Forse è ciò che dovrei fare anch'io

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Mi sveglio nel cuore della notte con il fiato corto e un magone che mi divora il petto, prendo dal comodino il cellulare e illumino la stanza attorno a me: non c'è nessuno, era solo un sogno. Abbasso lo sguardo sulla metà di letto in cui dorme Matty, il viso sereno e l'anello che brilla alla luce di una pallida luna filtrata dalla portafinestra spalancata. Non c'è nessuno e l'unico suono che si sente in sottofondo e il cantericcio delle cicale. Eppure non riesco a farmi passare l'orribile sensazione di questo incubo: Avan se ne stava lì in disparte davanti il letto a guardare con un'espressione psichedelica Matty ed io dormire abbracciati, la follia nel suo sguardo mi fa rabbrividire ancora.

Era un sogno Elizabeth.
Avan non verrà certo qui a notte fonda per rapirti o uccidere Matty, queste son cose da films.

Mi alzo per prendere un bicchiere d'acqua e prima di lasciare la stanza controllo nuovamente ogni angolo buio puntando il flash del cellulare, nulla. Tesa percorro il corridoio e arrivo in cucina, accendo la luce e mi sento più tranquilla. Riempio un bicchiere e sorseggiando l'acqua mi appoggio al tavolo; voglio rileggere l'ultimo messaggio di Avan.

Professor Avan Jogia:

Prima o poi, in un modo o in un altro, ci parleremo... non puoi scappare in eterno Elizabeth ❤

Butto giù l'ultimo sorso, poso sul lavello il bicchiere vuoto e torno in camera. Mi siedo sul letto e guardo Matty dormire, gli accarezzo i capelli. Poi il cigolio del pavimento attira la mia attenzione, alzo lo sguardo.

-Cristo santo!- mi tappo la bocca, Matty emette un gemito sommesso e continua a dormire. Che ci fa lui qui? Com'è entrato? I miei occhi si posano sulla finestra spalancata e il mio cuore perde un battito

-Che scena toccante.- scandisce, Avan fa un passo avanti ed esce dall'ombra rivelando la sua figura. -No, dico davvero, alla fine non era così sbagliato quello che si dice di voi: la coppia dell'anno, le megastars, la Barbie e il Ken dei nostri tempi.-

-Cosa sei venuto a fare qui Avan?- domando, accanto a me Matty grugnisce nel sonno e si rigira.

-Beh, dato che non ne abbiamo avuto l'occasione son qui per parlarti.- risponde tranquillo, scendo dal letto e mi avvicino a lui.

-Non ho niente da dirti.-

-Si, ma devo parlare io, e non me ne andrò senza aver concluso il mio scopo.- ribatte con veemenza, lo prendo per un poso.

-Molto bene, ma non qui.- borbotto trascinandolo fuori dalla stanza, chiudo la porta alle nostre spalle in maniera da non disturbare Matty e lo trascino in cucina dove accendo la luce e finalmente ci guardiamo negli occhi. -Bene, volevi parlarmi? Dimmi tutto. Hai dieci minuti a partire da ora.-

-Okay, non ci vorrà molto.- fa quei pochi passi che ci separano e si mette davanti a me, il suo sguardo si posa sul mio seno che la maglietta bianca lascia ben poco all'immaginazione; arrossendo incrocio le braccia al petto.

-Dunque?- lui sembra scuotersi dall'iniziale trance, mi prende per mano.

-Ho pensato una cosa...- inizia.

-Uh, addirittura.- commento sarcastica, lui fa un sorrisino.

-Ho pensato che se a Matty basta inginocchiarsi e chiederti scusa per ottenere il tuo perdono, forse e ciò che dovrei fare anch'io.- dice, lo squadro da capo a piedi e scuoto la testa.

SEQUEL: Skinny jeans, health cigarettes, forbidden loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora