|capitolo diciassette.|

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La partita di Quidditch era finita da pochissimo tempo.
Serpeverde aveva stracciato i Corvonero non solo per la bravura, ma anche per il fatto che si allenavano da molto, molto più tempo.
Infatti la Umbridge aveva dato il permesso di continuare a far parte della squadra solo ai Serpeverde.

Harry e i gemelli erano stati espulsi dalla squadra della mia Casa per una rissa con Malfoy.
La Umbridge, inquisitore supremo della scuola per conto del Ministero, era una persona orribile.
E il problema più grande era che si trovava ad Hogwarts per conto di mio nonno. I rapporti tra me e la mia famiglia non erano dei migliori.
Difendevo a testa alta Harry e Silente, ma quel caparbio di mio nonno non voleva sentir ragioni.
Aveva paura.
Credeva che Silente volesse il posto di Ministro della Magia, cosa che in realtà non gli interessava minimamente.

"Ehi, Fudge."
Mi voltai.
Draco Lucius Malfoy era appoggiato ad un albero. Indossava ancora la sua divisa da cercatore con il numero 7 e stringeva un boccino finto nella mano destra.
I capelli biondo platino erano leggermente scompigliati, probabilmente per il vento e per i festeggiamenti. Dopotutto, lui era un membro importantissimo per la squadra.
Feci cenno ad Eleanor di precedermi e andai incontro al Serpeverde, stringendomi nel mio mantello. Era dicembre e faceva davvero freddo.

"Malfoy." Feci un cenno di saluto mentre mi avvicinavo.
"Ti è piaciuta la partita?"
"Abbastanza."
"Suvvia, ho preso il boccino in modo eccellente." Mise il petto in fuori.
"Sembri un tacchino." Sorrisi, immaginandomi la scena.
Lui rimise il petto in fuori ancora di più e fece uno strano verso, simile a quello di un pollo.
Inutile dire che gli scoppiai a ridere in faccia, appoggiandomi ad un albero perché le gambe mi tremavano.
Per non so quale motivo, anche lui si unì alla mia risata e le nostre voci echeggiarono per un po' tra quegli alberi, fino ad infrangersi contro la superficie del Lago Nero.

Quando ci rendemmo conto della situazione irreale, ci ricomponemmo subito.
"Ma cosa mi fai fare." Sorrise lui.
"Ti prenderò in giro per tutta la vita, Malfoy."
"Sempre se sopravvivrai a me."
"Cosa hai intenzione di fare, furetto?"
La sua espressione di sfida cambiò totalmente, diventando tranquilla e naturale.
"Soffri il solletico?"
"Si, perch... Oh no."
"Oh sì."
Si stava avvicinando a me lentamente, il boccino in tasca e le mani tese in avanti.
Quella finta tranquillità era una strategia degna di un Serpeverde, pensai.
Poi non riuscii a formulare altri pensieri con un significato logico all'infuori di 'scappare'.

Sfruttai tutte le energie che avevo per correre nel castello e addentrarmi in corridoi e stanze ignote.
Il biondo mi stava alle calcagna, era velocissimo e non mostrava nemmeno un segno di stanchezza.
Io, invece, avevo il fiato grosso.
Scesi di corsa due rampe di scale e mi nascosi nell'angolo più inutile e banale di tutto il palazzo: accanto al dormitorio dei Serpeverde.
Il mio cervello mi aveva abbandonata.

I respiri si facevano corti e irregolari. Là sotto l'aria era rarefatta e faceva più freddo.
Sentii un rumore di passi. Malfoy doveva essere nei paraggi. Udii una parola d'ordine incomprensibile e la porta del dormitorio che si apriva e si richiudeva.
Poi non sentii più nulla.
Se n'era andato.
Mi alzai in piedi e uscii da quel nascondiglio.

"Troppo prevedibile." Sorrise il biondo, in piedi di fronte a me.
Poi iniziò a farmi il solletico sui fianchi, sulle braccia, sulla pancia. Non capivo più niente.
Il Serpeverde, accovacciato accanto a me, rideva e godeva nel vedermi contorcere e implorargli di smetterla tra le lacrime.
Come se fosse l'effetto di una maledizione Cruciatus.
Magari fosse così, la maledizione Cruciatus.

Le mie mani pressavano sul suo petto, cercando di allontanarlo, e ondeggiavano secondo il ritmo dei suoi respiri. Le nostre facce erano vicine, le fronti quasi si toccavano.
Quasi urtavano, per l'esattezza.
Ridevo come una sguaiata da interminabili minuti quando una porta si aprì, sbattendo.

"Chi è che fa questo chiasso invece che starsene quieto nella sua Sala Comune?"
Severus Piton era in piedi davanti a noi.
Io e il biondo ci scambiammo sguardi allarmati mentre ci rialzavamo, cercando di essere seri e di non complicare le cose.
"Ci scusi, signore." Balbettai.
"Signor Malfoy, ha una buona giustificazione per questa cosa?"
"La stavo solo sfottendo, professore."

"Allora dovrò punirvi."
"Ma signore..." Sussurrò il ragazzo, accanto a me.
"Va bene, va bene. Chiuderò un occhio. Ma che sia l'ultima volta che sento questo baccano e che trovo lei vicino al suo dormitorio." Dicendo 'lei' aveva ammiccato verso di me.
"Oh, grazie." Sussurrai e girai sui tacchi.

"Non ancora, signorina."
Mi voltai di nuovo verso Piton. La luce che filtrava dalla finestra faceva risaltare i suoi zigomi alti e il lucido (o l'unto) dei suoi capelli.
"Credo sia opportuno togliervi dei punti. È il minimo sconto."
"Ah."
"Signor Malfoy, lei è un prefetto e non dovrebbe far perdere punti alla sua Casa. Ma devo farlo. Le tolgo cinque punti."
Accanto a me sentii sospirare. Si aspettava di perdere più punti, sicuramente.
Ne aveva fatti guadagnare 150 prendendo il boccino, cinque non erano nulla a confronto.

"Per lei, invece, signorina Fudge... Lei, signor Malfoy, quanti punti le toglierebbe?"
"Professore, è stata colpa mia..."
Draco Lucius Malfoy che ammetteva le proprie colpe. Ero sbigottita.
Piton gli scoccò un'occhiata torva.
"Ehm... Anche a lei cinque punti?" Annaspò il biondo, cercando di non deludere il professore e, allo stesso tempo, di non procurarmi troppi guai.
"Mh... sì. Toglierò dieci punti a Grifondoro." Sorrise Piton, soddisfatto.
"Scusi, ma lui ha detto cinque." Obiettai.
"E io ho detto dieci. E preghi che non gliene ne tolga altri, signorina Fudge." E se ne andò, lasciandoci di nuovo soli.

"Dovresti imparare a ridere in modo più silenzioso, Fudge. Ho perso cinque punti per colpa tua."
Probabilmente scherzava, ma io non riuscii a capirlo. Ero arrabbiata con Piton e con le sue stupide preferenze.
"Io ne ho persi dieci per colpa tua e del tuo solletico."
"Quindi sarebbe colpa mia?" I suoi occhi si ridussero in due fessure. Il grigio delle sue iridi si vedeva a malapena.
"Sì. È sempre colpa tua." Sbuffai.
"Se fossi stata una Serpeverde non ci avrebbe tolto nessun punto!" Scoppiò lui.
Un colpo al cuore.
"Scusa, non dovevo." Aggiunse poi.

Ma io ero arrabbiata. Ero infuriata.
Dopo aver cercato di fare il ragazzo simpatico (ed esserci anche riuscito) non poteva far ricadere il peso delle conseguenze su di me.
Sapevo cosa significava far perdere punti alla propria Casa. Sapevo che era brutto sentire i bisbigli degli altri, le occhiate torve.
Volevo solo andare via, in biblioteca, a confidarmi con l'anonimo. Lui era l'unico in grado di tirarmi su il morale e dovevo anche scoprire di chi si trattasse.

"Sparisci dalla mia vista."
"Insopportabile."
"Antipatico."
"Insolente."
"Odioso."
"Fastidiosa."
"Imbecille."
Poi regnò il silenzio tra noi, interrotto solo dai suoi respiri che componevano una melodia, intrecciandosi perfettamente con i miei.
Dalle nostre bocche fuoriuscivano delle nuvolette di fumo. Faceva davvero freddo lì, nei sotterranei.

"Ma cosa stiamo facendo, Fudge?"
"Che intendi, Malfoy?"
"Abbiamo sbagliato tutto, Angel."
Sentire il mio nome uscire da quelle labbra mi provocò un brivido.
Lo diceva dannatamente bene.
E, probabilmente, capii cosa intendeva.
"Credo che tu abbia ragione, Draco." Ammisi.

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora