Elizabeth Egan Gillies...

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-Oh, eccovi!- esclama George sporgendosi dalla gradinata per farsi vedere oltre il muro di tifosi che si sta adunando per vedere la partita.

-Ciao George...- borbotto scazzata, lui si limita a rivolgermi un sorriso. È strabiliante come la compagnia faccia ogni volta finta di non sapere niente di quello che mi succede. E infatti...

-Dove sei stata tutta questa settimana?- domanda Miranda lanciando uno sguardo a Liam dietro di me.

-Lo sai benissimo.- sbuffo, lei si limita a stringere le labbra e abbassare lo sguardo.

-Quindi come stai?- chiede Janette con cautela, sono abbastanza sicura si riferisca alla discussione con Matty.

-Bene.- rispondo con un'alzata di spalle, dopo qualche istante di silenzio la discussione si sposta sul dopo partita. Inizio a guardarmi attorno: questa volta non siamo troppo in anticipo rispetto al solito e le gradinate brulicano di tifosi con accessori rossi e bianchi. Ora che tutti sanno di me e Matty è strano venire alle partite. Tra tutti quelli sguardi e quei bisbigli riconosco un ciuffo rossiccio e un paio di occhi azzurrissimi accanto a  un altro paio color caramello. Entrambi mi fissano, ma non dicono niente.
Chantal seduta tra Daniel e Avan parla a non finire, ma i due sembrano risucchiati in un qualche pianeta straniero. La voce al microfono risuona per tutto lo stadio e colgo l'occasione per voltarmi e impedire a Avan e Daniel di fissarmi ancora.

Matty entra in campo al capo di tutta la squadra rosso-bianca e subito i suoi occhi mi cercano e si posano di di me, stringe tra le dita qualcosa e un sorriso solca le sue labbra. Le cheerleader iniziano a ballare, l'arbitro fischia e inizia la partita.

Tento di non curarmi ne di Avan ne di Daniel e questo mi riesce bene fino a quasi la fine del secondo tempo quando Avan mi manda un messaggio:

Professor Avan Jogia:

Dobbiamo parlare Elizabeth.

Mi volto a guardarlo: con quale coraggio mi scrive una cosa del genere se lui in sei anni non mi ha neanche parlato?

Io non credo, quello che dovevo dirti te lo ho già detto quella sera.

Sono IO a doverti parlare, e sai che lo farò in un modo o nell'altro.

Non puoi pensare che tutti debbano fare quello che vuoi tu.
Non ti voglio ascoltare e non ho niente da dirti.
Cancella il mio numero e lasciami in pace.

Mi volto per controllare che effetto hanno avuto i miei messaggi, Avan si alza e inizia a scorrere la panchina venendo verso di me. Raccolgo la borsa e mi avvicino a Liam.

-Io... devo andare.- bisbiglio all'orecchio del mio migliore amico, fa un espressione un po' contorta.

-Perché? Manca poco alla fine della partita e poi ti porto io a casa.- sussurra a sua volta, io alzo lo sguardo su Avan che si avvicina sempre più.

-Non posso reggere più di così, ho bisogno di tempo per risolvere la questione Matty.- mento, gli lascio un bacio sulla guancia e inizio a mia volta a passare la gradinata per uscire. Lancio uno sguardo nervoso al campo da football dove il gioco continua. Per un istante gli occhi di Matty si posano su di me, stringe le dita attorno a qualcosa e mi fissa per un paio di secondi prima di mollare il pallone e correre verso la tribuna.
Lascia cadere in terra il casco e inizia a salire i gradini nella mia direzione. La cosa mi spiazza un po' e mi dimentico che Avan mi sta seguendo.

Sono in piedi al centro della scalinata con gli occhi di migliaia di tifosi puntati su di me, neanche il tronista sa bene cosa dire; tutto sembra rallentare e ammutolire.
Matty mi è davanti, mi accarezza il viso e prende le mie mani tra le sue.

-Elizabeth...- mormora, la voce gli trema mentre si mette in ginocchio davanti a me.

-Matty... ci guardano tutti.- arrossisco in evidente imbarazzo, che cosa gli passa per la mente ora?

-Lo so e non mi interessa.- fa un profondo respiro e tira fuori dai pantaloni della divisa una piccola scatolina di velluto blu, ogni persona nello stadio ha il cellulare in mano puntato su di noi. -Volevo aspettare la fine della partita ma non posso lasciarti andare così. Quando sabato scorso dopo quello schiaffo te ne sei andata e in tutta questa settimana in cui sei sparita, ho sperimentato cos'è il dolore. Elizabeth, sono consapevole d'aver sbagliato, e so di tutto il male che ti ho fatto con la mia accecata gelosia. In questi anni ho sempre voluto dirti la verità, ho sempre cercato di spiegarti quello che è davvero successo... ma avevo paura. Paura di perderti, non potrei sopportare se un'altra volta tu sparissi in questo modo. Voglio​ che tu mi stia accanto quando avrò settant'anni e la pancia, quando per la prima volta terrò in braccio il nostro bambino, quando avrò una famiglia voglio che tu la condivida con me. Non voglio perderti Elizabeth, non per una stronzata fatta a diciotto anni.- le sue mani tremano come la sua voce, i suoi occhi si fanno lucidi mentre apre la scatolina e la tende verso di me. -Elizabeth Egan Gillies, vuoi sposarmi?-

-Me lo chiedi così, davanti a tutta questa gente?- dico paonazza guardandomi attorno, l'anello brilla illuminato da qualche bagliore.

-Si Elizabeth, io ti amo e farò qualunque cosa per ottenere il tuo perdono, voglio che tu sia mia moglie. Voglio che i miei figli abbiano i tuoi occhi e le tue labbra. Voglio che quando avremo ottant'anni e mi siederò davanti al fuoco a fumare la pipa tu sia lì accanto a lavorare a maglia.-

-Non so lavorare a maglia.- mormoro con un sorrisino che contagia anche Matty.

-Imparerai, sbagliando e poi cercando di aggiustare l'errore.- risponde, gli prendo la mano e lo faccio alzare in piedi, passo una mano sul suo viso bagnato di sudore.

-Matthew Beau McKibben, non avrei mai pensato che tu potessi trovare una ragazza che ti prendesse tanto al punto di chiederle di sposarti.-

-Già, e io non avrei mai pensato che fosse così difficile mostrare i propri sentimenti a quella ragazza.- ribatte.

-Matty... io ti perdono ma...- chiudo gli occhi e stringo le labbra. Perché in questo momento il viso di Avan si dipinge nella mia mente?

-Ma cosa?- balbetta con il labbro tremulo.

-Ma sarei davvero troppo scema a dirti di no.- completo con un largo sorriso, le sue braccia mi avvolgono alzandomi da terra e sento il suo torso bagnato di sudore attaccarsi al mio. Le nostre labbra si uniscono.
La tribuna rosso-bianca si scatena in applausi, fischi e urla di gioia.

-Cosa ho fatto per poter avere una ragazza come te Elizabth?- geme Matty con il viso nascosto tra i miei capelli, singhiozza. Gli accarezzo la nuca per farlo smettere.

-Matty, ti prego... non dire così.- mugugno sentendo lo sguardo di Avan bruciare su di me.

Probabilmente nel pomeriggio pubblico un altro capitolo... non tutto è perduto!

SEQUEL: Skinny jeans, health cigarettes, forbidden loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora