Capitolo 15

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Pov Leonard



Alternai lo sguardo tra Austin e Yves, il primo si stava contenendo per amor mio, il secondo scoppiò a ridere, fregandosene del mio povero orgoglio.

"L'hai mollato lì, con il cazzo in mostra, davanti sua sorella!" esclamò, ridendo fino alle lacrime.

"Ti odio" mormorai, poggiando la fronte contro il ripiano di marmo, mentre anche il bambolotto rideva.

"Non capisco perché ti sei nascosto dopo" commentò e alzai la testa, stringendomi nelle spalle.

"Non lo so, l'ho trovato stupido anche io ma mi è salito il panico!" cercai di difendermi, non ottenendo il giusto conforto da nessuno dei due.

Dovevo farmi dei nuovi amici! Questi erano difettosi.

"Oddio, perché con Ian te ne esci sempre con queste figure del cazzo?" chiese Yves, asciugandosi gli angoli degli occhi.

"Lo chiedi a me? Non so come farò a lezione, con i suoi occhi puntati addosso ma non ci devo pensare. Devo andare a casa e parlare con i miei, voglio capire cosa stanno complottando" sospirai, stavolta Yves mi fu accanto e la sua mano strinse la mia spalla.

"Si sistemerà tutto in un modo o l'altro, sia con gli stronzi, che con il bel professore" mi confortò, lasciandomi anche un bacio fra i capelli.

Okay, forse non erano del tutto difettosi.



Pov Yves




Chiusi la porta dell'appartamento di Vincent, per percorrere il breve corridoio e finire davanti a quella di Damyan.

Mentre borbottavo qualcosa su come fosse comoda quella disposizione di appartamenti, infilai la chiave nella serratura e la feci scattare, catapultandomi dentro.

La scena che comparve davanti ai miei occhi, mi fece innervosire ed eccitare, soprattutto eccitare.

Damyan, ricoperto ancora di lividi, seppur sbiaditi, a terra, sudato e nudo, se non per dei pantaloncini.

L'idiota stava facendo le flessioni da chissà quanto a ritmo di una canzone rock, per la quale non aveva avvertito la mia presenza.

Corsi a spegnere il dannato affare da cui proveniva la musica, incrociando le braccia al petto, osservandolo dall'alto con gli occhi stretti a due fessure.
"Esattamente quale parte di: riposo e medicine, non ti è chiaro?"

Sbuffò sonoramente, tirandosi su con qualche smorfia in viso, era il minimo dopo lo sforzo.
"Quella roba ci sta mettendo una vita, per cui tanto vale aumentare la soglia del dolore. Parte sempre tutto dalla testa e non posso aspettare" rispose, afferrando un asciugamano con il quale si pulì il viso, concedendomi di guardare il bel corpo.

"Non aumenti un bel niente, non ti lascerò soffrire per le tue manie di masochismo!" sbottai, domandandomi perché a volte, sembrava di parlare con un bambino capriccioso.

Puntò gli occhi verdi su di me, quasi volesse trafiggermi con essi e trattenni il respiro, seguendo il movimento delle sue labbra mentre pronunciava delle parole, che mi provocarono brividi ovunque.
"Devo scoparti"

Cercai di darmi quel briciolo di contegno, aggrappandomi al pensiero che non era nelle condizioni fisiche di farlo, non importava quanto entrambi lo volessimo.

"Sempre romantico" borbottai, facendo un passo indietro, mettendo ancora più distanza tra i corpi vogliosi.

"Sei qui tutti i santi giorni a ondeggiare quel culo davanti la mia faccia. Sculetti di qua, sculetti di là e pretendi che non perda il controllo?!"

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