Capitolo 25

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Dilettante a chi Sona? Ora ti faccio vedere io chi è il dilettante tra i due.

Mario riprese a respirare e soprattutto riprese coscienza del proprio corpo dopo che Claudio l'aveva lasciato in quel modo senza arrivare a un dunque. L'aveva lasciato con l'erezione pronta a scoppiare tra le gambe, il desiderio bollire dentro ogni cellula e le labbra ancora umide dei suoi baci. Ma Mario non era per niente un dilettante come Claudio lo aveva etichettato, anzi al contrario amava le sfide, e amava soprattutto vincerle le sfide.

Attese che entrasse in doccia e si catapultò in bagno. Riempì una ciotola con dell'acqua fredda e poi uscì un secondo in camera dove ricordava vi fosse il secchiello con il ghiaccio che poco prima il cameriere aveva portato per accompagnare lo champagne. Così buttò quel ghiaccio dentro l'acqua e portò con sé in bagno la ciotola. La poggiò sul lavello e aprì lo sportello della doccia cogliendo una meravigliosa immagine di Claudio completamente nudo. Senza avere addosso neanche un indumento Mario era lì, con le mani distese e appoggiate alle due ante laterali della doccia, torturandosi il labbro inferiore e con la voglia che vistosamente cresceva nel basso ventre alla vista di quel bellissimo e maledettissimo David di Michelangelo che gli stava riempiendo gli occhi.

L'acqua di quella doccia era tiepida, ma quando Claudio vide Mario in quelle condizioni ebbe come la percezione di essere attraversato da acqua bollente, capace di bruciare gli strati più in superfice della sua pelle. Mario lo stava guardando con due occhi che parlavano di sesso, con due occhi che parlavano di fuoco, con due occhi che sembravano volessero entrargli dentro e impossessarsi di ciò che fondamentalmente lui già giudicava suo a prescindere. Quei due occhi che Claudio smise di guardare perché fu obbligato a chiudere i propri non appena il piacere gli invase ogni fibra del corpo. Si, perché Mario si catapultò all'interno della doccia e prese a succhiare con foga i suoi capezzoli. Con una mano ne pizzicava uno, lo tirava, lo tormentava e con la bocca succhiava e mordeva l'altro. Con l'altra mano era sceso giù, laddove risiede il massimo emblema del piacere maschile, nel proibito che per Mario ormai era casa. Lo strinse fortissimo nelle mani e Claudio non potè far altro che spingere in avanti per provare una maggiore sensazione di possesso di quella mano su di lui. L'acqua scorreva sui loro corpi. I capelli bagnati, il corpo bagnato. L'acqua che ormai sembrava essere persino fredda rispetto alla temperatura dei loro corpi. Mario si abbassò e ricambiò a Claudio il favore di poco fa. Baciò la sua erezione. Uscì fuori la punta della lingue e con il piercing girò intorno alla cappella di Claudio. Alternava leccate, baci e succhi sulla punta del membro di Claudio mentre lui ansimava. Mario si sentì esplodere quell'erezione nelle mani, la sentiva crescere proprio come la voglia che stava crescendo il Claudio. "Mario st-" Claudio non ce la faceva più, le parole strozzate in gola, stava per raggiungere l'orgasmo già da quei piccoli accorgimenti che aveva avuto Mario verso di lui. Mario però non poteva lasciarsi scappare questa vittoria. Cosi smise di toccarlo. Chiuse l'acqua della doccia. E lo guardò con occhi penetranti ma che trapelavano la vittoria in pugno. Mario uscì dalla doccia.

"Mario, ma...mi lasci così? Come sfogo io adesso?"

"Acqua fredda amore e Federica!"

"Chi è Federica? E comunque l'acqua fredda non farà un cazzo, sto bollendo!"

Mario prese la ciotola che aveva messo da parte prima e gli lanciò l'acqua addosso "Proviamo con questa gelida magari cambia le cose"

Claudio raggelò. Non riusciva a muoversi per quanto quell'acqua fosse fredda. Quella temperatura l'aveva completamente pietrificato e fu lì che Mario ritornò. Gli si buttò addosso, lo prese in bocca e con foga e velocità gli ridiede la temperatura di prima che in pochi secondi Claudio buttò via con un orgasmo talmente forte e strano che non aveva mai provato prima.

"Dicevi Sona? Dilettante a chi? Ahahahaha...Cinque a tre per me e col cavolo che rimonti. Voglio proprio vedere come fai a prenderti 3 punti in un colpo solo superando la mia performance!"

***

Erano passati 5 giorni dal loro arrivo a Parigi. Tutto procedeva nel migliore dei modi. Avevano goduto e beato di ricchi momenti insieme. Avevano visitato la città e anche i luoghi più belli, persino il Louvre dove Mario era rimasto delusissimo dopo aver visto il quadro della Gioconda di Leonardo: "3 anni di università a rompere le scatole su quest'opera d'arte. Un mese e mezzo a studiare l'enigma dietro lo sguardo per poi arrivare qui e vedere un cazzo di quadro grande come un libro...Leonardo da te mi sarei aspettato la gigantografia di una parete, non il libro delle favole di Megan...e pensare che ancora ce st'hanno le lotte tra Italia e Francia pe sto coso che manco se vede". Erano andati persino a visitare la reggia di Versailles dove si erano divertiti da matti a imitare una scena del passato, ispirati da quelle stanze arricchite ancora di numerosissimi dettagli del tempo che era stato. Si erano rincorsi come bambini nel meraviglioso e immenso prato che si ergeva dietro la tenuta e si erano beati dei canti dei bellissimi uccellini che svolazzavano tra quei cespugli. Avevano visitato tutto. Proprio tutto. Solo in un luogo non erano stati e Mario continuava a chiedersi perché Claudio non lo avesse voluto portare sulla torre più famosa di quel posto. Non riusciva a capirlo e quando glielo aveva chiesto Claudio aveva spento lo sguardo sapendo che Mario sarebbe stato in grado di leggergli dentro se solo avesse voluto e aveva evitato di rispondere a quella domanda.

Era la loro ultima sera a Parigi. Domani avrebbero dovuto tornare a Verona. Claudio aveva detto a Mario che sarebbero andati a mangiare in un ristorante lungo la Senna che gli aveva consigliato Rosita. Così mentre Mario stava facendo una doccia veloce, Claudio ne approfittò per finire di sistemarsi. Circa 40 minuti dopo erano pronti. Vestiti in modo elegante. Scesero sotto e all'entrata dell'hotel c'era una limousine ad aspettarli. Claudio aprì la portiera di Mario che era ancora li imbambolato e fisso a guardarlo incredulo.

"Hai fatto le cose in grande Sona?" disse una volta salito a bordo.

"Come al solito Serpa! Come al solito...questo dilettante ha perso una scommessa ma non ha perso il suo stile"

"Precisiamo...hai perso la scommessa...e ti avviso io voglio il mio premio e lo voglio a Parigi!"

Claudio deglutì al solo pensiero di quello che Mario aveva detto di voler avere se avesse vinto e poi un sorriso gli si stampò spontaneo sul viso "..e lo avrai"

Arrivarono ai piedi della Tour Eiffel e la limousine si parcheggiò.

"Andiamo" disse Claudio.

Scesero dalla macchina e si misero proprio ai piedi della torre. Lì fermi a guardarla da sotto. Negli occhi di Mario la meraviglia, lo stupore, la magia. Era un cumulo di emozioni e di sensazioni. Adesso cominciava a capire il perché Claudio avesse scelto di non andare in quel posto se non questa sera.

"Ma noi non dovevamo mangiare lungo la Senna?"

"Non siamo poi così tanto distanti!"

Claudio prese la mano di Mario e si diressero verso l'ascensore che li avrebbe portati in cima alla realizzazione di un altro grande sogno di Mario. Vedere la città da quella cima.


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Ma ciao mie bellissime lettrici.

Come state?

Siete pronte?

Cosa succederà?

Io amo questo capitolo, semplicemente perchè è un capitolo stronzissimo, e rispetta molto il mio lato stronzo. Ahahahahahahaha...questo è un capitolo che dice tanto ma vi lascia tanti punti interrogativi e io non vedo l'ora di leggere i vostri commenti super incazzati ahahahahahahahahahah...vi avviso eh...senza quelli non continuo la storia :* :* ahahah

SBIZZARRITEVI <3

Non dimenticate le stelline. Un bacione bimbe :*

Nancy

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