|capitolo undici.|

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Quel dopo non arrivò più.
Ci rendemmo conto entrambi che stavamo andando incontro ad una cosa troppo sbagliata.
Controvoglia, tornammo quelli di sempre, come se qualcuno ci avesse cancellato la memoria.
Era passato un mese, dall'inizio delle lezioni e c'erano state troppe novità.
La prima era Dolores Umbridge e tutto ciò che aveva a che fare con lei.
Era la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Un'incompetente. Mi mancava il professor Lupin, terribilmente.

Quel pomeriggio di fine novembre ero in biblioteca a svolgere una ricerca per Piton.
Cinquanta centimetri di pergamena sulle proprietà curative del bezoar, e io proprio non ce la facevo. Oltre a dire che era l'antidoto per tutti i veleni, non sapevo che altro scrivere.
Così decisi di riempire quei centimetri con esempi vaghi e stupidi, nella speranza che Piton non se ne accorgesse o, perlomeno, non si arrabbiasse.

Arrotolai la pergamena e mi diressi verso uno scaffale. Quello era il mio scaffale. Lo scaffale dei libri in cui avevo lasciato una parte di me. O che erano parte di me.
Li leggevo e li rileggevo, ogni anno. Non mi piaceva stare nel trambusto della Sala Comune dei Grifondoro. La biblioteca era il posto perfetto. Il mio habitat.
Afferrai il mio preferito e lo sfogliai, fino a soffermarmi su una pagina. C'era un biglietto ed ero sicura che non fosse mio.

"Chi ha le mani fredde ha semplicemente bisogno di qualcuno che gliele scaldi.
E il cuore? Come si fa a far tornare caldo un cuore ghiacciato da anni?"

Chiunque avesse scritto quel biglietto, mi fece impietosire.
Come si faceva a guarire un cuore congelato?
Ad un tratto, ebbi la terribile voglia di rispondere alla ragazza o al ragazzo che aveva scritto quel biglietto. Probabilmente aveva bisogno di aiuto, o forse solo di conforto. O non aveva bisogno di nulla e io mi stavo solo intromettendo nei suoi affari.
Afferrai una piuma, la immersi nell'inchiostro e iniziai a scrivere.

"Un cuore di ghiaccio è più difficile da riscaldare di un paio di mani. Ma non è impossibile.
Non è un cuore di pietra. E c'è una grossa differenza tra i due.
Il ghiaccio ferma semplicemente la vita, ma non la interrompe. È uno scudo, una corazza.
La pietra uccide, come lo sguardo di Medusa. Non si può far nulla per tornare indietro.
Se hai un cuore di ghiaccio, ritieniti fortunata o fortunato.
Seguilo.
Posso dirti solo questo. Seguilo. Sicuramente avvertirai, a volte, una sua ribellione, un suo riscaldarsi. Faglielo fare. È lui che guida te, non viceversa.
Spero di esserti stata utile e di essermi spiegata. Non sono mai stata brava nell'esporre concetti su carta."

Lasciai il biglietto lì dov'era. Iniziai a leggere il libro, ma non con lo stesso entusiasmo di sempre.
Non vedevo l'ora che la persona anonima rispondesse, mi dicesse qualcosa.
Era terribilmente emozionante sapere di aver scritto a qualcuno di sconosciuto. Ed era anche inquietante.
Ormai, da quella scuola potevo aspettarmi di tutto: troll nei sotterranei, cani a tre teste, alberi animati, cavalli invisibili.
Chiusi il libro e mi avviai verso l'uscita. Era quasi ora di cena.

Mentre cercavo di stirarmi il mantello, spiegazzato per le troppe ore seduta, andai a sbattere contro qualcuno.
"Angel!" Fece un ragazzo con un tono allegro.
Non ci parlavo da tantissimo, ma fu facile riconoscerlo. Non era cambiato molto e poi avevamo molte lezioni insieme.

"Ciao, Blaise."
"Ehm ehm." Tossì qualcuno alle sue spalle. Si fece avanti.
"Ciao." Dissi in un tono neutro.
"Come stai? È da tantissimo che non ci parliamo."
"Cinque anni." Borbottò quello, dietro.
"Tutto okay. Tu? Ehm... Voi?"
"Bene, grazie." Rispose Blaise, sfoderando uno dei suoi sorrisi.
"Bene." Sussurrò Malfoy, senza mai abbandonare quel suo atteggiamento distaccato e freddo.

Freddo.
Lui sì che aveva bisogno di scongelare il cuore, se mai l'avesse avuto.
"È ora di cena. Vieni in Sala Grande?" Propose Zabini.
"Va bene."
Mi era sempre stato simpatico, sin dalla chiacchierata notturna nella Sala Comune dei Serpeverde.
Mi sembrava un bravo ragazzo, tutto sommato.
"Io devo sbrigare alcune faccende. Blaise, non farti vedere da troppa gente in giro con quella." E il biondo mi voltò le spalle.
"Quella ha un nome." Urlai.
"Signorina! Ma nessuno le ha insegnato che non si urla in biblioteca?" Mi rimbeccò la bibliotecaria.

"Come vanno le cose?"
"Blaise, me l'hai già chiesto, tutto okay."
"No. Intendevo con Draco."
"Quando mai le cose sono andate, con il signorino?"
"Il primo giorno qui. Andavano."
"No. Nemmeno il primo giorno andavano."
"Ah." Sospirò lui, scansando uno scalino che scompariva.

"Ma con me sono andate bene."
"Con te si. Perché tu sei meno... meno vanitoso, meno egocentrico."
"Lui non è vanitoso ed egocentrico, Angel." Si irrigidì.
"Ma se si crede il centro dell'universo."
"Conosciamo la stessa persona?"
"No, credo di no." Ed entrai nella Sala Grande, lasciandolo accanto alla porta, forse confuso.

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora