Pov Vincent
Credere di poter riposare un paio d'ore nel pomeriggio, fu tutta un'illusione, sfumata dal suono del campanello.
Non aspettavo nessuno ma non potevo ignorarlo per poi sentirmi in colpa. Così con un sospiro, infilai i pantaloni della tuta, giusto per non mostrarmi in boxer e andai ad aprire, trovandomi davanti la figura minuta di Yves.
"Ciao!" esclamò, sgusciando dentro per poi spogliarsi della giacca, gettandola sul divano e raggiungere il bancone su cui saltò a sedere.
Chiusi la porta, guardandolo tra l'accigliato e il divertito.
"A cosa devo la visita?""Mi mancavi!" mentì spudoratamente con un sorriso fin troppo esagerato.
Non veniva mai nel mio appartamento da solo, era sempre in compagnia di Leo ma ciò nonostante, era bellissimo vederlo lì.
"Leo?" indagai, notando subito un cambio di espressione.
"Credo che arriverà tra poco.. Sì, tra poco" rispose, grattandosi nervosamente il retro del collo, ciò che faceva quando era teso.
Lo raggiunsi velocemente, infilandomi tra le sue gambe divaricate che dondolava.
"Yves, tutto bene?" domandai, inclinando leggermente il capo e guardando quegli specchi celesti, sfuggenti e preoccupati.Stavolta, da così vicino, gli fu impossibile mentire e sospirò, gettandomi al collo le braccia subito dopo.
"No, abbracciami ti prego" mormorò contro la mia spalla nuda e mi affrettai a cingere il suo busto con le braccia, stringendolo più che potevo.Sentivo il suo cuore battere all'impazzata e mi domandai cosa si nascondesse dietro a tanta agitazione.
Ma lo conoscevo abbastanza da sapere che se non sputava il rospo, nei primi cinque minuti di conversazione, voleva dire che non ne avrebbe parlato mai.
Potevo solo dargli il mio conforto e Dio, quanto avrei voluto confortarlo in mille altri modi.
Approfittai di quei momenti per affondare il naso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo dolce, forse leggermente diverso dal solito.
Le mie labbra automaticamente lasciarono un umido bacio sulla pelle liscia e assaggiandola, riuscii a riconoscere il sapore.
"Fragola?" sussurrai, lasciandomi sfuggire una risata.
"Mi ispirava la confezione" borbottò, scostandosi per guardarmi con un broncio sulle labbra.
"Ovvero rosa glitterato?" lo canzonai, beccandomi un'occhiataccia e un dito medio davanti al viso.
"No, era solo rosa e poi non sono affari tuoi ciò che uso come bagnoschiuma" ribatté, incrociando le braccia al petto, fingendosi offeso.
"Mi scusi principessa" alzai le mani in segno di resa, trattenendo una risata.
"Sì! Sono una principessa, inchinati!" esclamò e mentre lo guardavo in modo più che eloquente, si rese conto di ciò che stavo pensando e ciò che si celava dietro la sua frase.
"Dico sempre cose fraintendibili" affermò infine, scoppiando a ridere insieme a me.
Il suo telefono emise un suono di notifica e quando lo sbloccò per controllare, tutta l'agitazione che gli avevo fatto dimenticare per un po', ritornò, forse più di prima.
"Cosa c'è?" domandai, seriamente preoccupato.
Scosse la testa, spostando i ciuffi di capelli castani da un lato all'altro e abbassò lo sguardo al suo cellulare.
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Atychiphobia
Novela JuvenilATYCHIPHOBIA {paura spropositata, ingiustificata e persistente di fallire e di commettere sbagli}