37.

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È mercoledì, sono passati quattro giorni dalla partenza di Chad.
Devo ammettere di essere fiera di me stessa, pensavo che senza di lui non sarei nemmeno riuscita a varcare l'entrata della Memorial High senza sentirmi a disagio o spaesata, invece ce l'ho fatta.
Le lezioni stanno andando avanti, io sto andando avanti.

Certo, non posso negare che dopo le nostre brevi telefonate serali non mi senta malinconica, non posso di certo mentire dicendo di non aver pianto la sera in cui è partito, e non posso dire che non mi manca, ma pensavo che sarebbe stato peggio, ecco tutto.

Dato che Christian Weston ha un convegno ad Atlanta, per oggi gli allenamenti delle cheerleader sono sospesi ed io, da ragazza matura, ho deciso di dedicarmi allo studio.
Mi sono dovuta rifugiare nella biblioteca della scuola, visto che il club del libro di mia mamma si terrà al numero 319 di Cherry Street.
Per un attimo ho avuto il timore che non fosse stata una scelta saggia: una volta varcata la soglia ho passato più tempo a rispondere ai saluti che a studiare, ma pian piano le chiacchiere si sono acquietate, anche perchè la bibliotecaria ha minacciato di cacciare tutti fuori.

Sospiro, mentre i miei occhi scandagliano gli scaffali pieni di libri alla ricerca di una biografia sulla vita di Hemingway. Quando la trovo sorrido compiaciuta e la afferro prima che qualcuno possa rubarmela.

« È per la Cartwright?» chiede una voce alle mie spalle.

Mi volto sorpresa, e sorrido gentilmente nel vedere Catherine del giornalino della scuola di fronte a me. « Sì, ho un saggio da consegnarle.»

« Dovresti farlo su Steinbeck.» mi consiglia cordiale. « L'anno scorso nessuno ha voluto analizzare "L'inverno del nostro scontento" e lei ne è rimasta talmente delusa da assicurarsi che il voto più alto sarebbe stata solo una C.»

« Oh...» sussurro sorpresa, dopodiché mi volto velocemente e ripongo il libro nello spazio vuoto che aveva lasciato. « Grazie, Catherine.» le dico tornando a guardarla. Lei mi sorride lievemente, sposta una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio e fa per allontanarsi, tuttavia vengo colpita da un pensiero improvviso. « Catherine?» la chiamo, beccandomi un'occhiataccia da parte della bibliotecaria. La ragazza si gira all'istante, confusa, mentre io decido di sussurrare le parole successive. « Ti ricordi che all'inizio dell'anno volevi parlarmi di qualcosa?».

La sua espressione si fa incredibilmente seria, le sue guance lievemente rosse. « Me lo ricordo, ma non ho mai trovato l'occasione giusta, e poi Alex quel giorno...»

« Di cosa si trattava?» domando interrompendola. Non voglio sentire parlare di Alex, non penso a lui da giorni ormai e a parte durante le conversazioni con Tanisha è davvero raro che senta pronunciare il suo nome.

« Io... non sono più sicura che sia una buona idea parlartene.» mormora Catherine nervosa, torturandosi le mani.

« Ora sono curiosa.» replico facendomi seria.

Catherine sembra pensarci a lungo, si guarda intorno, scrocchia le nocche, infine sospira e mi fissa negli occhi. « Ok, vieni con me.» sentenzia, prima di avvicinarsi, afferrarmi un polso e trascinarmi verso l'uscita della biblioteca.

Ringrazio il cielo di aver messo lo zaino in spalla prima di cominciare a cercare il libro, tuttavia il mio sollievo è seriamente messo a terra dalla curiosità che provo. Di cosa vuole parlarmi Catherine? E perché sembra così in imbarazzo?

Finalmente arriviamo alla sua meta: l'aula di computer dedicata al club di giornalismo. Quando Catherine apre la porta all'interno della stanza non c'è nessuno, i nostri passi riecheggiano tra le mura, fino a che Catherine non si ferma di fronte ad una scrivania, tira fuori delle piccole chiavi dalla tasca dei jeans ed apre uno dei quattro cassetti posti sul lato destro del mobile.
Osservo i suoi movimenti sempre più confusa, le braccia incrociate al petto e la strana sensazione che di qualunque cosa si tratti non sia positivo. Alla fine Catherine posa una piccola cartelletta rossa sulla scrivania, la apre e davanti a me trovo ciò che la agita tanto.

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