Capitolo 12

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Pov Vincent







Quando varcai la soglia di casa, non avevo idea di che ore fossero, forse l'una o le due di notte.

Mi sentivo abbastanza brillo, le birre che mi ero scolato, una dopo l'altra al bar, non mi avevano aiutato granché a sentirmi meglio.

Come avevo potuto illudermi che un giorno, Yves mi avrebbe guardato con occhi diversi? Che il suo grande affetto per me, si sarebbe trasformato in qualcosa di più?

Scoppiai a ridere d'amarezza, controllando il telefono, lo schermo appariva sfuocato ai miei occhi ma scorgevo un sacco di chiamate e messaggi di Leonard.

Lo abbandonai da qualche parte, muovendomi all'interno dell'appartamento, sbattendo ogni due per tre contro qualcosa.

La luce improvvisamente si accese e un lamento lasciò le mie labbra, mentre strizzavo gli occhi e lentamente li riaprivo.

"Sei tornato finalmente" sospirò Austin davanti a me, con un atteggiamento preoccupato.

"Cosa ci fai qui a quest'ora?" sbottai, lasciandomi cadere sul divano e portando le dita alle tempie martellanti.

"Leonard mi ha chiesto se sapevo dove fossi e mi sono preoccupato" si giustificò, sedendosi accanto a me.

"Non avrei dovuto darti quelle chiavi" borbottai, abituandomi finalmente alla luce.

Tornai a guardarlo, notando l'espressione mortificata in volto e alzai una mano, verso il solco sulla sua fronte, accarezzando la pelle finché non scomparì del tutto.

"È per Yves?" domandò e il suono di quel nome, fu uno schiaffo in pieno viso.

Rimasi in silenzio, confermando la sua intuizione e mugolai infastidito quando abbassò lo sguardo, non permettendomi di vedere quegli occhi bianchi che tanto amavo.

Amavo? Amavo qualcos'altro oltre a Yves? Ma chi non si sarebbe infatuato di quegli occhi?
Ero decisamente ubriaco, non c'era altra spiegazione.

"Si vede che lo ami" continuò, facendomi sbuffare e afferrare il suo mento tra le dita, per alzargli il viso.

"Se vuoi tanto parlare, almeno mantieni gli occhi incollati su di me. Sono l'unica cosa che mi fa stare meglio adesso" sbottai senza freni, sorprendendo entrambi.

Addio filtro bocca-cervello! Ti ho voluto bene.

Interi secondi di silenzio imbarazzante e le sue guance si colorarono di un rosa accesso.
"Posso fare qualcos'altro per farti stare meglio?" sussurrò, torturandosi il labbro inferiore e posando una mano sulla mia coscia.

I miei sensi scattarono sull'attenti così come tutto ciò al di sotto della cintura.

Se avevo voglia di farmelo? Certo.
Era giusto? Assolutamente no.

Austin, il mio bambolotto, non meritava di essere usato per non pensare a qualcun altro.

Il mio bambolotto? Oh Gesù, l'alcool stava dando i suoi frutti.

"Rimani con me stanotte" dissi infine, trovando il giusto compromesso.

Sembrò illuminarsi in viso e un sorriso esplose sulle sue labbra, alzandosi di scatto e afferrandomi per mano, per poi trascinarmi con tutto l'entusiasmo del mondo.

Qualcosa mi diceva che non aveva aspettato altro.

Scoppiammo a ridere quando inciampai un paio di volte lungo il tragitto e una volta raggiunta la camera da letto, lo afferrai per i fianchi, spingendomelo addosso.

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