49.

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Percorrere Magnolia Street in piena notte non è qualcosa che il comitato del turismo di St Marys consiglierebbe, non è qualcosa che mia madre approverebbe, non è qualcosa che una persona in pieno possesso delle sue facoltà mentali farebbe. Ma io sono arrabbiata, sono furiosa, talmente tanto da ignorare il silenzio agghiacciante disturbato dai cani che abbaiano, le case fatiscenti, i lampioni rotti e l'oscurità dilagante.

Muovo un passo dopo l'altro decisa, sicura, determinata, finché non mi ritrovo di fronte al vialetto che stavo cercando e ad una velocità impressionante raggiungo la porta in legno scuro. Normalmente proverei imbarazzo a presentarmi così a quest'ora, rifletterei per dieci minuti se bussare o meno e poi probabilmente girerei i tacchi. Questa notte sbatto il pugno sulla superficie dura e fredda senza nemmeno rifletterci.
Dopo un minuto, un lunghissimo minuto di silenzio, ricomincio, più forte, con più insistenza, finché la serratura non scatta e la porta si spalanca.

« Ma che cazzo... » di fronte a me trovo un Alex assonnato, con i capelli castani scompigliati, il petto nudo e dei pantaloni della tuta grigi come unico capo d'abbigliamento. Non mi faccio distrarre, mentre i suoi occhi prima leggermente socchiusi ora sono sgranati per la sorpresa, sembra non stia nemmeno respirando.
La rabbia che provo, e che negli ultimi minuti non ha fatto altro che crescere a dismisura e bruciarmi dentro, mi spinge a rompere l'incanto: il mio braccio si alza velocemente ed il palmo della mia mano destra entra in collisione con la guancia di Alex, in modo talmente forte e deciso che l'impatto sembra risuonare per tutta la via.

Alex rimane immobile, ormai mi rivolge solo il suo profilo. I suoi muscoli entrano in tensione, mentre il suo respiro accelera a dismisura. « Ti odio.» sibilo iraconda.

All'istante il suo viso scatta di nuovo nella mia direzione ed i suoi occhi puntano i miei. Capisco subito che non è arrabbiato, ma stranamente felice. « Daisy, che diavolo...»

« Hai venduto le tue cazzo di pillole al mio ragazzo!» esclamo posando le mani sui suoi pettorali e spingendolo. Lui indietreggia, il divertimento abbandona il suo volto, ora sostituito dalla paura. « Gli hai venduto quella roba!»

« Daisy, calmati.» mi intima cercando di prendermi le mani, ma io le ritraggo e proseguo nella mia sfuriata.

« A New York ti ho chiesto se c'era altro che avrei dovuto sapere, e tu hai detto di no!» continuo, prima di spingerlo nuovamente. Questa volta, però, Alex riesce  nel suo intento: le sue mani afferrano le mie e con un movimento rapido il suo corpo mi costringe a spostarmi verso una delle pareti. Bloccandomi fra sé ed il muro mi guarda dritta negli occhi, prima di posare la fronte contro la mia ed abbassare le palpebre. Vorrei ribellarmi, vorrei urlare ancora, ma la sua presa è troppo stretta ed io sono stremata. « Perché non me l'hai detto?» chiedo con un fil di voce, sentendo nuove lacrime solcarmi il viso.

Alex stringe la presa, subito dopo sospira. « Non era il mio segreto, Daisy.» spiega, per poi riaprire gli occhi e fissarli ancora nei miei. « E avevo paura di una reazione del genere da parte tua.»

« Tu avevi paura? E cosa pensi stia provando ora?» chiedo, sentendo il groppo in gola farsi più pressante. « Alex, Chad ha preso quelle pillole a causa mia.» affermo, mentre sento il senso di colpa togliermi il respiro.

All'istante l'espressione di Alex cambia, ora sembra infastidito, forse addirittura arrabbiato. « Che cazzo ti ha detto quel coglione?»

« Alex...»

« Non le ha prese a causa tua, Daisy.» mi interrompe Alex deciso. « Le ha comprate all'inizio dell'anno scolastico, è stato il primo ad usarle.»

« Cosa?» chiedo con un fil di voce.

« Ha continuato a comprarne finché io non ho smesso di venderle.» conclude sincero.

Scioccata, cerco di mettere insieme gli indizi e di capire che cosa sia successo alla Memorial High sotto il mio naso.
Chad ha cominciato a prendere le pillole prima che io mi ammalassi, non a causa mia. Alex ha continuato a fornirgliele e per questo motivo Chad è sempre stato restio ad affrontarlo durante i nostri litigi. Quando Alex ha smesso di vendere quella roba, poi, Chad ha iniziato a comportarsi in modo strano, come quel giorno in cui hanno quasi fatto a botte in mensa. Ha passato mesi a dirmi di stare alla larga da Alex Walker, di non fidarmi di lui, ma non l'ha fatto perché voleva proteggermi: l'ha fatto perchè aveva paura che avrei scoperto la verità, e quando è successo mi ha dato la colpa di tutto.

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