Mentre la terra sta affrontando i primi alieni della sua storia, il Segretario Generale della NuOnu scopre che il suo compito è anche più impegnativo del normale.
Gli uomini non sono tecnologicamente allo stesso livello delle altre razze della gala...
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Io e Iskra combattemmo in simbiosi, lei con la sua esperienza e tecnica dava il ritmo e l'intenzione, io con il flusso di energia e i sensi aumentati dosavo lo scudo e aumentavo la potenza. Sei guerrieri alieni non erano uno scherzo, ma riuscivamo a tenerli a bada combattendo uniti.
Il sudore ci inondava, ogni mossa costava energia e attenzione, non c'era pausa, bisognava guardarsi da ogni singolo colpo, ma la soddisfazione e l'esaltazione del momento rendeva tutto tollerabile.
Poi purtroppo, la situazione degenerò: i guerrieri verde smeraldo, già innervositi per essere tenuti in scacco nonostante la superiorità numerica, pian piano si spostarono verso i loro compagni stesi. E pur continuando a martellare Iskra con le code e gli artigli, si diedero a pungolare gli svenuti.
Iskra era magnifica e ruotava, colpiva, scartava senza interruzioni, con lo scudo la riparavo dalle punte, con l'energia ne rafforzavo i movimenti la facevo quasi levitare. Era un tornado da cui stare lontano, una tempesta di soli fulmini, ma anche una danzatrice dervisci, sospesa fra terra e cielo, fra umanità e divinità, troppo eterea per fermarsi, troppo terrestre per sollevarsi in volo.
Ma quando anche gli altri rettili si risvegliarono e in pochi minuti si predisposero in formazione, a quel punto dieci degni avversari iniziarono ad essere veramente troppi.
***
Coff con le sue braccia rinforzate si espresse in un numero da trapezista, riuscì agilmente a calarsi lungo il doppio cavo, mentre teneva anche Gaia che gli stava abbracciata, stretta addosso.
La discesa durò uno, due minuti, ma per entrambi furono secondi preziosi: non erano mai stati così vicini, e lo stringersi era necessario quanto gradito.
Gaia sentiva fra le proprie braccia il corpo di lui, i suoi muscoli tendersi, ne percepiva la potenza e il self control nella sequenza di movimenti, lenti ma sicuri. Non poteva non ricordare i consigli della mamma di non fidarsi del primo badboy, ma in quel momento lo guardava così da vicino che occupava tutto il suo campo visivo, non riusciva letteralmente e metaforicamente a vedere nient'altro al di fuori di lui.
Continuava a ripetersi che non doveva lasciarsi andare, che avrebbe prima dovuto capire, conoscerlo, saperne i segreti, non abbandonarsi subito ad una avventura con lui. E nello stesso tempo stava godendosi quei secondi, in cui poteva stargli stretta addosso, in cui osservava le sue mani forti, la bocca stringersi seguendo gli sforzi, gli occhi cercarla, trovarla e poi tornare al cavo e al passo successivo.
Coff non conosceva il significato di un contatto personale che non fosse per subire o per attaccare. Non sapeva cosa potesse servire una carezza, se mai gli era successo nei suoi travestimenti l'aveva considerato un vezzo. Tanto più gli era ignoto un abbraccio, che normalmente in altri casi avrebbe percepito semplicemente come un tentativo di bloccarlo o di frenarlo.
E invece si stava godendo quei secondi, con le braccia di lei al collo, la mano attorno alla sua così sottile vita, tutto un suo lato coperto da quello di Gaia. Aveva sensazioni diverse in vari punti, nessuna sgradevole, neanche dove un osso del bacino di lei spingeva contro il suo fianco, altre estremamente piacevoli in punti più morbidi.