13.

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Cammino sulle nuvole, mi sento leggera, felice, rilassata. Il sole splende in cielo, gli uccellini cantano, la mia vita è di nuovo perfetta.
Chad non c'era a pranzo, questo significa che ho potuto limitarmi ad addentare una mela senza che nessuno mi guardasse in modo apprensivo e preoccupato.
D'altronde, essendo seduta con le cheerleader, non ho visto nessuno mangiare pizza o patatine. Tanisha aveva una misera insalata sul vassoio, Mary una barretta proteica, Tyler un hot dog con chili, una fetta di torta e una ciambella. Odio Tayler.
Essendo un ragazzo è accettabile che mangi di più per mettere su massa muscolare; per la prima volta in vita mia vorrei essere un ragazzo.

Raggiungo il parcheggio della scuola e tento di concentrarmi su ciò che mi circonda, per evitare di rischiare che questa volta Alex Walker faccia centro e mi tiri sotto con la sua auto. Nonostante io cammini sulla zona pedonale, però, la macchina nera che improvvisamente mi affianca sembra piuttosto minacciosa. Ne capisco il motivo quando il finestrino dal lato del conducente si abbassa, ed i miei occhi incontrano proprio quelli di Alex. Grandioso.

« Dove stai andando? Pensavo volessi cominciare oggi a studiare chimica.» esordisce con la fronte corrugata. La sua auto sta andando a due all'ora, forse meno, e dietro di essa si è già creata una fila piuttosto lunga di macchine che vogliono uscire dal parcheggio. Lui sembra non curarsene.

« Cammino fino a casa, tu puoi precedermi, è in Cherry... »

« Street.» completa interrompendomi. « Lo so dove abiti, ma sono almeno quaranta minuti a piedi, quindi sali in auto.».

Non so se essere più confusa perchè sa dove si trova casa mia o perché mi sta offrendo un passaggio in auto. Fatto sta che voglio camminare, mi serve a bruciare più calorie, le 90 calorie contenute nella mela, per lo meno. « Ci vediamo lì, Alex.» lo freddo.

Prima che lui possa ribattere, qualche coraggioso suona il clacson ad incitarlo a muoversi. Vedo il suo volto diventare una maschera di odio e rabbia, i muscoli delle sue braccia tendersi all'inverosimile, le sue mani stringere il volante.
Ucciderà chiunque sia stato.
Oddio.
Oddio.

« Ok, vengo con te.» annuncio in un tentativo di distrarlo. Sembro riuscirci, poiché quando salgo sulla sua auto, la quale è incredibilmente pulita e non puzza di sigarette come mi ero immaginata, lui parte come se niente fosse.

Mi allaccio la cintura di sicurezza mentre ci immettiamo in strada, dopodiché sospiro e mi abbandono contro lo schienale. Non so se restare in silenzio o cercare di fare conversazione, non so se un mio tentativo di parlare potrebbe rovinare i miei piani portando Alex a scaricarmi prima ancora di cominciare con le ripetizioni di chimica, tuttavia qualcosa da dire ce l'ho. « Perché sai dove abito?» chiedo confusa.

Alex tiene gli occhi fissi sulla strada e, dopo almeno un minuto, perdo la speranza che possa rispondermi. Invece lo fa. « Mia madre è una parrucchiera, una volta è venuta a casa tua per aiutarti a prepararti per un concorso, mi ha portato con sé.»

« Ma... ho smesso di partecipare ai concorsi quando avevo dieci anni.» replico, sempre più perplessa. « Ti ricordi ancora dove abito?»

« Era una bella casa, non se ne vedono molte cosí.» mi liquida, improvvisamente irritato.
Capisco di non dover tirare troppo la corda, eppure ho un mucchio di domande da fargli. Per esempio non ricordavo che fosse mai venuto a casa mia quando eravamo piccoli, anche perché la nostra prima conversazione risale alle terza media e si trattava, ovviamente, di una litigata.

Il silenzio che torna a calare in macchina è pesante ed abbastanza imbarazzante, non credo possa andare peggio.

Invece va peggio.

Una volta scesi dall'auto ed entrati in casa, noto come Alex si guardi intorno esaminando ogni particolare di quello che è il posto in cui vivo. Mi sento stranamente nervosa, in soggezione neanche stessi aspettando il suo verdetto. Eppure lui non dice niente, e dopo almeno dieci minuti decido di prendere il controllo della situazione.

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