Pov Leonard
Sbuffai, osservando il mio riflesso allo specchio e dietro di me, una marea di vestiti sparsi per il pavimento e i mobili.
Yves entrò, spalancando la porta e si bloccò a occhi sbarrati, nel notare in quale disastro fosse la stanza.
"Questa sì, che è una crisi da primo appuntamento, di solito capita a quindici anni ma va bene, ognuno ha i propri tempi" alzò le spalle, beccandosi un'occhiataccia attraverso lo specchio.
"Non è divertente! Non mi sta bene niente di niente! Perché ha insistito tanto a sedurmi? Non poteva rimanere il mio insegnante e basta?!" sbottai esasperato, passando entrambe le mani nei capelli, stringendoli tra le dita.
"Tu gli piaci e lui piace te! Non c'è nessun problema, chissene frega di ciò che indossi, tanto poi te lo toglierà comunque" tentò di farmi ridere ma quella battuta non fece altro che aumentare il mio nervosismo.
Rimasi in silenzio e Yves capì al volo il vero problema, che avevo sottovalutato fino a quel momento.
"È questo che ti preoccupa? Il sesso?" domandò e andai a sedermi sul bordo del letto, venendo prontamente raggiunto da lui.
"Ha trentacinque anni, sai quanto sesso avrà fatto? Un sacco. Le mie volte, si possono contare sulle dita di una mano e in più, sono passati due anni dall'ultima. È il mio professore, ti rendi conto che se non sarò all'altezza, non avrò la possibilità neanche di evitarlo dopo"
Yves posò una mano sulla mia schiena, seguendone la lunghezza, sporgendosi per lasciarmi un bacio su una guancia.
"Tesoro non è questione di essere all'altezza o meno, lui ti piace da morire e il tuo corpo reagirà di conseguenza, devi solo lasciarti andare. Ovviamente se lo vuoi sul serio, altrimenti vengo e gli stacco il serpentone là sotto!"La sua minaccia, poco credibile dato il visino da cucciolo, ebbe il potere di farmi sorridere.
"Come va con Damyan?" gli chiesi in seguito, osservando il suo volto rabbuiarsi lentamente."Per ora, devo e voglio rimanergli accanto ma quando starà meglio, probabilmente mi dovrò allontanare di nuovo e il solo pensiero mi uccide" mormorò, abbassando lo sguardo al pavimento, intrecciando le sue dita tra loro in grembo e perdendosi in chissà quali pensieri dolorosi.
"Lo ami così tanto" fu la mia osservazione.
Davanti a quegli occhi e tutta quella sofferenza, non poteva che esserci un sentimento così forte, che io non potevo comprendere perché non lo avevo mai provato.Sembrava bello da togliere il fiato nonostante tutte le energie sprecate, i pensieri, la propria vita unita a qualcun altro.
"Sì, da morire. È per questo che devo proteggerlo, anche se ciò significa andare contro a quello che vogliamo" sussurrò con un filo di voce, tremante e con gli occhi lucidi.
Avevo sempre creduto, che fosse solo tempo perso, correre dietro a qualcuno e farne metà della propria esistenza ma davanti a ciò che provava il mio migliore amico, giunsi alla conclusione che la solitudine offriva la libertà ma l'amore donava la felicità.
**
Non potevo che aspettarmi una villa di quelle dimensioni, da uno dei scenografi più rinomati di Hollywood.
Ma ogni secondo di più, mi sentivo un intruso, che non aveva nulla a che fare con quel luogo. Mi strinsi nella mia giacca e suonai al campanello, puntando gli occhi sulla telecamera posta poco più su, della mia fronte.
Dopo qualche attimo, il portone scattò automaticamente e con cautela, mi feci strada all'interno, dove un ampio atrio si estendeva ai miei occhi.
Mi mossi a disagio sui miei piedi e chiusi la porta, osservandomi attorno finché da un lato sbucò Ian, bagnato di doccia e con solo un asciugamano a coprire le parti intime.
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Atychiphobia
Fiksi RemajaATYCHIPHOBIA {paura spropositata, ingiustificata e persistente di fallire e di commettere sbagli}