Pov Leonard
Un paio di chilometri a dividerci dalla destinazione, Austin alla guida, Vincent al suo fianco, la coppia di francesini intenti a mangiarsi la faccia l'un l'altro accanto a me e un telefono, il mio, vibrante all'interno della tasca.
Avevo ignorato tutti i vari messaggi in quelle ore, ma come potevo ignorare la telefonata senza destare sospetti?
Sospirai, estraendolo con cautela, leggendo sullo schermo il suo nome, sullo sfondo una sua foto e sul mio cuore un tonfo, che mi ricordava di essere completamente cotto.
Premetti il tasto verde e lo avvicinai all'orecchio, lasciando che la sua voce mi entrasse fin sotto pelle, roca e calda come il miele, sembrava essersi appena svegliato e considerato l'orario, sicuramente era così.
"Piccolo, finalmente. Stavo iniziando a preoccuparmi" disse dall'altro capo, accennando uno sbadiglio.
Nonostante tutto, non potevo che immaginarmi al suo fianco in quel momento, stretto tra le sue braccia calde, dopo l'ennesima notte di passione.
Mi schiarii la voce, tentando di allontanare quei pensieri, dovevo solo ricordarmi il motivo per cui stavo facendo tutto ciò.
"Sì, scusami è che non c'è stato campo per tutto il tragitto""Stai tranquillo, l'importante è che tu stia bene. Quando torni? Questo letto è grande e vuoto senza il tuo corpicino freddo da riscaldare" rispose allegro, così dolce da non poter essere finto, no?
"Torno presto.." mormorai, affondando le unghie nei miei jeans, cercando di mandare giù il groppo in gola.
"Ora devo andare, ti scrivo più tardi""Va bene piccolo ma sbrigati a tornare da me" finì, buttando altro sale sulla crepa che avevo al centro del petto.
Fissai il telefono, avvertendo gli occhi degli altri addosso, la macchina rallentò fino a fermarsi del tutto e quando rialzai lo sguardo, vidi il cartello d'entrata dell'università di Chicago.
**
"Come facciamo a trovare il tizio? Andiamo per il campus a sfoggiare Leo, richiedendo il suo sosia?" domandò Yves agli altri.
"Ci sarà una segreteria, idiota!" gli rispose Vincent, con ovvietà.
"E tu credi davvero che daranno delle informazioni a noi?" obbiettò, facendomi sospirare.
"Ragazzi, per favore. Non complichiamo maggiormente le cose" dissi, zittendoli, nonostante entrambi avessero ragione.
Facemmo un giro dell'immenso campus, incrociando facce nuove e nessuna che mi somigliasse.
D'un tratto, qualcosa o meglio, la voce di qualcuno attirò la mia attenzione, facendomi voltare di scatto.
Una ragazza dai corti capelli scuri e un paio di occhiali sul naso, esclamava il nome di Tyler, agitando una mano nella mia direzione.
Ci fermammo e la ragazza accorse verso di noi, sorridendo esageratamente, almeno finché non si accorse che io non ero il ragazzo che stava cercando.
"Oddio.. Scusami, credevo fossi un mio amico. Ti ho scambiato per lui, siete praticamente identici" mormorò dispiaciuta e in imbarazzo.
Eccola qui la mia opportunità, pensai, prendendo coraggio.
"In realtà anche noi stiamo cercando Tyler, vorrei parlargli ma non abbiamo idea di dove trovarlo""Sei un suo parente! Ecco perché la somiglianza" esclamò, aprendosi in un altro sorriso.
"Qualcosa del genere.." mentii o non ci avrebbe mai portato da lui, anzi mi avrebbe preso per pazzo, come sicuramente Tyler avrebbe fatto di lì a breve.
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Atychiphobia
Teen FictionATYCHIPHOBIA {paura spropositata, ingiustificata e persistente di fallire e di commettere sbagli}