Ritrovarsi

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Era la fine di giugno e quel giorno Michele sarebbe tornato da Barcellona. Non vedevo l'ora e infatti non avevo chiuso occhio tutta la notte.

Avevo accompagnato Cami all'asilo ed ero tornata a casa quasi saltellando.
Nell'ultimo periodo, avevo parlato molto con Micky tramite webcam nei miei momenti liberi e avevamo fatto vari progetti.
Intanto pareva che il Sogni Tranquilli stesse attraversando un buon momento. Eravamo al completo fino a metà settembre e ciò mi rallegrava. Le prenotazioni erano arrivate un po' più tardi rispetto al passato e i soggiorni erano più brevi, come aveva previsto mia madre, ma avevamo dei clienti e quello era ciò che contava.

Durante le mie conversazioni con Micky, anche lui si era mostrato entusiasta del ritrovato successo del Sogni Tranquilli. Avevamo discusso del nostro futuro, del fatto che appena Camilla si fosse abituata alla sua presenza, sarebbe venuto a vivere con noi al casale e mi avrebbe aiutata con la gestione del bed and breakfast. Era pur sempre una guida turistica e avrebbe organizzato delle uscite sul territorio per i nostri clienti.
Oltre a quello avevamo parlato di quanto avessimo voglia di fare l'amore. Non ce n'era stato né il tempo né l'occasione prima della sua partenza per Barcellona ed eravamo rimasti entrambi eccitati e insoddisfatti.

Arrossii da sola mentre formulavo quei pensieri e intanto agognavo il momento in cui avrei scorto l'uomo che amavo con tutto il cuore entrare dalla porta del casale. Non vedevo l'ora di riempirlo di baci e poi affondare il viso nell'incavo della sua spalla.

Mario e Giovanna erano ripartiti, al momento al bed and breakfast alloggiavano una famiglia di tedeschi con due bambini piccoli e un paio di coppie italiane. Erano tutti fuori a godersi il sole e il mare e non sarebbero tornati per molte ore.

«Missi?»
Sussultai quando udii la voce di Michele provenire dalla cucina.
Corsi, con uno scatto da velocista, dal corridoio fino a trovarmi di fronte a lui.
«Bentornato!» urlai, felice come una bambina e gli gettai le braccia al collo.
«Ciao» rispose semplicemente, avvicinando il volto al mio.
Lo strinsi più forte e poggiai la testa per qualche secondo sul suo petto.
Sospirai e inspirai forte il suo profumo, così familiare, uguale eppure diverso.
«Missi, amore» mi sussurrò dolcemente Michele, dopodiché mi baciò con passione.
Volevo stare con lui come un tempo, volevo sentire la sua pelle contro la mia, il peso del suo corpo sul mio. Non avrei aspettato oltre.
Chiusi la porta del casale e lo trascinai in camera mia.
Ridacchiammo entrambi alla vista del materasso a una piazza, ripensando a quando qualche anno prima facevamo l'amore su quel letto scomodo, quando sapevamo che non c'era nessuno in circolazione.
Mi sedetti sul materasso e subito lui mi raggiunse, prendendo a baciarmi il collo, e non solo, visto che la canottiera che portavo lasciava molta pelle scoperta.
Ci sdraiammo, senza smettere di baciarci. Gli presi il viso tra le mani e poi lo guardai dritto negli occhi, pieni di desiderio. Mi persi per un attimo nel suo sguardo, poi mi ripresi e gli tolsi la maglia con foga.
«Ti voglio ora» dissi semplicemente, senza vergogna. Lo amavo, lo desideravo, non c'era motivo di farla tanto lunga.
Finalmente, dopo anni, ci eravamo ritrovati.

Fui svegliata dal rumore di un'imprecazione e aprii gli occhi, vedendo Michele che, con un bicchiere d'acqua pericolosamente pieno, tentava di scavalcare un enorme gatto dal pelo fulvo. Il felino non aveva nessunissima intenzione di prendere un'altra strada.
Ridacchiai osservando la scena e stiracchiandomi pigramente.
«Senti Bianchino, o passi prima tu o io, decidiamoci.» Detto questo sorpassò l'ostacolo peloso e mi raggiunse, porgendomi il bicchiere d'acqua.
Bevvi tutto d'un fiato, poi gli sorrisi e lo ringraziai. Dopo anni non si era dimenticato che in qualunque momento della giornata, indipendentemente dalla durata del sonno, appena sveglia avevo una sete tremenda.
Realizzando finalmente che mi ero appisolata nel bel mezzo della mattina, mi tirai a sedere di colpo e mi accorsi di essere ancora nuda.
«Oh, no! Quanto ho dormito? Spero non siano tornati gli ospiti. »
Micky scosse la testa e si sedette sul letto di fianco a me, sfiorandomi un seno nudo con la punta delle dita. Era sorprendente come fossimo tornati quelli di prima in un baleno. C'era da vedere come si sarebbe comportato con la responsabilità di accudire una figlia.
«Stai tranquilla, è solo mezzogiorno e mezzo e nessuno si è fatto vedere.»
Sospirai di sollievo e d'impulso proposi: «Ti va se pranziamo e oggi pomeriggio andiamo a prendere Camilla insieme all'asilo?»
Lui annuì senza nessuna esitazione. «Te l'avrei proposto io, altrimenti.» Mi sorrise e mi diede un tenero bacio in fronte.
«Il telefono ha squillato mentre dormivo?»
Scosse la testa.
«Ok. Hai molta fame?» gli domandai, passandogli distrattamente una mano tra i folti riccioli spettinati.
Lui fissò senza ritegno la mia nudità. «Per niente. Il mio stomaco può aspettare e non sento brontolare nemmeno il tuo.» Con fare allusivo si alzò a chiudere di nuovo la porta e poi tornò a letto da me. Per un altro paio d'ore ci godemmo la nostra ritrovata intimità.

Ricordami di dimenticartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora