Penso sia inutile dire che passo il resto della settimana a pensare a "quell'errore". Spesso mi sorprendo a sfiorare le labbra con l'indice cercando di sentire ancora quella sensazione, è così strano il fatto che con un semplice bacio a stampo la mia mente sia così invaghita di lui.
Non ne parlo con nessuno, non con Liam, non con Janette o Miranda, neanche con Beck (che sto accuratamente evitando da domenica dopo il pranzo) men che meno con Matty; in altre occasioni probabilmente glielo direi, solo per avere la conferma che quello che sento è un'illusione, ma non mi sembra il caso di confessargli con una chiamata Skype di aver baciato un altro uomo. Non penso sia il caso di rovinargli il torneo a Washington per una cosa come questa, tanto scommetto che Avan non ci pensi neanche più... solo io continuo a farmi film mentali su questa cavolata.
Dopo un weekend così tormentato il lunedì mi fa ancora più paura: e se tirasse fuori il discorso? Come reagire? Lui è fidanzato con Chantal, e si sposeranno ai primi di luglio, non penso gli importi di un bacio dato per sbaglio. Comunque è inutile farsi mille paranoie per questo: io ho bisogno di quelle ore di tirocinio indipendentemente dal mio rapporto con Avan.È per questo che la mattina del lunedì mi presento davanti all'ufficio con la targhetta d'ottone "Responsabile di sede" e un foglio plastificato sotto "Professor Avan Jogia". Mi faccio coraggio e busso.
-Avanti entri pure.- la voce di Avan sembra un po' frustrata, abbasso la maniglia ed entro. Il suo ufficio è ben arredato, diverso da come me lo ricordavo quando io venivo qui... dopo tutte le ore passate in punizione con Matty in questa stanza è strano tornarci e vederla diversa.
-Buon giorno professore.- dico in automatico, il suo viso si distende in un sorriso e mi fa un cenno con la mano di sedermi sulla poltroncina davanti la scrivania mentre lui finisce la telefonata.
-Va bene, non si preoccupi, troveremo una soluzione. (...) Si, va bene. (...) Davvero, nessun problema, si rimetta presto. (...) Arrivederci.- termina riponendo la cornetta del telefono sulla base, con uno sbuffo si stiracchia sulla sedia e, tornato composto, posa il mento sulle mani squadrandomi.
-Che le succede?- domando dopo qualche istante in cui il suo sguardo assorto mi penetra.
-I soliti problemi, la GutenMayer è stata ricoverata d'urgenza ieri sera per l'ennesimo esaurimento nervoso... nulla di che se non dovessi pensare a sostituirla per le prossime due settimane.- borbotta passandosi una mano tra i capelli, lo sguardo gli cade sull'orologio al polso ed emette un gemito strozzato. -Ah, la quarta CE è senza professore ora...- sbuffa alzandosi e raccogliendo la sua solita valigettamarroncina.
-Non vedo quale sia il problema...- commento, lui si ferma e mi guarda.
-Tu non puoi capire... quella classe è TREMENDA!- spiega, io mi stringo nelle spalle... davvero può esserci una classe peggiore della mia alle superiori? A quanto pare si.
-Io cosa faccio?- chiedo vedendolo allontanarsi verso la porta, poggia una mano sulla maniglia d'ottone e si mordicchia il labbro inferiore.
-Temo che dovrai iniziare da oggi... da ora. Vieni con me in quella classe.- risponde con un cenno della mano; mi alzo, lo raggiungo e lo seguo per i corridoi grigi della mia vecchi scuola. Le porte della maggior parte delle classi sono chiuse, suonano le voci dei ragazzi che chiacchierano alle macchinette, le scale sono deserte a eccezione di qualche bidello che passa la scopa.
Saliamo al terzo piano, secondo corridoio e subito una gran confusione si leva da una delle classi. Avan mi lancia uno sguardo sconfitto prima di entrare in quell'aula, io resto sulla porta a guardare.-Bella prof! Dove sta la GutenMayer?- la voce di uno dei ragazzi si leva sul casino generale.
-Non sono tuo fratello Tokin, un po' di rispetto, mettetevi seduti!- ribatte glaciale Avan sedendosi alla cattedra.
-Allora dove sta la GutenMayer? Non c'è? Ottimo!- ripete un altro alzandosi e avvicinandosi alla porta, Avan incrocia le braccia al petto e indurisce lo sguardo.
-Dove pensi di andare Jakson? Torna seduto!- ordina, il ragazzo tira fuori una sigaretta dalla tasca e la mostra al professore con un sorrisino beffardo.
-Eh, prof vado in bagno... quando la natura chiama...- gli fa l'occhiolino e mentre sta per uscire dalla classe mi sbatte sbadatamente addosso, solleva lo sguardo ed incontra il mio; d'un tratto cala il silenzio. Gli sguardi su di me.
-Penso che tu debba delle scuse al tuo professore e poi penso anche che tu debba sederti al tuo posto e stare in silenzio.- dico con voce ferma cercando di non arrossire, il ragazzino mi guarda e un ghigno cresce sul suo volto.
-Eh... anch'io penso tu debba fare delle cose... ad esempio dovresti venire in bagno con me e ficcarmi una pompa.- lancia uno sguardo alla classe che scoppia a ridere.
-Io credo proprio di no, vai al tuo posto.- rispondo iniziando ad innervosirmi.
-Oppure?- continua. Succede tutto velocemente, non ha il tempo per accorgersene; in pochi secondi si trova immobilizzato al muro con la punta delle mie forbici poggiata alla gola.
-Allora? Che ne dici, vai a sederti e chiedi scusa al professor Jogia?- sussurro suadente, lui impallidito annuisce con la testa, lascio andare la presa su di lui che si lancia al suo posto seguito dai suoi compagni.
-Scusi professore.- balbetta ad un'altra mia occhiata, Avan mi guarda stupefatto e io inizio a sentire le guance bruciare. Chiudo la porta.
-Bene, allora... facciamo l'appello.- tenta di celare la sorpresa con un tono normale, prende il computer ed entra nel registro elettronico. Io mi limito a sedermi sulla sedia accanto a lui che mi aveva indicato. Inizia a chiamare i nomi degli alunni che si limitano ad una risposta composta. -Laurent Daniel?- chiama Avan, come con gli altri cerco il ragazzo nella classe, i nostri sguardi si incrociano: occhi verdi brillanti, ciuffo rosso arruffato e un bianchissimo sorriso stupendo... ho come l'impressione di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordo dove.
Avan chiama l'ultimo dell'elenco e, dopo aver ottenuto risposta, mi guarda e sussurra:-Hai qualcosa da spiegare?- io mi mordicchio il labbro inferiore: prima ora in una classe e mi chiede di fare lezione? Non avrei idea di cosa dire.
-Io... non so, cosa dovrei spiegare?- mormoro sempre evitando che la classe ci senta.
-Jakson? A che argomento siete arrivati?- domanda ad alta voce il prof Jogia, il biondino alza le spalle.
-Che minchia ne so?- gli lancio uno sguardo assassino e si corregge: -Non saprei professore, non sono molto bravo in storia dell'arte.-
-Daniel, tu sai dove siete?- il rosso alza lo sguardo saettante su Avan e borbotta qualcosa che si avvicina a Giotto.
-Ottimo.- rispondo con un sorriso cercando di richiamare alla mente le informazioni che ho dall'ultimo esame, mi ricordo della spiegazione di Liam e tento, un po' goffamente di riproporla ai ragazzi.
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SEQUEL: Skinny jeans, health cigarettes, forbidden love
FanfictionDopo sei anni la vita di Elizabeth è totalmente cambiata... frequenta l'università con voti soddisfacenti (grazie alle brevi lezioncine del suo migliore amico Liam), ha un fidanzato che ama, una compagnia vivace di amici e la serenità di chi ha una...