19.

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L'aria fresca mi accarezza la pelle, la luce dell'alba comincia ad illuminare le strade di St Marys.
Muovo un passo alla volta, più velocemente o più lentamente a seconda di cosa mi dice il mio corpo.
Mi sta urlando di fermarmi da almeno dieci minuti, lo so, ma a volte è più insistente, altre meno e riesco ad ignorarlo.

Corro finché il petto mi fa male, finché la gola mi brucia e le gambe rischiano di cedermi. Corro spingendomi oltre i miei limiti.
Corro.
Sempre.

🌼🌼🌼

Quando apro la porta di casa, nella mia testa aleggia una preghiera silenziosa: cha mia mamma stia ancora dormendo.
Ovviamente non è così.

« Daisy, ma dove sei andata alle cinque del mattino?!» sbotta, tenendo le mani sui fianchi fasciati in un elegante abito color cipria. È impossibile trovarla impreparata, che siano le cinque di pomeriggio o le sei del mattino, i suoi capelli biondi saranno sempre in piega, la collana di perle adagiata sul suo collo.

« Sono andata a correre.» spiego con semplicità, ancora con un po' di fiatone. Lei mi guarda confusa, mentre io decido di superarla per andare a farmi una doccia e prepararmi per la scuola.

« Daisy, la colazione...»

« Mangio qualcosa a scuola.» la interrompo, sparendo al piano di sopra e tirando un sospiro di sollievo per averla scampata.
Non è la prima volta che vado a correre a quest'ora, sono almeno due settimane che la routine si ripete, ma fortunatamente la mamma era sempre con Trevor, o stava dormendo profondamente. Oggi ho corso un bel rischio.

🌼🌼🌼

Quando chiudo la porta di casa alle mie spalle mi sento più leggera, fuori pericolo: sono riuscita ad evitare mia madre. Lo so che è un pensiero orribile, che dovrei esserle solo grata, che questo non è un comportamento decente, ma so anche che lei è pronta a scaricarmi addosso almeno una ventina di domande a cui non posso e non voglio rispondere.

Tengo gli occhi bassi e mi mordo il labbro inferiore, mentre penso che questa situazione faccia davvero schifo, ma non appena alzo la testa capisco che può andare peggio, e va peggio.
Chad sta avanzando nella mia direzione, deve essere appena sceso dalla sua auto parcheggiata nel vialetto di casa mia. Mi guarda attentamente, con occhi scuri e preoccupati, nel frattempo io mi torturo le dita, presa da uno stato di ansia e nervosismo. È paradossale che vederlo, fino a qualche giorno fa, mi provocasse felicità ed emozione.
Ora c'è solo la paura.

« Stavi scappando?» domanda, ormai ad un passo da me. Io scuoto la testa, ma non mi azzardo a parlare. « Andiamo a scuola insieme, Daisy, come sempre.»

« Non hai gli allenamenti?» chiedo confusa. Lui risponde con una scrollata di spalle. « Chad, il football è importante e...» mi interrompo non appena vedo i suoi occhi fissarsi su qualcosa alle mie spalle, mi volto leggermente e quasi mi viene un colpo: la mamma fissa entrambi dalla finestra della cucina, tenendo le braccia incrociate mentre mi esamina sospettosa. È inquietante.

« Cosa succede?» domanda Chad confuso.

« È arrabbiata con me.»

« Arrabbiata?» ripete corrugando la fronte.

Sono ancora più nervosa, sta facendo troppe domande e non mi piace. Se dovessi rispondergli con la verità, scoprirebbe delle corse e si insospettirebbe, o peggio, comincerebbe a preoccuparsi. Presa dal panico, faccio l'unica cosa che mi viene in mente: accorcio definitivamente le distanze, afferro il colletto della sua giacca e porto le sue labbra sulle mie.
È sin troppo facile distrarlo: ci vuole un secondo perché le sue mani scendano sui miei fianchi e li stringano, ancora meno perché il suo respiro venga a mancare ed il suo cuore cominci a battere all'impazzata.
Un rumore, tuttavia, ci disturba, ci riporta nel mondo reale e ci fa sussultare colpevoli. Mi basta voltarmi di nuovo per vedere mia madre che bussa sul vetro della finestra ed alza un sopracciglio scettica.
Chad si mette a ridere continuando a stringermi a sè, mentre io divento bordeaux.

« Dobbiamo andare, Daisy.» sospira, prima di lasciarmi un casto bacio sulla guancia e di prendermi per mano.

Non mi ha chiesto della colazione. Ha funzionato.

🌼🌼🌼

« Daisy, non farti pregare!» la voce di Tanisha, dall'altra parte della cornetta, è supplichevole.

Io però non cedo. « Ho da fare, te l'ho detto.»

« Troppo da fare per venire a mangiare una pizza con me?» domanda scettica.

« Sì, troppo da fare.» confermo intrecciando le stringhe delle mie scarpe da tennis.

« Che cosa? Sentiamo...»

« Devo studiare chimica, lo sai che è il mio punto debole.»

« Ma...» ribatte cominciando a diventare veramente nervosa. « Daisy, sono almeno due settimane che studi chimica.»

« Che fai? Conti i giorni?»

« Lo sai cosa voglio dire. Ora che non sei più nelle cheerleader sta diventando impossibile vederti.» mi rimprovera.

Non la fermo: so che ha ragione, ma allo stesso tempo io ho i miei motivi per evitare di uscire con lei. Ogni volta tutto si riduce ad un gelato da Flower's, una cioccolata da Starbucks, dei pancakes da IHOP. Insomma, sembra che ogni cosa porti al cibo ed io... io non posso. Non me lo merito, non se voglio tornare nelle cheerleader. Lo so che Tanisha sta passando un periodo difficile a causa di Dan e del suo tradimento, però prima raggiungerò il mio obiettivo e prima potrò aiutarla senza dover danneggiare me stessa o la mia copertura.

« Mi dispiace, Tanisha, ma ho un mucchio di compiti e...»

« Non esci più neanche con Chad.» mi interrompe seria.

Il respiro mi viene a mancare, lo stomaco mi si contorce. « Tu come fai a saperlo?»

« Me ne ha parlato, Daisy! Dio Santo, crede di averti fatto qualcosa!».
Oddio.
Posso sentirmi più in colpa di così?
« Non è che con Alex Walker...?»

« "Con Alex Walker" cosa?» chiedo confusa e leggermente disgustata.

« Be', Daisy, avete lavorato insieme ad un progetto per chimica e un paio di settimane fa nei corridoi eravate praticamente abbracciati...»

« Stavo cadendo!» spiego presa dal panico, soprattutto per quello che Chad potrebbe pensare nel sentire certe voci. « Stavo cadendo e lui mi ha presa!»

« Daisy, so che lo odi e lui ti detesta, ma è pur sempre un gran bel ragazzo e avete passato tanto tempo insieme...»

« Tanisha, devo andare.» concludo, stanca di queste ipotesi assurde. Ci mancherebbe solo un flirt con Alex Walker per completare il quadro.
No, grazie.
Attacco prima che lei possa ribattere, subito dopo abbandono il cellulare sul letto e sgattaiolo fuori dalla mia stanza.
Sono le otto di sera, ma fuori è già buio pesto.

La temperatura si aggira intorno agli otto gradi, non è l'ideale per correre in top e pantaloncini, ma io non posso permettermi di aspettare che il tempo sia più mite.
Per questo muovo un passo dopo l'altro, sentendo il mio corpo e la mia mente gridare di fermarmi ad appena cinque minuti dall'inizio della corsa.
Ho mangiato una mela.
Ho mangiato un'insalata con dei pomodori e del pollo alla piastra.
Ho cenato con uno yogurt.
Ho segnato tutto sul mio diario.

Corro per quelle che sembrano ore, probabilmente si tratta di appena dieci minuti, tuttavia metto tanta distanza fra me ed il numero 319 di Cherry Street, da ritrovarmi in mezzo agli alberi del bosco che precede il lago.
Non era in programma, decisamente non lo avevo pianificato, eppure continuo a correre perché, nonostante i polmoni siano allo stremo ed il mio stomaco si stia ribellando, so che se voglio vedere dei risultati devo andare oltre i miei limiti.

Eppure, tanta fatica e tanto sforzo vengono vanificati nel momento in cui finisco addosso a qualcuno sbucato dal nulla dell'oscurità: Alex Walker.

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