospettare nulla. Eppure a me è bastata qualche ora in compagnia della bambina per accorgermi della somiglianza» mi confidò, seria. «Ieri sera, tornati dal mare, quando abbiamo salutato Montserrat e i suoi parenti, ne ho parlato anche con Giacomo, approfittando dell'assenza di Michele.»
Ora che aveva ammesso di averne discusso col marito, mi sentivo sempre più minacciata. Chissà cosa avrebbero fatto per poter esercitare dei diritti sulla loro nipotina. C'era anche da dire che la piccola portava il mio cognome e...
Mi sentivo la testa scoppiare.
Ingenuamente ed egoisticamente, forse, non avevo mai preso sul serio in considerazione l'idea che Camilla si sarebbe ricongiunta con i suoi nonni e tantomeno con il suo padre naturale. In realtà non avevo mai nemmeno osato pensare che Michele sarebbe tornato da Barcellona per un periodo così lungo. Nella mia mente lui ormai faceva parte di un paese straniero, di una vita passata, che non mi sarebbe mai più appartenuta.
«So che tu vuoi ancora bene a mio figlio, lo vedo dal modo in cui lo guardi.» Sospirò e fece un enorme sforzo per dirmi la frase seguente. «Risulterò una madre orribile, dicendolo, ma io ci ho sempre sperato. Ecco.»
Per poco non caddi dalla sedia, per lo stupore.
«Cosa?» non potei fare a meno di sbottare.
«Sì, hai capito bene, Missi.» Era tornata al mio nomignolo, musica per le mie orecchie. «Ti ho voluto bene fin da subito, dentro di me ho sempre covato il desiderio che tu e Micky vi sposaste. Eravate perfetti insieme, lo potreste ancora essere, solo se...»
Scossi la testa decisa. Tutto questo non stava succedendo, doveva trattarsi di un sogno.
«Non posso fermare le nozze. Non posso andare da Michele e dirgli semplicemente che non può sposarsi perché ha già una figlia e non ho mai smesso di amarlo.» Mi ritrovai ad ammettere quello che non avevo avuto il coraggio di rivelare a nessuno proprio davanti alla madre dell'unico uomo di cui fossi mai stata innamorata.
Lei conosceva Michele meglio di chiunque altro e capiva benissimo perché non avrei mai potuto smettere di provare dei sentimenti per lui.
Le lacrime mi salirono agli occhi e il mio primo impulso fu quello di andarmene, ma Carla si alzò e si avvicinò a me, stringendomi in un forte abbraccio.
«Su, cara, non fare così. Le cose si possono sistemare, basta solo volerlo.»
La guardai attraverso il velo di lacrime che mi offuscava la vista e vidi che anche lei si era commossa. Mille domande volevano uscire dalle mie labbra.
Che cosa ne sarebbe stato delle nozze? Degli ospiti che erano già partiti per raggiungere il luogo della cerimonia? Dei regali? Delle persone che avrebbero spettegolato per anni alle nostre spalle?
Carla parve leggermi nel pensiero: «Lascia stare gli altri, pensa solo alla vostra bambina e a voi due. Siete sempre stati voi due e nessun altro.»
In quel momento fui folgorata dalla mia recente scoperta: Montserrat e Luis. Quanto di quella storia era mio diritto rivelare?

***

Ormai il segreto di Artemisia sta dilagando. Mantenerlo ora è ancora più difficile e anche Carla, la madre di Michele, le ha consigliato di dire la verità.

Grazie a chi segue la storia, commenta e vota. Non avrei mai immaginato di raggiungere questi risultati :) Spero che continui a piacervi fino alla fine!

Maria C Scribacchina


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