"Non vuoi essere come loro, come noi, come me, eh?" Una voce mi aggredì alle spalle mentre uscivo dalla Sala Grande.
Mi si gelò il sangue.
"Malfoy..."
"Ti fa tanto paura il mio nome? O forse ti fa solo ridere?"
"No..."
"Cosa non va? Siamo amici. Eravamo amici."
"Non va niente. O forse tutto. Non lo so. Il punto è che io sono diversa da Pansy Parkinson e da Millicent Bulstrode."
"E questo cosa c'entra?"
"Caspita, se ti trattassero a schifo lo capiresti anche tu! Ma no, tutti amano Draco Lucius Malfoy, il Serpeverde fantastico. Credi che non abbia notato l'intesa tra te e i ragazzi del terzo, del quarto anno? Bene. Per me le cose non sono così.""Ma io sono stato gentile con te."
"E lo apprezzo moltissimo, davvero, ma poi ti trasformi. Forse nemmeno ci fai caso. Diventi una serpe. Viscido, pronto ad avvelenare chiunque ti capiti a tiro."
"Io..."
"Non hai notato con quanto disprezzo, prima, hai pronunciato 'Weasley'? Io sì, e mi ha fatto schifo. Ma a te che importa? Sei troppo sicuro di te perché qualcosa o qualcuno ti faccia cambiare l'idea che hai di te stesso."
"E che idea avrei?"
"Che sei il migliore, che sei perfetto e che tutti gli altri non sono nemmeno la tua cellula più infima."
"E non ho ragione?"
"NO!" Ruggii.
Lui fece un passo indietro."Ti credevo più sveglia, Fudge."
"Ti credevo più maturo, Malfoy."
"Ti credevo più saggia."
"E tu hai confermato la mia ipotesi."
"Che ipotesi?"
"Che sei un imbecille."
E lo piantai lì.Dovevo andare a lezione, dovevo prendere i libri probabilmente dal dormitorio dei Grifondoro. Il problema era che non avevo la minima idea di dove fosse.
In più, piangevo a dirotto.
Mi resi conto solo in seguito che Malfoy, che Draco, non meritava quel trattamento.
Che l'avevo solo offeso, che l'avevo solo riempito di parole.
Che l'avevo fatto annegare in una tempesta scatenata da me.
E non potevo sentirmi più colpevole.
Volevo affogare anche io, ancora più a fondo di quanto non fossi già. Ma lui, lui doveva riemergere.Poi mi fermai.
Quel litigio poteva anche non aver cambiato nulla della sua vita.
Forse mi stavo facendo problemi inutili, forse il vero intoppo era in me, non negli altri.
Giudicavo. E questo era il mio errore fatale.
Me ne accorsi troppo tardi.
E se invece Pansy Parkinson si fosse poi dimostrata la persona più simpatica e gentile del mondo?
Non l'avrei mai saputo.
O, se l'avessi scoperto, l'avrei rimpianto. E non avevo voglia di rimpiangere.
Bum. Andai a sbattere contro qualcuno."Angel. Tutto okay?" Era Harry.
"Harry, ciao. Sì, tutto bene."
Non alzai la testa. Non volevo farmi vedere con gli occhi rossi e gonfi. Ero molto, molto sgamabile.
Due dita si posizionarono sotto il mio mento e premettero un po' verso l'alto.
Non avevo le forze di opporre resistenza. Ero completamente priva di tutto quello che caratterizzava una persona.
"Hai pianto."
"Non fa niente."
"Posso fare qualcosa per te?"
Che carino che era.
"No. Anzi, sì. Dov'è il dormitorio dei Grifondoro?"
"Oh, così poco! Seguimi." E si diresse dalla parte opposta di dove stavo andando io.Superammo la Sala Grande, la strada era la stessa del dormitorio di Serpeverde ma, invece di scendere, salimmo.
Una, due, tre rampe di scale che cambiavano sempre.
Poggiai un piede su uno scalino, che scomparve, e benedissi i riflessi fulminei della mia guida, che mi salvarono e impedirono che mi spezzassi una caviglia.
"Grazie, Harry." Lui mi sorrise di rimando.
Arrivammo davanti ad un quadro di una Signora Grassa, Harry pronunciò la parola d'ordine e mi fece cenno di entrare.
"Ci vediamo a lezione."
"Ma io non ho il programma."
"Allora vai dalla McGonagall. Io sono in ritardo, mi spiace."
"Figurati, grazie ancora."Arrivai nella Sala Comune.
Salii delle scale a chiocciola e iniziai ad aprire porte a caso. Mi trovai nel bagno dei maschi, nel dormitorio maschile e nello sgabuzzino.
Dedussi che l'altra scala portasse al dormitorio femminile.
La mia camera era all'inizio del corridoio.
Entrai e non trovai nessuno. Evidentemente erano già tutti a lezione.
Il problema era che non c'era nemmeno il mio baule con i miei libri.
Doveva essere ancora nella mia stanza nel dormitorio dei Serpeverde.
Feci mente locale del percorso da fare e mi avviai verso la mia vecchia dimora.Spalancai la porta della stanza. Il mio baule era ancora lì, ma non nel modo in cui l'avevo lasciato.
Era completamente aperto, i miei vestiti dappertutto, la foto con i miei genitori giaceva a terra in mille pezzi.
Sul letto disfatto c'era un biglietto:"Così ti facciamo passare la voglia perfino di immaginare di essere come noi.
Non sei degna di portare sul petto lo stemma dei Serpeverde."Bene, mi odiavano di già.
Ottimo.
Misi tutto in ordine, lasciai lì il biglietto e, con gli occhi di nuovo imploranti di scoppiare, trascinai il baule pesantissimo nella Sala Comune.
Una lacrima mi rigò il viso. Passai la manica della mia divisa sulla guancia per asciugarla."Fudge."
Alzai lo sguardo. Draco Malfoy era sull'ultimo gradino della scala che portava ai dormitori maschili. Era rigido, diritto, respirava in un modo fin troppo regolare.
"Malfoy." Dissi, con la voce smorzata.
Vederlo non faceva altro che riempire i miei occhi di ulteriori lacrime che tamburellavano per uscire.Scoppiai in un pianto iroso, arrabbiato, addolorato.
Mi accasciai a terra e il biondino si slanciò verso di me e mi si sedette accanto, accarezzandomi la schiena con una dolcezza che mai avrei pensato potesse avere.
"Non dovresti essere qui con me. Ti ho trattato male."
"Io ho innescato questa reazione a catena." Mi sussurrò. "Scusa." Aggiunse poi.
"Scusa." Convenni io."E ora che si fa?"
"Ci dimentichiamo. A vicenda. Facciamo finta che sia il primo giorno e che dal primo minuto io sia stata smistata in Grifondoro. Niente giudizi sospesi e permanenza qui. Niente amicizie nate con gli occhi che imploravano di chiudersi per il troppo sonno. Niente litigi. Niente.
Ripartiamo dalla strigliata della troppa gelatina sul treno."
Mi resi anche io conto di quello che avevo detto, e piansi ancora. Draco si allontanò un po'.
"Non possiamo farlo."
"Se lo vuoi, puoi farlo. E io, per quanto sia brutto, lo voglio. Non siamo destinati ad essere compatibili e nella stessa vita, Draco. Abbiamo fatto tutto troppo in fretta."
"Già, troppo in fretta." Ripeté lui, come per convincersi."Puoi lasciarmi, Malfoy."
"Ma sparisci, Fudge."
STAI LEGGENDO
Hidden words. |Draco Malfoy|
RomanceLettere, parole, segreti, incomprensioni. La vita di Draco Lucius Malfoy e di Angel Grace Fudge è fatta di questo. Di questo, e di tante altre emozioni così forti da mascherare e coprire il dolore che entrambi provano dentro il loro cuore. -> 15/04...