|capitolo uno.|

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Un raggio di luce riuscì a superare la mia finestra chiusa e si stiracchiò sul pavimento della mia stanza.
Esatto, la mia storia inizia così, con la luce.

Mi svegliai, mi stiracchiai e cercai di aggiustare la chioma di capelli che mi ritrovavo. Quei fili corti e castani non stavano mai in ordine.
Mi passai le mani sul volto e sbadigliai rumorosamente, come era mio solito.
Era un modo per far sapere al mondo che ero sveglia e per avvisare mia madre che, di lì a poco, una bambina affamata si sarebbe diretta in cucina pronta a sbranare qualsiasi cosa le capitasse a tiro.
Ecco, quella ero io la mattina.

Rigorosamente a piedi nudi mi alzai in piedi, rabbrividendo al contatto con la superficie fredda e liscia del pavimento della mia camera.
Le pareti verde acqua risplendevano, illuminate da quei pochi raggi di sole che riuscivano ad entrare attraverso i fori della veneziana.
Avevano un bagliore quasi accecante, ma mi riscaldava l'anima.

Aprii la porta. Fui abbagliata da una fortissima luce dorata e sommersa da un fortissimo chiacchiericcio che proveniva dal mio salone.
E per me sopportare quel caos, di prima mattina, era qualcosa di alieno.
Definitivamente.

Iniziai a scendere le scale son calma, strabuzzando gli occhi per cercare di non saltarne uno e dare spettacolo.
Ero terribilmente goffa, ma cercavo di non farlo notare.
E, più mi impegnavo, più tutto andava a rotoli.
Quella volta, però, qualche forza divina ebbe compassione e decise di nom farmi fare figuracce.

Alla mia vista, tutti tacquero.
-Brutte notizie in arrivo.- Pensai.
E qualcosa me lo stava indirettamente confermando.
O, almeno, io la vedevo così.
Il silenzio governava ancora tra tutti i presenti nel salone.
Dovevano essere almeno trenta persone, tra parenti e amici.
Non mi soffermai troppo a scrutare uno per uno tutti i presenti. Sinceramente, non mi interessava.
Non mi ero nemmeno accorta di essere ancora in pigiama.
Mi importava solo sapere che succedeva.

Mi avvicinai a mia madre.
"Tutto okay?" Sussurrai. Ma era impossibile non farsi sentire in quel silenzio assoluto.
"Come tutto okay?" Sbottò un tizio da qualche parte nel salone.
"Piccola, è il tuo compleanno!" Sorrise mamma.
"Per Merlino, me ne ero totalmente dimenticata!" Urlai e corsi su in camera per mettermi qualcosa di decente.

Mi ero dimenticata del mio compleanno.
Ma, dopotutto, era normale.
In estate perdevo la cognizione del tempo, non capivo più niente.
Il caldo mi offuscava completamente la mente e il cambio di ritmo mi scombussolava.
Ma quel giorno, quell'anno, non potevo proprio dimenticarmelo.
Era il 20 luglio, giorno in cui ero nata esattamente undici anni prima.
Ed è proprio per questo che era particolarmente importante.
Undici anni valeva a dire solo una cosa: la mia lettera per Hogwarts.

Misi un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta a maniche corte, cercai di appiattirmi ulteriormente i capelli, e scesi di nuovo in salone.
Fui travolta da persone indefinite che si buttavano addosso a me, cercando di abbracciarmi.
"Auguri, Angel." Diceva la maggior parte.
Ringraziai e sorrisi, per poi ricambiare l'abbraccio.

C'era molta gente, ma era normale.
Oltre ai parenti, c'erano i compagni più stretti di mio nonno, che lavoravano con lui al ministero.
Mio nonno, Cornelius Fudge, era il ministro della magia.
La mia famiglia, comunque, si considerava normale. Non ci è mai piaciuto vantarci di quei galeoni in più, o della purezza del nostro sangue da generazioni.

"Ehm ehm." Tossì qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai e fui accecata dai riflessi del sole sui capelli biondissimi di un ragazzino.
"Ciao." Dissi, portandomi una mano davanti agli occhi.
"Auguri."
"Ti ringrazio."
"Ci vediamo."
"Ciao."
Freddezza.
Potevo riassumere la conversazione nella parola freddezza.
Non conoscevo quel ragazzino, ma quella chioma inconfondibile mi riportò ad un amico del nonno, un certo Malfoy.
Ma non mi importava.

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora