Capitolo 4

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"Signor Sona, come da lei richiesto abbiamo effettuato il test del DNA sulla bambina. Risulta completamente incompatibile con il suo. Possiamo confermarle che non è sua figlia."

"Grazie mille. Siete stati davvero gentilissimi. Quando potrò avere il corpo della madre per il funerale?"

"Oggi in giornata. L'autopsia che abbiamo svolto su di lei ci ha confermato la nostra prima ipotesi. Sono stati gli psicofarmaci ad ucciderla. Anzi nel sangue ne risultava una dose enorme. Evidentemente in un momento, magari più sottotono del normale, la signora ha gettato giù una dose enorme, a quanto risulta a noi quasi tutto il flaconcino"

"Mi scusi, mi tolga una curiosità. Lei era il suo dottore. Nel momento in cui le aveva chiesto di interrompere la somministrazione di psicofarmaci, aveva chiarito a Paola quali sarebbero potute essere le conseguenze?"

"Si, la signora aveva tutto chiaro in mente, o per meglio dire, la mente non era per niente lucida. Quando lei l'ha lasciata, lei si trovava in una fase in cui aveva iniziato da poco gli incontri con me. Mi aveva parlato del fatto che finalmente dopo tanto tempo era riuscita a capire di amarla davvero follemente e che a breve vi sareste sposati. Però notava delle incongruenze con il suo carattere e poiché era un soggetto molto instabile si era fatta una colpa di quel dissesto. Quando poi lei la lasciò per un uomo, fu la fine. Arrivò una sera sotto casa mia. Piangendo a dirotto. Bussò e suonò il citofono incessantemente svegliando tutto il palazzo e quando ebbi modo di raggiungerla, mi abbracciò con una forza enorme e si lasciò andare tra le mie braccia disperata. La feci dormire in casa mia dopo averla calmata e solo il mattino successivo riuscì a spiegarmi cosa era successo. Le assicuro che abbiamo passato 2 mesi e mezzo di lotte. Ho lottato tantissimo per farle capire che il problema non era lei, ma che comunque nella vita non si può scegliere chi amare. Sembrava aver capito. Era più calma, grazie anche ai farmaci che assumeva. Poi di colpo viene a sapere della gravidanza e ricade di nuovo nel tranello della disperazione. Non la vedevo da mesi ormai. Avevo provato più volte a ricontattarla, perché avevo preso a cuore la sua situazione. Ma niente. Nessuna risposta. Poi mi venne il flash e chiamai Monica. Mi disse che eravate tornati insieme e che Paola sembrava stesse di nuovo bene. Nessuno dei due poteva immaginare questo rovescio della medaglia. Mi dispiace molto per lei."

"Quindi lei mi sta dicendo che pur sapendo che in quel modo avrebbe ucciso la bambina, lei ha continuato ad assimilare farmaci?"

"Evidentemente nella sua mente malata, lei cercava il matrimonio con lei. Non avrebbe voluto la bambina. Ma la bambina poteva essere una buona occasione per farvi ricongiungere e una volta sposati e aver perso la figlia, lei credeva che non vi sareste più lasciati. Però sicuramente la situazione le sarà sfuggita di mano."

"Maledetta. Che lei sia Maledetta!"

"Signor Sona, perché dice cosi? Alla fine forse è anche un po colpa sua quello che è successo!"
"Si. Magari anche io ho tante colpe. Ma io non avrei mai agito in quel modo. Io non avrei mai tentato di uccidere mia figlia per riavere il mio vero e unico amore. Mi ha minacciato più volte. Mi ha detto che, quella figlia che lei spacciava per mia mi avrebbe saputo morto se non avessi agito come lei voleva. Ho rinunciato all'amore della mia vita per quella bambina. E adesso sapere che lei, solo per raggiungere i suoi scopi stava per ucciderla, bhè non mi fa per niente tenerezza!"

"La capisco sotto questo aspetto. Mi dispiace. Ma adesso pensi che la bambina sta bene e alla fine Paola, ha pagato in caro modo i suoi comportamenti."

"La ringrazio dottore. Davvero!"

Claudio era distrutto, stanco e abbattuto. Erano circa 4 giorni che passava le sue intere giornate in ospedale. Tra le visite per la bambina alle quali voleva assistere, e i diversi accertamenti per la morte di Paola ai quali era stato obbligato a partecipare, Claudio era quasi un cadavere. A stento si reggeva in piedi. Non stava mangiando. Non stava dormendo. Non stava facendo nulla che avrebbe potuto tutelare la sua salute. Questa batosta, questa verità poi, fu il colpo di grazia per lui. Non immagina Paola una donna capace di fare una cosa simile all'unica persona che aveva davvero il suo stesso sangue e che per mesi aveva portato in grembo. E adesso sapere di aver rinunciato all'unica cosa che lo aveva reso felice per un qualcosa che non era mai stato davvero suo, lo stava rendendo uno straccio. Guardava davanti al vetro quell'essere, piccola, indifesa, dolce e aveva dentro il corpo una sensazione stranissima. Un senso di protezione fuori dal normale. Piangeva e si emozionava ogni volta che incontrava il suo sorriso e si impauriva e preoccupava quando invece sentiva i suoi pianti. Aveva passato 4 lunghi giorni a guardarla da quel vetro, a tenerla in braccio, a darle il biberon e a cantarle la stessa ninna nanna che aveva cantato a Nurh.

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