Durante la cena parlammo del più e del meno, così venni a sapere qualcosa di più riguardo alla vita di Michele a Barcellona. Sembrava più propenso alle chiacchiere, forse anche per merito del paio di birre che si era scolato. Io, d'altro canto, non ero una gran bevitrice e di sicuro l'acqua gasata non mi avrebbe scucito segreti che non volevo rivelare.
Quello che mi raccontò, tuttavia, non mi turbò più di tanto. Come già sapevo, "Montse", era di quattro anni più giovane e stava ancora terminando gli studi, ma i due si volevano così bene che avevano deciso di coronare il loro sogno d'amore al più presto.
Da una parte Michele sembrava entusiasta di intraprendere la vita matrimoniale, dall'altra notavo che spesso indugiava un po' troppo nel descrivere la sua futura moglie come una persona molto festaiola e poco propensa a svolgere le faccende di casa. Considerato il fatto che ancora non vivevano insieme, ciò poteva far riflettere.
«Ci si adatta, Micky» commentai, convinta, ripensando a me stessa. «Anch'io quando ho saputo di aspettare una figlia sono cambiata completamente.»
«Dimmi la verità. Quel giorno, due anni dopo che c'eravamo lasciati, eri tu con il passeggino vicino a casa mia?»
Rimasi spiazzata al sentirlo rievocare quell'episodio. Bevvi un sorso d'acqua che mi andò di traverso. Tossicchiai e poi annuii.
«Lo sapevo. Perché sei scappata? Mi avrebbe fatto piacere scambiare qualche parola con te.»
«Sai, non c'eravamo proprio lasciati nel migliore dei modi.» Faticavo a sostenere il suo sguardo.
Lui scosse la testa, notando il mio disagio, e non aggiunse altro riguardo al nostro incontro.
Poi, forse a causa dell'alcol, mi fece una domanda che, a parte i miei familiari, gli estranei non mi ponevano mai direttamente, limitandosi a parlarmi abbondantemente alle spalle.
«Missi, ci conosciamo da una vita e sai che non ti giudicherei mai male. Chi è il padre della bimba? Si tratta di uno che ha già una famiglia, scommetto. Se solo potessi fargliela pagare...»
Per fortuna in quel momento ci portarono il conto e fummo impegnati a litigare su chi avrebbe pagato, alla fine vinse lui, ma riuscii a convincerlo a farsi offrire un drink al concerto, sebbene sapessi che non aveva molto bisogno di assumere altro alcol.Quando ce ne andammo dalla pizzeria, infatti, era decisamente brillo.
Per quanto avesse detto che Montserrat fosse una ragazza gelosa e possessiva, non ricevette messaggi o telefonate da parte sua. Forse perché anche lei in quel momento era impegnata a divertirsi.
Il parco si trovava a metà strada tra il Club 8 e il Sogni Tranquilli, così ci impiegammo poco ad arrivare e l'aria fresca sembrò giovare a Michele che appariva più in sé di quando avevamo lasciato la pizzeria.
Mia sorella ci accolse con un gridolino e ci portò subito a salutare i suoi amici della band.
Li ricordavo benissimo. La cantante, Sonia, una donna dai corti capelli corvini e dallo stile dark, era bassa ma aveva una voce potentissima. Il chitarrista e fondatore della band era un uomo corpulento e dalla lunga chioma biondo cenere. La bassista aveva dei lunghi capelli biondo platino e un fisico alto e slanciato. Il batterista non era più quello di una volta, che se ne era andato in seguito a un litigio, ma un ragazzo, visibilmente più giovane rispetto al resto della band, con dei cortissimi capelli castani e un fisico invidiabile. Appena si accorse che lo stavo squadrando mi fece l'occhiolino. Certo, se avessi avuto almeno cinque anni in meno non mi sarei sentita una pervertita. Distolsi lo sguardo e concentrai la mia attenzione su altro.
Max stava venendo incontro a me e Michele con due bicchieri di plastica, colmi di birra.
«Max, sai che non bevo molto» provai a lamentarmi, quando mi schiaffò la bevanda in mano.
Michele mi rivolse un sorrisino. «Su, non hai bevuto niente in pizzeria.»
Notando l'occhio lucido, Max sentenziò: «Invece qualcun altro sta facendo festa stasera, eh? Ultima sbronza prima dell'eterna prigione del matrimonio?»
Michele scoppiò a ridere. «Ben detto, Maxy!»
E questa da dove gli era uscita?
Diedi di gomito a mia sorella e le bisbigliai, sicura che lui non ci sentisse: «Stasera sta esagerando, forse è meglio che lo riporti a casa. Non sappiamo come reagirebbe quella pazza della sua fidanzata.»
«Chi, quello scheletro? Ci deve solo provare, che la atterro a suon di kung fu.» Si lanciò in una stramba imitazione di una mossa di arti marziali, riuscendo a strapparmi un sorriso.
Mi schiarii la voce. «Seriamente, Max. Non so cosa tu abbia in mente, ma non attacca con me. Io e Micky siamo storia chiusa ormai.»
«No. Non lo siete per te, quanto non lo siete per lui.»
Cominciavo a credere che a mia sorella mancasse qualche rotella. «Cavolo, si sposa con un'altra a giorni! Mi pare che la storia l'abbia bella che chiusa!»
Lei mi fulminò con lo sguardo. «A volte non ci sono altre alternative. E adesso pensa a divertirti e a goderti il concerto. Stai diventando troppo bacchettona, sorellina cara.»
I suoi continui cambi di discorso mi stavano mandando in pappa il cervello, ma ascoltai comunque il suo consiglio. Se c'era una cosa che mi faceva sentire bene, era la musica.
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Ricordami di dimenticarti
ChickLit[COMPLETA - DISPONIBILE IN EBOOK E CARTACEO] Artemisia ha ventiquattro anni e gestisce da sola il bed and breakfast di famiglia, dove vive con la figlia Camilla. Da tempo i pettegolezzi delle vecchie comari del paese non la toccano più: non vuole fa...