|capitolo nove.|

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Cinque anni dopo.

Sono passati esattamente cinque anni da quel 2 settembre.
E no, non è un salto temporale fatto per pigrizia. Potrei raccontare per ore ed ore ciò che successe, minuto per minuto, ma non è questo il loro spazio.
Proverò a riassumere un po' i miei vissuti.

Strinsi amicizia con quella ragazza, Eleanor White e diventammo inseparabili. A noi si aggiunsero Ron Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Longbottom, Ginny, Fred e George Weasley. Eravamo una bella combriccola, tutti insieme. Ne avevamo passate delle belle.

Il primo anno, Harry salvò la scuola da Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voleva la Pietra Filosofale, ma venne distrutta.
Io e gli altri collaborammo, in minor parte. Harry aveva tutto il nostro sostegno.
Il secondo anno salvò Ginny dalla Camera dei Segreti e salvò la scuola di nuovo.
Il terzo anno conobbe il suo padrino, Sirius Black, il Prigioniero di Azkaban. Quanto era simpatico, quell'uomo.
Il quarto anno partecipò al Torneo Tre Maghi. Un anno di ansia. Harry stava per morire, Cedric Diggory, invece, era definitivamente morto e fu un enorme dolore per me.
Era la mia cotta temporanea. Ci stetti malissimo, anche se non mi calcolava minimamente.

Eravamo arrivati al compleanno prima del mio quinto anno. Chissà cosa sarebbe successo. Ormai non c'era un anno normale.
Non che mi dispiacesse, ma avrei desiderato meno pericoli.
Mio nonno era agitato e sosteneva fermamente che il ritorno di Tu-sai-chi fosse solo una bugia inventata da un ragazzino bisognoso di attenzioni.
Ma io sapevo che Harry non lo era.
Avvertivo tensione nell'aria in ogni angolo del mondo magico. Ed era frustrante. Molto.

Ma quel giorno era il mio quindicesimo compleanno, non dovevo far altro che godermelo a pieno.
Mi fiondai giù in salotto, salutai allegramente tutti gli elfi domestici che mi capitavano a tiro e mi diressi in cucina.
"Buongiorno mondo!" Urlai, ma nessuno rispose.
"Mondo? Ci siete? Ehi..."
"SORPRESA!" Urlò una marea assordante e chiassosa di gente.

C'erano tutti. Tutti.
I miei parenti, i Weasley, Hermione, Neville... e i Malfoy.
Un ennesimo compleanno con i Malfoy. Non riuscivo ancora a capire perché mio nonno ci tenesse così tanto ad invitarli.
Era consapevole del rapporto che avevo con il figlio. Beh, rapporto non era proprio il termine più appropriato.
Era un 'io non esisto e tu nemmeno'. Ed era normale, a posto.
Non avevamo più parlato da quel giorno, se non con degli sguardi assassini.

Una valanga di abbracci mi piombò addosso.
Prima mamma, poi papà, i miei parenti che si contenevano, in un certo senso.
Ma poi arrivarono Fred e George e non si capì più nulla.
"Auguri pivellina!"
"Auguri vecchia!"
"Auguri stupida!"
Chi mi tirava i capelli da un lato, chi dall'altro, chi mi stritolava e chi mi tirava degli odiosi pizzicotti alle guance.
Stavo per urlare quando tutti si zittirono: stavano arrivando i signori Malfoy.

Il figlio non c'era e ringraziai ogni mago che mi venisse in mente.
"Auguri, signorina Fudge." Mi disse Narcissa, baciandomi le guance.
"La ringrazio, signora Malfoy."
"I miei più sinceri auguri, signorina."
-Certo, i più sinceri auguri di un Mangiamorte.- Pensai, e volevo dirglielo in faccia, ma mi limitai a ringraziare in modo freddo e distaccato.
Tutto a un tratto mi trovai una busta nella mano sinistra.
"Sono gli auguri di mio figlio." Mi sussurrò all'orecchio Malfoy senior. "Non era in salute e non è venuto. È molto rammaricato."
Io, invece, non ero rammaricata per niente. Mi stupiva che quel furetto platinato fosse caduto così in basso.
Fingersi malato. Che originalità.
"Spero si rimetta presto." Borbottai.
Il signore biondo abbozzò un sorriso e andò via.

La festa proseguì, come tutti gli anni precedenti.
Musica, pasticcini che volavano, scherzi dei gemelli, auguri, scherzi dei gemelli e ancora scherzi dei gemelli.
Erano l'animo della festa.
Senza loro due tutta la mia vita sarebbe stata monotona. Ma per fortuna c'erano.
Per fortuna c'era Fred, il mio migliore amico da una vita.

Erano le dieci di sera quando tutti andarono via ed io ero esausta.
Ma qualcosa dentro di me ardeva: volevo leggere quella dannata lettera che mi aveva provocata per tutta la durata della festa.
Stavo per scoppiare.
La afferrai, corsi in camera, mi gettai a peso morto e la scartai.
La grafia, di inchiostro nero, era lunga e stretta, elegantissima. Un po' come chi l'aveva scritta.
E no, non l'avevo dimenticato. Cercavo solo di odiarlo e ci riuscivo, ma non mi veniva naturale.
Era complicato, ecco.
Spiegai il foglio e iniziai a leggere.

"Angel Grace Fudge,
buon compleanno."

Solo quello? Ci rimasi da schifo.
Stavo per strappare il foglio, quando mi accorsi che ce n'era un altro.
In tutta fretta, iniziai a leggerlo.

"Angel Grace Fudge,
i miei genitori mi hanno obbligato a scriverti una lettera come si deve, ma ti allego anche l'idea principale, giusto per farti capire quante parole meriti.
Hanno detto che non leggeranno ciò che scriverò, ma anche se lo faranno non m'importa. Ormai le cose me le tirano fuori con la forza.
Ma, tranquilla, non le vengo a dire ad una come te.
Il muro che si è creato tra noi non fa altro che rafforzarsi, giorno dopo giorno. Mi sono totalmente pentito di essermi dimostrato così debole con te, che non meriti nemmeno un mio sguardo di odio.
L'indifferenza è la minima pena per ricambiare la sofferenza che mi hai causato.
Esatto.
Ho sofferto, Fudge, come si soffre quando muore il proprio cane. Cioè, non eri il mio cane, ma comunque ci tenevo ad esserti amico.
Mi affascinavi e non poco, e ho desiderato per tutto quel tuo giorno di permanenza nel mio dormitorio che quel letto che avresti dovuto occupare diventasse davvero tuo.
Ma no, la vita e tu dovevate prendermi a schiaffi.
E sai qual è il problema?
Che, nonostante il muro, io continuo ad affacciarmi a quella barriera per vedere oltre. Per vedere te. Per vedere gli altri che hanno l'onore di esserti amici, che io non ho avuto.
Di cui tu mi hai privato.
La colpa è solo tua, Fudge.
E no, non sarà una lettera in cui un Draco femminuccia farà la solita cosa romantica di dire che è tutta colpa sua.
Perché no, non è colpa mia.
Hai i tuoi amici e io ho i miei. E non m'importa del desiderio che ho ancora di averti accanto, perché l'odio e l'indifferenza lo sovrastano.
Ecco cosa sei e cosa mi fai diventare: odio e indifferenza.
Spero che il mio cuore che è là con te continui a battere, perché me ne hai privato quando abbiamo deciso di ignorarci, quel 2 settembre di cinque anni fa.
Cordialmente,
Draco Lucius Malfoy."

Emozioni che facevano un gran trambusto nella mia pancia, nella mia testa e nel mio cuore.
Non ci capivo più niente.
Mi odiava ma mi voleva amica. Mi voleva amica ma mi odiava troppo.
Boh.
Ma quell'ultima frase mi spiazzò. Le labbra mi tremavano. Non riuscivo a comporre una frase sensata.
Mi misi istintivamente la mano sul cuore. Batteva forte e veloce.
Lui me lo stava facendo battere forte e veloce grazie solo ad una semplice lettera.

La rilessi fino a quando non l'ebbi imparata a memoria.
Non riuscivo ad addormentarmi. Troppi pensieri mi frullavano in mente e dovevo svuotarli.
Così ebbi la peggiore idea che potesse mai venirmi in mente: rispondergli.

"Draco Lucius Malfoy,
ti ringrazio per gli auguri. Se potessi darti un voto, ti darei una S. Ma ci hai provato.
Parlo del primo foglio, naturalmente.
Per il secondo, non so davvero cosa dirti. Posso solo descrivere cosa provo, ma non ti importerebbe un granché.
Fatto sta che è stata wow. Mi aspettavo una cosa molto più alla Malfoy.
Invece ho ricevuto una lettera alla Draco.
Okay, non so come spiegarlo, ma fai finta di aver capito cosa intendo.
Scrivere non è mai stato il mio forte e spero di non annoiarti. Ma non ho sonno e tu sei stato la prima cosa che mi è venuta in mente.
Sei molto spesso la prima cosa che mi viene in mente, sinceramente.
Ma poco importa, adesso.
Nemmeno io ho intenzione di chiederti scusa per ciò che è stato di noi. Era sbagliato e lo sarà sempre.
È complicato, Malfoy, sai? Sei davvero complicato. Tu e tutto ciò che ti riguarda.
Quindi anche io.
Non ho idea del perché ti stia rispondendo e probabilmente me ne pentirò appena avrò detto al mio gufo di andare, ma pazienza.
A volte bisogna correrli, certi rischi.
Grazie ancora per gli auguri,
Angel Grace Fudge."

Chiamai Light, gli affidai la busta e partì.
Poco dopo, rendendomi conto delle cavolate immense che avevo scritto, capii due cose.
La prima era il perché il Cappello Parlante aveva eliminato la casa di Corvonero.
La seconda era che, forse, c'era una remota possibilità che Draco Lucius Malfoy non fosse mai uscito dalla mia testa, per cinque interminabili anni.

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora