Mi allontano al fianco del mio ex professore di filosofia verso la porta sul retro che da in cucina. Quando siamo abbastanza lontani dal tavolo si avvicina facendo scontrare le nostre spalle e mi rivolge un sorriso... cinque anni che non ci vediamo e ancora mi fa sentire le gambe molli.
-Allora Elizabeth, hai scelto mio fratello alla fine...- commenta lanciandomi uno sguardo torbido.
-Eh, già, ci siamo incontrati.- rispondo restituendogli lo sguardo.
-Beh, son felice per voi... era ora che Beck trovasse una ragazza che sapesse tenergli testa, solitamente le ragazze con cui esce sono senza personalità.- continua, io mi stringo nelle spalle... la cosa inizia a mettermi ansia, sa qualcosa.
-Si beh, si cresce e si matura.- osservo aprendogli la porta e seguendolo in cucina.
-Sai, pensavo che Beck uscisse ancora con Victoria dalla quinta superiore... ma a quanto pare la ha lasciata per te. Ero anche abbastanza convinto che saresti finita con Matty.- aggiunge piegandosi per prendere dal forno la teglia con l'arrosto da spostare sulla pentola, io mi siedo sul tavolo con i piedi a penzoloni muovendo le gambe.
-Non è andata così.- ribatto passando nervosa l'indice sul ginocchio seguendone i tratti spogli dagli skinny strappati.
-Eppure... sai quanto senti che...- sbotto, le sue continue supposizioni mi danno alla testa e sento il nervosismo prendere il sopravvento:
-Si può sapere dove vuole arrivare?-
-Dove vuoi, per favore... dammi del tu, infondo siamo "cognati".- risponde tranquillo continuando a spostare la carne con la pinza. -E comunque tu non stai con mio fratello.-
-Perché scusa? Cosa te lo fa pensare?- domando, lui si ferma e contempla il muro davanti a se, come se potesse vederci proiettate immagini e ricordi.
-Non lo avresti mai permesso, non a Beck. Ne sono certo, Matty è un conto ma mio fratello...- lascia in sospeso la frase, concluderla sarebbe superfluo; entrambi sappiamo che Beck è un tipo poco fedele che non ha mai trovato la ragazza che lo prendesse a tal punto da farlo cambiare... ragione per cui anche Victoria lo lascia un giorno si e uno no.
-La gente cambia Avan...- mormoro, mi rivolge uno sguardo penetrante e lascia la pinza sulla teglia avvicinandosi a me.
-Già, cambia idea troppo velocemente, vero?- abbasso lo sguardo e chino la testa.
-Che vuoi dire?- sussurro allontanando il viso dal suo che si avvicina pericolosamente.
-Che fino al giorno prima ti sussurra "ti amo" e il giorno dopo ti guarda come guarderesti un verme.- ribatte glaciale.
-Ti riferisci a qualcuno in particolare?- balbetto cercando di mantenere il suo sguardo, scuote la testa.
-Solo una constatazione.- taglia corto, entrambi abbiamo capito a cosa si riferiva... ma non ho il coraggio di andare oltre. Lui mi lancia un ultimo sguardo e torna a spostare pezzi di arrosto dalla teglia alla pentola.
-E con Chantal? Voglio dire, come vi siete conosciuti?- chiedo quando il silenzio è diventato esageratamente pesante e carico di ricordi, Avan si stringe nelle spalle.
-È divorziata, la giovane madre di un alunno che ora è in quarta.- dice vago.
-È allora un'abitudine la tresca sul lavoro.- non riesco a contenermi dal commentare, lui si limita ad un'alzata di spalle.
-Non penso dovrebbe interessarti, non penso di dover giustificare niente a te, non finché tu non sarai sincera con me.- risponde, si piega per rimettere la teglia in forno e non posso non ammettere che ha un bel culo. Mi mordo il labbro inferiore, mi fa un cenno con la testa e ci incamminiamo per tornare al tavolo. -Comunque, se tu avessi voglia di un caffè e magari volessi essere sincera, questo è il mio numero.- dice a denti stretti mentre raggiungiamo la sua famiglia, la sua mano scivola nelle sue tasche e poi mette nella mia un cartoncino.
-Oh, eccoli finalmente! Puoi finire francesina.- esclama nonna Jogia con un sorriso interrompendo il racconto di Chantal che colgo essere sull'abito del matrimonio.
-Mh, promesso sposo e mi lasci il numero?- mormoro ad Avan nascondendo le parole con un sorriso. -Solitamente si aspetta di essere sposati per iniziare a fare le corna.-
-Mh, già oppure faccio come Matty e mi prendo per tempo.- ribatte assumendo il mio stesso sorriso tirato, stringo la mascella ma faccio scivolare il cartoncino nella tasca posteriore dei miei skinny prima di prendere posto accanto a Beck.
Fanculo.Sono quasi le cinque quando finalmente il mio cellulare vibra con un messaggio di Janette:
Janette McCurdy👑💁:
Siamo fuori la villa, muoviti.
Arrivo
Alzo lo sguardo dal cellulare, inizio a raccogliere la borsa e saluto tutta la famiglia Jogia prima di uscire scortata da Beck. È silenzioso, mi prende per mano con un sorriso, sento gli occhi di Avan bruciare ancora su di me mentre ci allontaniamo.
-Va bene qui.- dico a Beck fermandomi sul muro della villa, lui fa una faccia strana. -Conosco la strada.- continuo distogliendo lo sguardo dal tavolo alle sue spalle puntandolo su di lui.
-Sicura?- domanda, io faccio un cenno col capo. -Beh, grazie mille allora.-
-Mi devi un favore Beck.- mormoro alzandomi sulle punte per lasciargli il consueto bacio sulla guancia, alle sue spalle ancora la famiglia ci guarda di sottecchi, Avan ha un maledetto sorrisino.
-Ma se ti sei divertita!- commenta il moro, io prendo il colletto della sua camicia e lo abbasso verso di me, lui è sorpreso ma non si oppone, faccio sfiorare le nostre labbra mantenendo lo sguardo alle sue spalle, suo fratello ha smesso di sorridere.
Le mani di Beck mi cingono la vita, mi stacco bruscamente.-Ci vediamo.- lo congedo con determinazione soddisfatta della smorfia sul viso di Avan. Me ne vado.
Davanti la cancellata della villa subito vedo la Cinquecento di Nathan, faccio il vialetto con passo veloce e infilo l'indice nel gancetto del cancello facendolo scattare; esco in strada.
-Ciao!- urla Janette sporgendosi dal finestrino del passeggero davanti.
-Ciao ragazzi.- rispondo aprendo la portiera, George, Miranda e Frankie sono seduti sui sedili posteriori; mi siedo in braccio di George e chiudo la portiera mentre Nathan fa muovere la macchina.
-Allora? Com'è andata?- domanda Jeanette rifilandomi uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
-Tutto bene... c'era anche il professor Jogia.- rispondo frugando nella borsa per cercare il pacchetto di sigarette, la bionda si gira a guardarmi con uno sguardo un po' preoccupato ma io alzo le spalle.
-Beh, dev'essere strano... non vederlo per tanto tempo e poi incontrarlo fuori scuola.- commenta George infilando tra le labbra una cicca, gliene sfilo dal pacchetto un paio incastrandone una dietro l'orecchio.
-Mh, neanche troppo.- borbotto accendendo il tabacco e facendo un primo profondo respiro.
-Oh, non fumate con i finestrini chiusi cazzo! Il fumo fa male al bambino!- impreca Nathan lanciandoci un occhiataccia, io e il biondo sbuffiamo abbassando il vetro.
-Tranquillo amore, il piccolo sta bene anche se annusa un po' di fumo.- lo addolcisce Janette accarezzando il ventre gonfio.
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SEQUEL: Skinny jeans, health cigarettes, forbidden love
FanfictionDopo sei anni la vita di Elizabeth è totalmente cambiata... frequenta l'università con voti soddisfacenti (grazie alle brevi lezioncine del suo migliore amico Liam), ha un fidanzato che ama, una compagnia vivace di amici e la serenità di chi ha una...