Capitolo 14

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"Vado a prepararmi"

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Claudio aveva trascorso tutto il giorno in giro con Paolo. Tra una commissione e l'altra erano usciti di casa alle prime ore del mattino e stavano rientrando solo adesso. Paolo lo lasciò nella parte retro della struttura, quella che collegava al retro della piccola dimora di Claudio e Mario in modo tale che Claudio non dovesse passare davanti al giardino di pesco. Lo salutò e con la scusa di una cena importante lo lasciò in fretta. Claudio entrò velocemente in casa, non vedeva l'ora di rivedere Mario e Megan che gli erano mancati tantissimo. Ma quando entrò rimase un pochino sorpreso.

Le luci erano tutte completamente spente e a quell'ora della sera solitamente Mario era in casa a cucinare e la piccola guardava i cartoni animati nel seggiolone. Inizialmente pensò che magari erano usciti a fare una passeggiata. Poi però di colpo il panico più totale. Il messaggio.

Gli si pietrificarono le gambe. Non riusciva a muoversi e andare ne avanti e ne indietro. Il sangue raggelò nelle vene. Le lacrime solcarono le piccole rughe che Claudio aveva nel viso.

Cosa cazzo faccio? Dove cazzo sono? Ma perché maledizione? Perché? Dovevo proteggerli. Dovevo fare il modo che non gli accadesse nulla e invece che ho fatto? Sono stato via tutto il giorno a divertirmi con il mio migliore amico ignorando che a casa stavo lasciando le cose più preziose che possedessi. Maledizioneeeee.

"Mariooooo...Mariooooo...dove sei?"

Claudio chiamava e nessuno rispondeva. Provò ad accendere la luce, ma nessuno degli interruttori funzionava. La paura folle dentro il corpo lo assaliva ogni passo di più. Prese il cellulare e accese la lanterna provando a fare un giro della casa per vedere di trovare qualche indizio o comunque cercare di arrivare al generatore di comando della corrente. Ma niente. Neanche questa andò a buon fine. Aveva dimenticato che il cellulare era completamente scarico. Infatti si spense quasi subito. Si mise le mani ai capelli. Urlò dal dolore che stava provando dentro il petto. Tutto girava contro di lui. Tutto. Un momento di pace nella sua vita non era mai esistito e forse non sarebbe mai esistito. Non sapeva cosa fare e come muoversi. Non sapeva come affrontare la situazione. Aveva paura per se stesso ma aveva dentro di sé una paura per Mario e Megan.

Si gettò a terra demoralizzato e iniziò un pianto disperato che venne interrotto poco dopo da una musica. Federica Carta – Ti avrei voluto dire:

Ti avrei voluto scrivere ti sto pensando
ti avrei voluto dire che alla nostra età
non si può restare fermi ancora ai pregiudizi
che la vita è troppo breve per non riscoprirsi
che possiamo avere un'ultima occasione
per restare insieme senza una ragione
ma se non rischi vuol dire
che forse in fondo non vuoi

Stammi vicino da togliermi il fiato stanotte
stammi vicino quando tutti diranno di stare lontano da me
che queste braccia sono così stanche, stanche di respingerti ora
che queste braccia ti stanno aspettando ancora

Ti avrei voluto dire che a volte
mi viene voglia di chiamarti in piena notte
e scusa se mi freno ma non ho la forza
ho sempre voglia di stravolgerti la vita
di lottare contro tutti per te
e mentre ascolti queste mie parole in fondo lo so
che dentro sorridi

Stammi vicino da togliermi il fiato stanotte
ti avrei voluto sussurrare
stammi vicino quando tutti diranno di stare lontano da me
che queste braccia sono così stanche, stanche di respingerti ora
che queste braccia ti stanno aspettando ancora

stammi vicino da togliermi il fiato stanotte...

Claudio era imbambolato. Non sapeva cosa stesse succedendo. Rimase li, gettato a terra con le lacrime a pensare quanto fosse stato stupido a pensare al peggio e a non capire che in realtà era il giorno del suo compleanno e Mario non lo aveva dimenticato. Quelle parole, le parole di quella canzone furono come riuscire a toccare ogni stella del firmamento. Claudio si sentiva felice. Libero. Aveva voglia di urlare. Mario gli aveva sempre detto di amarlo ma quella canzone parlava di una rinascita. Del non voler più continuare a lottare e dell'avere voglia di starsi vicino. Claudio aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole. Gli riempirono il cuore fino alla parte più profonda di esso. Poi una piccola lucina illuminò il tavolino posto in salotto tra i due divani. Li la lettera che Mario aveva scritto per lui. Claudio molto lentamente si alzò dal pavimento e raggiunse il divano. Si sedette e con moltissima delicatezza prese quella lettera tra le mani e la aprì. Inizio a leggerla...

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