|capitolo trentatre.|

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Ero nella Sala Grande, terribilmente interessata al meraviglioso soffitto che, nonostante fosse cupo e nuvoloso e nonostante io ci mangiassi sotto tutti i giorni da cinque anni a quella parte, aveva ogni volta un qualcosa di diverso e misterioso.
Invece sto dicendo balle. Passavo dall'interessante soffitto alle mie scarpe ormai annerite, ai bordi del mantello che toccavano terra, ai capelli che si sparpagliavano sul banco, ai lati delle mie braccia che impugnavano due penne trasformate con l'immaginazione in bacchette per suonare la batteria.

Non avevo proprio voglia di rispondere a tutte le domande scritte sul foglio dei G.U.F.O di Storia della Magia. Avrei preferito sopportarmi ore di punizione con Piton, o firmare le cartoline di Allock se magari fosse sano di mente.

Poi un tonfo: Harry era a terra e ansimava.
Incrociai con lo sguardo Ron e Hermione, entrambi avevano capito, come me, ciò che stava succedendo: un'altra visione, un altro collegamento con il Signore Oscuro che non avrebbe portato nulla di buono.
Il ragazzo con la cicatrice, completamente coperto di sudore, abbandonò la Sala Grande infischiandosene della probabile insufficienza e balbettando qualcosa tipo 'Felpato' e cercando di dire qualcosa ai suoi amici. Sirius si era probabilmente cacciato in qualche guaio, o forse Tu-Sai-Chi stava manipolando il mio amico.

"Harry!" Mi alzai in piedi, ma invano.
"No, signorina Fudge! Lei non può assolutamente abbandonare la sala!" Squittì il professore intimandomi con uno sguardo ardente di sedermi.
Hermione aveva già finito, quindi consegnò il foglio e andò via. Ron fece la stessa cosa nonostante avevo la sensazione che non avesse scritto niente oltre al nome.
Io non potevo. Ero completamente inutile. Dovevo terminare il compito per poi andar via.

Forse fu proprio quello che mi fece letteralmente rovistare nel cervello alla ricerca di informazioni utili.
Alla fine risposi alla maggior parte delle domande e in modo corretto, così appoggiai bruscamente il foglio sulla cattedra dell'insegnante e sfrecciai fuori dalla Sala Grande, alla ricerca dei miei amici.

"Ehi, ma tu sei la ragazza di Malfoy!" Esclamò una ragazza bionda con degli strani orecchini. L'avevo vista a qualche lezione dell'ES.
"Tecnicamente usciamo solo insieme." Precisai.
"Da cinque mesi, Angel!" Esclamò Ronald, giusto per evidenziare il fatto che io e il biondo Serpeverde non fossimo ancora niente di ufficiale nemmeno per noi due.
"Oh, non siamo qui per parlare di me e Draco!" Sbottai. "Dobbiamo andare al Ministero. Subito!"

Il viaggio andò molto meglio di quanto mi aspettassi dato che, avendo una scopa, mi risparmiai il cavalcare un Thestral invisibile. O meglio, era visibilissimo per Harry e Luna Lovegood, ma inesistente per me e per gli altri del gruppo.
Infiltrarci al Ministero fu abbastanza facile: Harry in sogno aveva già visto il percorso da fare e si aggirava convinto nei corridoi, anche se riuscivo a percepire la sua paura, il timore di non arrivare in tempo per salvare Sirius.

Ma noi eravamo arrivati persino in anticipo: del padrino del mio amico non c'era nessuna traccia. Ad accoglierci erano stati i Mangiamorte, che fremevano all'idea di avere di nuovo Harry tra le grinfie per ucciderlo una volta per tutte.
Eppure non era quello il momento. Harry Potter era indispensabile per dare a Colui-che-non-deve-essere-nominato ciò che gli mancava quattordici anni prima: la profezia che legava i due maghi.
E noi eravamo disposti persino a giocare sporco per impedire che tutto ciò succedesse.

Gli incantesimi, scie di luce rossa, verde, argentata, volavano da una parte all'altra della stanza delle profezie, provocando la caduta di molteplici sfere di vetro.
Lo scontro continuò anche in un'altra stanza, con al centro un arco e un telo. Vicino ad esso c'erano Harry e Sirius Black che lottavano contro Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte che aveva torturato i genitori di Neville.

Stavano vincendo, i due insieme erano una coppia fantastica, ma stavo cantando vittoria troppo presto.
Un incantesimo lanciato improvvisamente fece sì che Sirius ci abbandonasse, scomparendo dietro il telo dell'arco e non tornando più indietro, nonostante i pianti e le urla disperate di Harry e Lupin.
Ci aveva lasciati per sempre, la sua anima e il suo corpo erano andati via, lasciandoci solo con il ricordo del suo umorismo, del suo splendido sorriso, del suo carisma.
Il ricordo, nient'altro.

Dei passi dietro di me.
"Expelliarmus!" Urlai contemporaneamente al Mangiamorte.
La mia bacchetta volò nelle sue mani.
"La signorina Fudge." Ghignò quello.
Riconobbi subito il tono e la voce, sarei riuscita a distinguerlo dappertutto per quante volte lo vedevo e lo sentivo parlare.
"Lucius Malfoy, quale onore." Il cuore mi batteva, l'adrenalina a mille, ma non potevo farmi intimorire.
"Perché sei qui e non a Hogwarts?"
"Penso che lei sappia già la risposta. Aiuto un mio amico e cerco di ostacolare il male."
"E noi saremmo il male?" Ghignò ancora.
"Sa già la risposta, anche a questa domanda." Sorrisi, beffarda.

Poi decisi di fare la cosa più assurda del mondo. La mia bacchetta era ancora stretta nella sua mano sinistra e io ne avevo bisogno.
Erano un paio di anni a quella parte che ci provavo e riuscivo a fare dei piccoli incantesimi semplicemente con la mano, senza bacchetta.
Mia madre diceva che era spettacolare, io sostenevo che fosse solo una questione di concentrazione. Mi fermavo un momento e pensavo solamente a far fluttuare un vaso, o a far sì che la forchetta arrivasse dritta nelle mie mani.

Ci riuscivo, dopo un po', e mio nonno non faceva altro che incitarmi a migliorare perché quella qualità, quei poteri, sarebbero stati utili in casi di emergenza.
Capii solo in quel momento che il caso di emergenza era il Signore Oscuro, che dovevo usare tutte le mie forze per ostacolarlo e impedire che tornasse al potere.
Non ci sarebbe stato solo il Prescelto a mettergli i bastoni fra le ruote. Una volta da soli ci si può riuscire, ma sicuramente la seconda volta si ha bisogno di qualcuno. E quei qualcuno sono io e l'Esercito di Silente.

Accio bacchetta. Pensavo.
"Angel, so che tu e mio figlio state insieme..."
"Usciamo insieme e basta. Siamo amici." Lo interruppi.
Accio bacchetta, accio bacchetta.
Lui fece una faccia strana, poi si corresse. "So che tu e mio figlio uscite insieme e non vorrei che lui soffrisse per l'inaspettata sparizione della sua ragazza."
Accio, accio. Non riuscivo a concentrarmi.
"Quindi per favore, arrenditi subito al Signore Oscuro e potrai tornare a scuola senza nemmeno un graffio."

"Mai!" Urlai e, finalmente, la bacchetta scivolò via dalla mano di Lucius Malfoy per tornare dritta dritta nella mia, saldamente stretta attorno al legno di sicomoro.
Questo avvenimento lo lasciò talmente interdetto da concedermi dei preziosi secondi di vantaggio che sfruttai al meglio per disarmarlo.
A quel punto ero io ad avere in pugno le bacchette e non avevo nessuna intenzione di restituirgli la sua.

"È arrivato Silente!" Neville irruppe nella stanza.
Una buona notizia. Eravamo salvi. Silente avrebbe mandato ad Azkaban uno ad uno tutti i Mangiamorte e chissà, magari avrebbe anche potuto sconfiggere il Signore Oscuro una volta per tutte.
"Ammirevole, Angel. Ma non è finita qui." Ghignò Malfoy.
"Non vedo l'ora di vincere anche il prossimo scontro, Lucius." Sorrisi, beffarda, gettando a terra la sua bacchetta e indietreggiando senza mai perderlo di vista. Mi sarei aspettata benissimo un attacco alle spalle.
"Da pari a pari, Fudge. Da pari a pari." E scomparve. Era finita.

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