|capitolo ventinove.|

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"Signorina Fudge, lei è esonerata dalla punizione di oggi pomeriggio."
Ero nell'ufficio della professoressa Umbridge, che mi aveva convocata con l'urgenza di dovermi dire qualcosa di troppo importante.
"E come mai questa decisione?" La provocai.
In realtà sapevo benissimo perché mi aveva chiamata: se mio nonno avesse saputo cosa faceva passare a me e ai miei amici, sarebbe andato su tutte le furie.
Sì, poteva anche temere Silente e tutto il resto, ma non avrebbe mai permesso che qualcuno, indifferentemente se fosse un Mangiamorte o un suo funzionario, facesse male a me.

"Perché lei non ha colpe se è stata trascinata in questo guaio da quello squilibrato di Potter."
"Non le permetto di parlare di un mio amico in quel modo!" Alzai il tono di voce.
"Io posso parlare come mi pare di chi mi pare."
Avevo iniziato ad agitarmi e lei non contribuiva a farmi calmare, anzi. Ed io, per il mio pessimo carattere, quando mi arrabbiavo non facevo altro che far aumentare il nervosismo.
"Ma non ha il diritto di parlare con chi le pare. Me ne vado."
"Allora le toccherà copiare la solita frase." Sorrise compiaciuta.
"Sa che me ne importa." E sbattei la porta alle mie spalle.

Poi la scena che avevo appena vissuto si ripeté nella mia mente, come se fosse stata registrata su una cassetta.
Mi venne da piangere. Piangevo troppo spesso in quel periodo. Era il solo modo che mi consentiva di sfogarmi rimanendo sola, senza coinvolgere nessuno e spaventarlo per le mie reazioni.
Mi sedetti sul pavimento freddo accanto al Gargoyle di pietra, accesso all'ufficio del preside. Della preside.
Misi la testa tra le ginocchia e lasciai che le mie lacrime mi bagnassero i pantaloni.

Avevo terribilmente bisogno di Draco, dei suoi abbracci, delle sue battute e della sua spensieratezza.
Qualcuno mi poggiò una mano sul gomito, poi si sedette accanto a me.
Sollevai il capo, nella speranza di incontrare quegli occhi color ghiaccio che su di me avevano un effetto calmante.
Invece incrociai gli occhi nocciola del suo migliore amico, Blaise Zabini.

"Che hai?" Mi chiese e mi asciugò una lacrima passando il pollice caldo sulla mia guancia.
"Niente di preoccupante, Blaise."
"È per la Umbridge? Draco me ne ha parlato."
"Davvero?" Ero sbalordita e soddisfatta. Draco che parlava agli altri di me. Wow.
"Già. Ci tiene tanto. Sei la sua migliore amica."
"Ah. Bello."
Piombò il silenzio, interrotto solo dai sospiri di Blaise e da me che tiravo su col naso, dato che non avevo un fazzoletto.

"Sono qui perché volevo dirti che tu, oltre agli amici, meriti una persona che ti ami." Esordì ad un certo punto.
"Grazie di esserti preoccupato per me di questo, Blaise."
Non avevo voglia di parlarne subito dopo aver saputo che il ragazzo che mi piaceva mi considerava la sua migliore amica e basta.
"No. Aspetta." Mi zittì.
"Tu hai tanti amici che ti vogliono bene. Hai Potter, i Weasley, la Granger, Draco e tutti gli altri. Ma ho constatato che non hai nessuno che sia presente per te al cento per cento."
Notai che non aveva compreso se stesso nell'elenco dei miei amici e la cosa fece nascere un brutto pensiero nel mio cervello.
Lo lasciai continuare il suo monologo.

"Anche io mi sono reso conto di avere degli amici, anche se meno di quelli che hai tu. Eppure non ho nessuno che mi ami, e ne sento il bisogno. Anche a te capita?"
"Beh, sì. Ma anche Draco, o Goyle, o Harry e Ron hanno amici ma sono single. E loro stanno benissimo." Obiettai. Dovevo fargli allontanare quel pensiero.
"Perché loro non ne hanno bisogno. Non posso parlare per Potter o Weasley, ma Draco me l'ha confidato."
"Cosa?"
"Che non c'è nessuna ragazza che lo interessa per davvero e che preferisce rimanere solo."
Mi cadde il mondo addosso, di nuovo.

"Tralasciando Draco, stiamo parlando di noi."
Deglutii all'udire come aveva pronunciato quel pronome, l'aveva accentuato fin troppo.
"Ho capito di essere innamorato di una ragazza. E ho capito anche che, se fossi stato fermo ad aspettarla, probabilmente non sarebbe arrivata mai. Così sono andato a cercarla per confessarle il mio amore."

Non potevo lasciarlo andare avanti. Non riuscivo a sopportare il fatto di doverlo illudere. Avevo capito cosa aveva intenzione di fare, di chiedermi, e dovevo assolutamente interromperlo prima di farlo rimanere male.
Era comunque un mio amico.
"Blaise." Lo bloccai.
"Sì?"
"Senti, sono davvero belle le tue parole. Volevo solamente dirti che io sono innamorata di D..."
"Anche io sono innamorato di te, Angel." E mi baciò.

Non per essere scettica o qualsiasi cosa simile, ma fu un bacio piuttosto umidiccio, dato che si era passato la lingua sulle labbra durante tutto il suo discorso.
Non riuscivo a sottrarmi, per quanto ci provassi. Avevo le mani sul suo petto e cercavo di allontanarlo da me, ma lui teneva saldamente le mani ai lati della mia testa e la tirava ancora di più verso di sé.
Quando si fermò per riprendere fiato, ebbi il tempo di dimenarmi ancora, ma ero stremata. Aveva una presa saldissima.

"Blaise, basta, ti prego." Piagnucolai.
In realtà piangevo davvero.
"Non sarò mai sazio dei tuoi baci." Sentenziò lui di rimando, riprendendo a cercare di accedere con la sua lingua.
Non gliel'avrei mai permesso. Mai.
Ero lì, ferma, a lottare per allontanarlo.
La bacchetta si trovava nella tasca posteriore del mantello e, se avessi tolto una mano dalle spalle di Zabini per prenderla, lui si sarebbe avvinghiato a me come un cobra.
Non ce la facevo più.

"Ehi amico, adesso rimorchi di cattiveria le Grifondoro?"
Quella voce, quella risata. Volevo sprofondare giù fino alla Camera dei Segreti e chiudermi lì dento per sempre, lo scheletro del Basilisco sarebbe stata un'ottima compagnia.
Blaise si staccò lentamente con un sorrisetto ebete sulle labbra ormai gonfie.
Io cercai di incastrare ancora la testa nelle ginocchia e di non vedere più la luce del sole. Sperai che Draco non mi riconoscesse.

"Ti presento la mia ragazza." Disse solenne Blaise.
Io pregai tutte le divinità che mi venivano in mente per far sì che non venisse citato il mio nome, ma evidentemente era già troppo tardi.
"Su, Angel, smetti di fare la ragazza timida."
Imprecai mentalmente. Non poteva starsene zitto e capire ciò che stava succedendo?
"Angel?" Fece Draco. "Quale Angel?"
Iniziai a singhiozzare rumorosamente. Lui era imbestialito.
"Quante Angel ci sono in questa scuola? Intendo la Fudge, genio."
"E da quando, esattamente, state insieme?" Chiese freddamente il biondo.
Pausa.
"Più o meno da venti minuti."

Poi regnò il silenzio tra i due per interminabili attimi. Io continuavo a piangere e a singhiozzare e non avevo intenzione di alzare la testa e farmi vedere in quello stato da Draco.
"Dai, piccola, smettila di fare la ragazza timida."
Il biondo Serpeverde non riuscì più a trattenersi.
"Timida? Ma non lo vedi che sta piangendo? Non hai notato come cercava di respingerti mentre tu la baciavi? Non hai provato a sentire prima cosa aveva da dirti lei?" Urlò.
"Aveva iniziato a dire che era innamorata." Balbettò Blaise.
"Di chi?" Sentii un tonfo. Probabilmente Draco aveva sbattuto un piede o dato un pugno al muro.
"Non... non le ho lasciato il tempo di dirmelo."

Venni sollevata di peso da due mani rosee e pallide.
Lo abbracciai d'istinto, avevo bisogno ancora di conforto e lui era l'unico che sapeva darmelo.
"Guada come l'hai ridotta! Che cazzo hai nel cervello, Blaise!"
"Ma io..."
"Sii meno impulsivo e lasciala parlare, la prossima volta."

"Angel." Zabini si era avvicinato. "Scusami, se hai qualcosa da dire..."
"No." Mi limitai a dire.
"Mi spiace. Io pensavo di piacerti."
Emisi un verso che non si avvicinava nemmeno lontanamente ad un ennesimo 'No.'
"Quindi non mi sbagliavo. Io... Io ti piaccio?"
"Blaise, ti prego." Piagnucolai.
"Nemmeno un po'?"
Stavo per mandarlo a male, quando Draco prese la parola.

"Per Salazar, Blaise. Stai lontano dalla mia ragazza."

Oggi doppio aggiornamento perché mi sento buona.
Grazie a tutti per il supporto che date a questa storia!

Hidden words. |Draco Malfoy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora