La verità è che sto per scoppiare.

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La piccola Anastasia nascendo il 3 giugno ha portato l'estate finalmente.
Non che a me cambi molto... quest'estate è complicata, i giornali iniziano a parlare del matrimonio del grande footballer e la gente inizia a crearsi aspettative. Così dalla mia volontà di fare una cosa intima per pochi invitati, le mie nozze diventano un grande evento a cui ogni singolo cittadino di Los Angeles vorrebbe partecipare... beh, tutti tranne Avan che continua ancora ogni giorno a chiedermi la data del matrimonio segreto. Si aggiunge André Harris con il disco che ci ha proposto di incidere; tra scrivere testi, imparare le melodie e andare a lezione di canto non ho un momento libero per me. E se ho qualche mezza giornata cerco di passarla con Avan o Daniel o Beck dato che la mia compagnia la vedo tutti i giorni in studio. Per coprire i momenti con Avan dico a Matty che vado da lui per le lezioni di guida, cosa che effettivamente ogni tanto facciamo. Poi, dulcis in fundo, l'influenza intestinale con vomito, febbre alta, nausea, gonfiore e un dolore al seno che non mi abbandona.

La verità è che stò per scoppiare.

Aspettavo l'estate per riposarmi ed essere spensierata mentre invece ho solo la vita più incasinata del solito.
Mi servirebbero un paio di settimane solo per me, lontana da tutti e da tutto per rigenerarmi e tornare con più carica.

Così un pomeriggio di metà luglio, mentre sono a casa dei miei, mia madre si siede accanto a me sul dondolo sotto il pesco, chiude il pesante catalogo di tovaglie, tovaglioli e centro tavola che stavo sfogliando, chiude il bloc notes in cui brandelli della mia canzone sono segnati in disordine e mi passa un bicchiere di frullato melone-banana. Da quando non viviamo più assieme il nostro rapporto si è decisamente migliorato.

-Perché non ti prendi una pausa?- propone poggiando una mano sulla mia coscia accarezzando il ginocchio scoperto dagli shorts.

-Tipo?- rispondo sorseggiando il mio ottimo frullato, lei mette le mani in tasca e prende due cartoncini mettendomeli in mano, biglietti dell'aereo. Leggo la destinazione: Haworth, Inghilterra.

-Magari una settimana lì ti chiarisce le idee e ti aiuta a riprenderti.- dice, io alzo lo sguardo dai biglietti e lo poso su di lei con un sorriso.

-Sono per due persone, vieni con me?- chiedo, lei scuote la testa e indica Philip seduto in soggiorno a leggere il giornale in poltrona come al suo solito.

-La clinica ha bisogno di me, Philip ha bisogno di me.- si giustifica, la verità è che per lei tornare lì sarebbe troppo doloroso. In questi 14 anni non mi ha mai portata ne ha voluto tornarci lei con sua madre.

-Allora perché sono due?- domando facendo finta di nulla.

-Perché penso che un amico renderebbe la vacanza meno noiosa.- spiega.

-Beh, sarebbe fantastico... dici che Matty...- lei alza lo sguardo al cielo, so che non ha mai sopportato Matty e accetta appena il nostro matrimonio.

-Potrebbe essere un occasione per staccare anche da lui... voglio dire, stargli lontana per un pochino ti farebbe anche pensar meno al matrimonio...-

-Beh, ma non so chi vorrebbe partire ora con me... Liam è impegnato con il disco, tutti i miei amici sono impegnati col disco, Beck domani parte con Victoria, con Daniel con ci conosciamo ancora abbastanza...-

-Beh, pensaci, hai una settimana. Il volo è mercoledì prossimo. Ho detto a Tiana e Thomas che saresti stata da loro, so che con zia Rose e mia madre non stai proprio bene.- mi guarda con un largo sorriso.

-Grazie mamma.- le lascio un bacio sulla guancia e lei mi stringe a se.

-Sei la cosa migliore che ho.- mormora accarezzandomi i capelli, è ancora strano il nostro rapporto però accetto il suo affetto. -Bene, finisco di fare la cena e ti lascio al tuo lavoro.- si chiarisce la voce e si alza dal dondolo tornando dentro, io torno al mio catalogo di tovaglie, tovaglioli e centro tavola. Sfoglio e segno fino a quando il mio cellulare squilla... è Avan.

-Elizabeth...- comincia subito senza neanche aspettare una mia risposta.

-Avan...- rispondo con un sorriso.

-Quando ci sp...-

-Fai le valigie, andiamo in Inghilterra.- lo interrompo, mi sembra un idea geniale: un po' di tempo solo io e lui, senza interruzioni.

-E lì ci sposiamo?- ripete, io sbuffo, lo sento ridere. -Dai, so che infondo mi ami.-

-Certo che ti amo, se no non starei progettando una follia come questa.- borbotto alzando lo sguardo al cielo.

-Comunque settimana prossima ci sposiamo?- chiede nuovamente.

-Avan, sei l'uomo più petulante che io conosca!-

-Si, e mi ami per questo.-

-Anche, comunque ti tengo aggiornato via messaggio... ci sentiamo.- concludo la chiamata.

-Ti amo Elizabeth!- riesce a dire prima che chiuda il telefono. Per la terza volta torno china sul catalogo.

Così il mercoledì della settimana dopo mi presento a casa di Avan e Chantal con la valigia in macchina, finalmente dopo anni venerdì scorso ho preso la patente. Suono il clacson a Daniel che sta lavorando sul suo motorino. Alza la testa e si asciuga il sudore dalla fronte, quando mi vede mi saluta con un sorriso... le cose vanno bene tra noi.

-Che bel ragazzo, che fisico!- lo prendo in giro, lui mi guarda un po' storto e ridacchia.

-Fisico da sollevatore di polemiche.- risponde con un sospiro, ora ridacchio io.

-C'è Avan?- domando scendendo dall'auto, lui annuisce alzando lo sguardo al cielo.

-Tu sei davvero sicura di voler partire con lui?- chiede con una smorfia annoiata, annuisco.

-Beh, è un corso molto importante... non sarà certo il caratteraccio di Avan a farmici rinunciare.- ridacchio, il moro esce proprio in questo momento e mi guarda bieco.

-Ti ho sentita Elizabeth.- borbotta.

-Ops...- mi fa un sorriso e io di riflesso lo faccio a lui, alle sue spalle compare Chantal piangendo stringe la mano ad Avan, lui mi lancia uno sguardo. -Amh, aspetto in macchina.-

-Aspetta, non mi abbracci?- commenta Daniel avvicinandosi, il torso mandido di sudore.

-Facciamo un bacetto.- contratto, gli lascio un bacio sulla guancia, mi stringe a se.

-Fai la brava.- mormora lasciandomi un bacio sulla fronte.

-Non sei tu quello grande.- sbuffo, lui mi stringe più forte e poi mi lascia andare, Chantal ha iniziato a singhiozzare e Avan tenta di consolarla anche se mentre la abbraccia e le sussurra guarda me. Salgo in auto al posto di guida e aspetto tamburellando con le dita sul volante.
Una decina di minuti dopo Avan carica la sua valigia sui sedili posteriori e si siede accanto a me, allaccia la cintura e si appende al maniglione sopra il finestrino.

-Uh, esagerato!- esclamo mettendo in moto, mi muore la macchina, mi lancia uno sguardo come per dire "lo sapevo" -Uh, d'accordo forse no.-

SEQUEL: Skinny jeans, health cigarettes, forbidden loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora