Segreti svelati

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Non avevo più preso sonno quella notte, ma avevo finto di dormire al ritorno di Max, perché non sapevo che cosa fare. Se svelare anche a lei il segreto di Montserrat o fare finta di niente.
Del resto non erano questioni che mi riguardavano, quelle tra Michele e la sua futura moglie. E poi chi diceva che quello non era stato solo l'errore di una notte?
Eppure ricordavo quel tatuaggio, l'avevo visto anche quando avevo beccato i due che se la facevano sulle scale del Sogni Tranquilli.
Certo che amavano i posti bizzarri!

Mi stavo alzando dal letto per andare a preparare la colazione agli ospiti, timorosa del mio prossimo incontro con l'adultera, quando Max mormorò, con voce impastata: «So che non stavi dormendo. Ti sei rigirata centomila volte.» Sollevò il corpo snello dal divano e si aggiustò la spallina del top cortissimo che portava per dormire, insieme ad un paio di shorts neri.
Avrei tanto voluto chiederle come aveva passato la serata, se c'era stato qualche svolgimento con il tipo del concerto, ma ciò che mi uscì fu: «Lei lo tradisce.»
Mi tappai la bocca con le mani, appena realizzai quello che avevo fatto.
Max mi guardò accigliata e all'improvviso più sveglia di prima. «Pensavo che a questo punto mi avresti rivelato che lui le aveva fatto le corna. Con te.»
«Non mi va di scherzare, Max. Si tratta di una cosa seria.»
Lei si mise con le gambe incrociate sul divano. «Parla, ti ascolto.»
«Forse non dovrei farlo.»
Mi fulminò con lo sguardo, ormai avevo cominciato, così proseguii: «Qualche notte fa ho visto due persone che facevano l'amore, sulle scale. Una era Montserrat e l'altro, ecco, ero convinta al cento per cento che si trattasse di Michele ma...»
Ebbi un attimo di esitazione, avevo il diritto di rivelare un segreto che avrebbe potuto rovinare non uno ma due matrimoni?
«Chi era l'uomo, Missi?» insistette Massimiliana.
«Oh, non so, magari è stata solo una cosa da nulla. Forse dovremmo farci i fatti nostri.»
«Senti, se quella si sbatte uno che non è il suo futuro marito, ciò dimostra che è una gran troia e non si merita di avere l'uomo della tua vita, nonché padre di tua figlia. Non credi anche tu?»
Non avevo mai visto mia sorella così arrabbiata, il che mi spinse a sputare definitivamente il rospo.
«Era il marito della sorella. Se la fa col cognato.»
«Devi dirglielo, Missi. Devi dirlo a Michele. Anche di Camilla» affermò seria.
«Ci devo pensare. Ora devo andare a recuperare la mia bambina.» Tagliai il discorso e m'immersi negli impegni della giornata, cercando di evitare il più possibile i tre membri del triangolo.

La mattina dopo mia sorella doveva ripartire. Non si fermava mai per periodi lunghi, giusto il tempo per sconvolgere la mia routine, poi scappava via a cavallo della sua moto. La invidiavo, libera di andare e venire quando voleva, senza un uomo nella sua vita, senza avere bisogno di nessuno.
«Allora, sorellina» richiamò la mia attenzione mentre servivo la colazione a Francisco Jesús e Catalina Concepción, i nonni paterni di Montserrat. Gustavano le mie torte sempre con il sorriso sulle labbra, si profondevano in complimenti e avevo giusto finito di ringraziarli. Reazione completamente diversa davanti alle leccornie che offrivo l'avevano i nonni materni di Montserrat, Ildefonso Alejandro e Aurelia Inés. Da quest'ultima, avevo intuito, doveva aver preso il nome la sorella della futura sposa, che nulla aveva però dell'austerità dell'anziana.
In effetti mi sentivo molto dispiaciuta per la sorella dell'adultera, che era una bella e cara ragazza, presa in giro alle spalle dal marito e dalla sua amante. Mi si stringeva il cuore al pensiero di Adrián, che si trovava suo malgrado coinvolto in una situazione così spiacevole per un bambino della sua età.
«Missi? Vorrei salutarti, sai» incalzò Massimiliana, dato che mi ero persa per trenta secondi nei miei pensieri.
La seguii fuori dalla cucina, lontana da orecchie indiscrete. «Scusami, Max. So che alla fine dovrò affrontare i due fedifraghi e non ho idea di come farò.»
Lei si strinse nelle spalle. «Semplice, devi dire a Michele la verità. Devi affrontarli. Sono loro nel torto, non tu!» esclamò, lanciando un'occhiataccia a Montserrat, Inés e Luis che stavano scendendo in quel momento le scale, con il piccolo Adrián al seguito.
«Mi sembra la brutta caricatura di una famiglia allargata» commentò Max, facendosi sentire benissimo da Montserrat, rimasta in coda al gruppo.
La fidanzata di Michele ci lanciò un'occhiataccia, al che mia sorella fece una cosa maleducata, ma che avrei volentieri fatto anch'io, se non fossi stata molto più coinvolta di lei nella faccenda. «Tanti auguri per le nozze, zoccola!» le sputò contro, facendole un gestaccio non con uno, ma con entrambi i medi.
Montserrat sbiancò e mi fulminò con lo sguardo, come per dirmi che sapeva che ero stata io a spiattellare tutto sulla sua relazione segreta.
Sentii la nausea montare e quando la snella figura della spagnola fu sparita nella cucina, strattonai mia sorella per un braccio. «Potevi contenerti! Adesso tu te ne vai via bella tranquilla, mentre io dovrò stare qui a sorbirmela.»
«Sei tu che la stai ospitando nel tuo bed and breakfast, non oserà fare la maleducata davanti ai suoi parenti e durante la colazione. Hai ancora tempo per pensare a come affrontarla.»
La seguii in giardino, dove Cami stava giocando con Mario, Giovanna e uno dei tanti Bianchino che giravano per il casale in quel periodo. Per fortuna nessuno degli ospiti era allergico ai gatti, altrimenti ci sarebbe stata una sinfonia di starnuti e chissà cos'altro.
«Cami, vieni a salutare la zia che tra poco parte, poi ti porto all'asilo.»
La bimba corse allegra nella nostra direzione, rischiando di fare un capitombolo perché era inciampata in un Bianchino. Max però la prese al volo e la fece volteggiare in aria. «Però, cresci bene, eh? Ormai faccio fatica a farti volare.»
La mia bimba rise e quasi mi commossi di fronte a quella scena. Massimiliana non passava poi molto spesso a salutarci e sapevo quanto adorava la piccola. Il sentimento era reciproco.
«Zia, mi accompagni all'asilo con la moto prima di andare via?» domandò Camilla con tono candido.
«Sai che alla zia piacerebbe molto, ma non ha il casco per te. Devi chiedere alla mamma di comprartene uno, così la prossima volta andiamo a fare un giro, solo io e te.»
Lanciai un'occhiataccia a mia sorella, come a dirle che era pazza. Non avrei mai permesso a Camilla di salire sulla moto con lei prima di qualche altro anno, mi sembrava troppo pericoloso.
Lei colse la mia espressione e scoppiò a ridere, poi strinse sia me che la bimba in un abbraccio collettivo.
Mi lasciai andare totalmente a quel contatto che mi dava consolazione, se pensavo a quello che avrei dovuto affrontare una volta che Max se ne fosse andata. Le scompigliai i capelli rosso fiamma già tutti irti sul capo.
Sospirai.
«Su, sorellina. Affronta il nemico e non ci pensare.» Fece un cenno diretto alle mie spalle, mi voltai e vidi Montserrat che camminava nella mia direzione.
«Che cavolo!» sbuffai e mi congedai da Massimiliana, poi stavo per prendere le cose della bimba per l'asilo, quando la futura sposina mi toccò una spalla.
Mi si rivolse in spagnolo: «Hai voglia di fare due passi in paese?» Non si era premurata di parlare lentamente per farsi capire. Non che la sottoscritta avesse difficoltà nella comprensione orale, ma il fatto mi fece cogliere quanto fosse nervosa.
Annuii e le risposi a tono, sempre nella sua lingua madre: «Devo portare mia figlia all'asilo. Vieni con noi, no?»
La mora annuì e si ravviò i lunghi capelli corvini perfetti, come il suo abbigliamento. Portava una gonna bianca più corta di quella delle tenniste, che evidenziava le sue gambe chilometriche e un top giallo attillato che le scopriva l'ombelico e metteva in risalto i suoi addominali scolpiti e la carnagione abbronzata. La invidiai profondamente, poi non potei fare a meno di pensare che anche se era così bella, Michele aveva espressamente detto di non amarla.
Ghignai, ma cercai di trattenermi e tornai seria.
Presi Cami per mano, chiesi ai due gemelli il favore di aiutare gli ospiti del Sogni Tranquilli in caso di bisogno.
«Certo, Missi. Nessun problema. Tanto io devo stare qui a fare il bagnetto a questi cuccioletti» rispose Mario con un'espressione da mamma chioccia rivolta ai tre gatti dal pelo rispettivamente tigrato, fulvo e cenere, che girovagavano nel giardino del casale.
«Mi tocca aiutarlo, altrimenti non ce la caviamo più. Io voglio andare al mare, oggi!» Giovanna sbuffò con fare da ragazzina viziata e si sistemò i grandi occhiali da sole in stile Audrey Hepburn sul naso.
Non che la rendessero in qualche modo più affascinante, anzi. Nell'insieme con i pantaloni alla zuava color rosa antico e la t-shirt con scritto parole incoerenti tipo "New York Sexy Dance", mostravano quanto poco l'anziana riuscisse ad accettare la sua vera età.

Salutai i gemelli e mi avviai in paese prendendo per mano Camilla, che si mostrò entusiasta di avere una nuova accompagnatrice e fece di tutto per farsi prendere per mano anche da lei.
Montse le sorrise e accettò di buon grado. Si dimostrò tutta zuccherosa finché non arrivammo all'asilo e lasciammo Camilla, attirando molti sguardi indiscreti, perché tutti sapevano benissimo che lei avrebbe sposato Michele e quel che c'era stato anni prima tra me e il suo futuro sposo.
Ignorai i commenti e per fortuna Montserrat sembrò non accorgersene o comunque non vi diede peso.
Eravamo a un centinaio di metri dall'asilo, quando la spagnola mi si rivolse inaspettatamente in italiano.
«Sono venuta con te perché devo dirti una cosa.»
Trattenni il respiro, ma decisi di non mostrarmi troppo intimorita. Del resto, come aveva affermato Max, era lei nel torto, non io.
«Dimmi» le risposi, tranquilla.
«Tu non vuoi rendere Michele infelice e rovinare il matrimonio, perciò non devi dire niente.»
«Lo stai rendendo infelice tu. Da quanto tempo gli menti?» Ero stanca di starmene in silenzio, senza dire niente a quella gallina dalle gambe lunghe.
Montserrat allora mi scoccò un'occhiataccia dall'alto del suo metro e ottanta e ribatté: «Tu l'hai lasciato e non hai più nessun diritto.»
«Almeno io non l'ho tradito» risposi, per niente spaventata. Chissà cosa gli aveva raccontato Michele di noi. Finora niente di diverso dalla realtà, potevo dedurre.
«Ho visto la foto appesa in corridoio. Quella di tua figlia. Ti sei dimenticata di nasconderla, per caso?»
Smisi di stupirmi del suo italiano fluente, perché dovetti darmi mentalmente dell'idiota. Prima dell'arrivo di tutta la combriccola avevo fatto piazza pulita di foto che potevano far insospettire la gente, come avevo potuto dimenticare di far sparire proprio quella in cui Cami era il ritratto di Michele da bambino?
Decisi di non negare più niente.
«Michele è il padre di Camilla, hai indovinato.»
Lei doveva aver sperato fino all'ultimo di essersi sbagliata e mi guardò preoccupata.
A vederla così non potei fare a meno che scoppiarle a ridere in faccia. «A me basta che lo sappia io chi è il padre di Camilla, stai tranquilla. Quando ho deciso di tenerla anche se Michele ed io c'eravamo appena lasciati ho compiuto un'altra scelta: lui non avrebbe dovuto saperlo, non glielo avrei mai detto. E non sono una che va contro i propri propositi. Non ho intenzione di rovinare la vostra relazione e neanche tu dovresti farlo: smettila di tradirlo, sii sincera con lui, prima che sia troppo tardi per fare la scelta giusta.» Decisi di darle la stoccata finale. «C'è di mezzo una creatura innocente, no? È per questo, tutta la fretta per le nozze, o sbaglio?»
«¿Quién te dijo eso?» [Chi te lo ha detto?] scattò lei, punta sul vivo.
«Tu novio.» [Il tuo fidanzato.]
«¡Perra!» [Cagna!] mi insultò, al che non ci vidi più e agii d'impulso, ignorando le due vecchiette che ci stavano guardando incuriosite.
«Qui l'unica cagna sei tu!» Allungai la mano e la schiaffeggiai così forte da farmi bruciare la mano e lasciarle un'impronta scarlatta «Spero proprio che il segno se ne vada via prima del matrimonio. Sempre che ce ne sarà uno.»
La mollai lì in mezzo alla strada e, invece che tornare al bed and breakfast, mi lasciai guidare dall'istinto e mi trovai a dirigermi verso il bar dove io e Michele avevamo passato molti pomeriggi da adolescenti, bevendo cioccolata calda e mangiando biscotti, d'inverno ed enormi coppe di gelato, d'estate. Era il suo modo per consolarmi, offrirmi un dolce conforto.

***

In questo capitolo Missi si ritrova ad affrontare Montserrat e perde la sua calma.

Mi scuso se ho pubblicato due capitoli di seguito oggi e nessuno ieri, ma non mi ero accorta che fosse rimasto nelle bozze.

Grazie mille a chi legge, commenta e lascia una stellina, spero che la storia stia continuando a piacervi! Diciamo che ora siamo entrati proprio nel vivo della vicenda.

Maria C Scribacchina

Ricordami di dimenticartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora