Pov Vincent
Otto del mattino, un caffè scadente in mano ed io, rincoglionito e di pessimo aspetto, sopra uno sgabello in cucina.
A farmi svegliare del tutto, ci pensò il suono del campanello e dopo qualche attimo, trascinai il corpo verso la porta, che aprii, trovandomi davanti il ragazzo di cui avevo dimenticato l'esistenza.
"Buongiorno" mormorò, arrossendo visibilmente, per il mio corpo totalmente esposto.
"Buongiorno a te" risposi, corrugando la fronte.
Perché era lì?
"Ho comprato la colazione, non so se vivi solo o con qualcuno, così ho portato diversi dolci e bevande. Ovviamente per te, muffin allo yogurt e cioccolato"
Mezzo addormentato com'ero, non mi resi conto di non averlo più davanti, bensì dentro casa.
Solo quando misi a fuoco il vuoto corridoio, mi voltai per trovarlo in mezzo alla cucina, il vassoio poggiato sul banco e un sorriso troppo esagerato per essere mattina.
"Come fai a sapere il mio tipo di muffin preferito?" fu la mia domanda, mentre richiudevo la porta e raggiungevo lo sgabello, che avevo abbandonato a causa di quella intrusione.
"È ciò che ordini sempre a lavoro.." rispose leggermente intimorito.
Lo osservai meglio, intanto che giocava con le sue dita, nascoste per metà dalle maniche della felpa troppo lunghe.
"Mi osservi mentre mangio i muffin?" chiesi, ancora più confuso, mettendolo in imbarazzo.
"No! Io.. Mi occupo delle colazioni.. Ero attento nel caso mi chiedessi di portartela un giorno.. Ma non l'hai mai fatto" si strinse nelle spalle e mollai il mio caffè scaduto, per deliziarmi del ben di Dio riposto sul mio bancone.
"Non sono il tipo che ordina a qualcuno di farsi prendere qualcosa. Ho due gambe e mani come tutti, posso farlo da solo ma grazie per questo" dissi, tendendo le labbra in un ampio sorriso, che fece arrossire le sue guance pallide.
Dopo il primo morso al gustoso muffin, mi concessi un'altra rapida occhiata dall'alto in basso, soffermandomi sugli occhi, nascosti dalle lenti degli occhiali. Sembravano chiarissimi ma da quella distanza, non riuscivo a scorgere l'esatto colore.
"I tuoi occhi sono azzurri?" domandai incuriosito, a bocca piena.
La mia voce lo riscosse e mi guardò per un paio di secondi prima di rispondere, visibilmente a disagio."No.. Non proprio. Sono strani.." mormorò, dondolandosi da un piede all'altro.
Inclinai la testa da un lato, mandando giù il boccone di cibo e mi alzai, facendo il giro del banco, fino a trovarmi davanti a lui.
"Me li fai vedere?" sussurrai, abbassando lo sguardo al suo viso.Alzò il mento incerto verso di me, la differenza d'altezza faceva quasi ridere e per quanto fossi già abituato con Yves, Austin era addirittura più basso.
Annuì lentamente e portai entrambe le mani ad afferrare i suoi occhiali, togliendoli dal bel viso, così da studiare quegli occhi chiari.
Sbatté le ciglia un paio di volte, come a doversi abituare alla luce e finalmente, vidi le iridi bianche come la neve.
Alcune striature di celeste le impreziosivano, rendendole un vero e proprio spettacolo da ammirare."Wow" sussurrai imbambolato. Sembrava che avessero il potere di ipnotizzare, tanta era la bellezza.
"Sono stupendi, perché li nascondi con gli occhiali? Non rendono la fottuta idea"Le pupille si allargarono, eclissando quasi interamente il bianco e le lunghe ciglia tremarono di nuovo.
"Non ho problemi di vista, sono sensibili alla luce, per questo li proteggo con gli occhiali.." rispose e senza che me ne accorgessi, mi ero avvicinato tanto da sentire la stoffa morbida della sua felpa a contatto con la mia pelle.
STAI LEGGENDO
Atychiphobia
Novela JuvenilATYCHIPHOBIA {paura spropositata, ingiustificata e persistente di fallire e di commettere sbagli}