Capitolo 19

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Pov Leonard

"Non è carino che mi trascuri così per scrivere" brontolò Ian alle mie spalle e sorrisi, continuando ad appuntarmi le ultime idee.

"Sai come è l'ispirazione"

"Una puttana" affermò con sicurezza, facendomi scoppiare a ridere.

"Cazzo, hai ragione!" esclamai, muovendo velocemente le dita sulla tastiera del portatile.

Quelle ultime due settimane erano volate, tra appuntamenti segreti, incontri nel suo ufficio, a casa mia, a casa sua.. Mi sentivo un po' in colpa, vivendo a pieno la mia felicità, mentre i miei due migliori amici pativano le pene dell'inferno.

Damyan aveva lasciato la città, ma nonostante ciò rispondeva ai miei assillanti messaggi, per rassicurarmi sul fatto che stesse bene, o almeno così diceva. Parlavo di meno con Austin, il quale non era più l'assistente personale di Vincent, aveva ripreso il suo vecchio lavoro nella casa di moda e evitava il gigante in ogni modo possibile.

Io stavo provando delle emozioni assurde, seppur non potessi urlare al mondo di avere l'uomo più sexy della terra.

"Come hai fatto a convincermi a venire fuori città?" domandai d'un tratto, chiudendo il portatile e voltandomi verso di lui, nudo al centro del letto, con il lenzuolo che malamente copriva le parti intime.

"Beh, eri stanco di stare a gambe all'aria a casa mia o in ufficio" scrollò le spalle, facendomi inarcare un sopracciglio e incrociare le braccia al petto.

"Ma se da quando siamo arrivati qui, sono stato sempre a gambe all'aria!" esclamai, facendolo scoppiare in una risata alla quale non riuscii a resistere.

Guardai come un ebete il suo viso, gli occhi che si strizzavano mentre le labbra si aprivano, incurvandosi e mostrando una dentatura perfetta.

"Piuttosto, fammi leggere cosa hai scritto che le ultime sceneggiature hanno fatto schifo" affermò noncurante, causandomi una smorfia.

"Sempre molto schietto tu! E poi no! Non tutto ciò che scrivo lo mostro a qualcuno.. Anzi, forse ho più cose chiuse in cassetto che altro" mormorai, gattonando verso il suo corpo, fino a salire a cavalcioni su di lui.

"Ma io sono il tuo professore, nonché un professionista in campo. So come rendere qualcosa un capolavoro" sussurrò, posando le mani sulle mie cosce, su cui iniziò a tracciare disegni astratti, provocandomi qualche brivido.

"Bisogna essere pronti per i capolavori altrimenti non se ne crea un secondo, non trovi?" mi abbassai con il busto alle sue labbra, affondando i denti su quello inferiore per morderlo leggermente e succhiarlo, muovendo i fianchi contro la sua erezione già formata al di sotto del lenzuolo.

"Dovresti partecipare al concorso quest'anno, ci provano sempre tutti, anche quelli molto meno qualificati di te. È un'opportunità che non puoi lasciarti sfuggire ogni anno" disse, frenando i miei movimenti.

Posai entrambe le mani al centro del suo petto e sospirai, incatenando gli occhi nei suoi, caldi e marroni.
"Sai come vanno queste cose, alla fine vincono i soliti raccomandati"

Le sue mani salirono sui miei fianchi, che strinsero appena mentre scuoteva il capo, in disaccordo.
"Faccio parte di quelle persone che crede al talento, non alle raccomandazioni, non alle mode, non a chi fa ciò che fa per accontentare qualcuno. Credimi Leonard, alla fine dei giochi, brillano solo le stelle che hanno luce propria"

Rimasi in silenzio, con quelle parole che si ripetevano all'infinito nella mia mente. Forse era quello ciò di cui avevo bisogno, forse era lui ciò di cui avevo bisogno, qualcuno che mi mostrasse la luce dentro di me, che non riuscivo a vedere.

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