36. Scambi definitivi

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Quando ci caricarono sulla nave, sentimmo che non c'era più attività attorno alle casse in cui ci eravamo diligentemente sdraiati io, Iskra e Gaia

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Quando ci caricarono sulla nave, sentimmo che non c'era più attività attorno alle casse in cui ci eravamo diligentemente sdraiati io, Iskra e Gaia. Arrivati sulla nave ci avevano abbandonato da qualche parte, come peraltro aveva previsto Coff.

Ma nonostante l'avviso, avere una parete inamovibile a venti centimetri dal naso non è esattamente rilassante. Che questo succeda nel momento in cui vieni portato in un ambiente alieno, nel vero senso della parola, e alla mercé del primo che passa, dà veramente una definizione diretta del sentirsi impotenti.

Io però avevo un modo di evadere e lo sfruttai subito: andai in concentrazione e mi ritrovai catapultato in un ambiente sconosciuto.

L'interno della nave era metallico, ma non grigio come nei racconti di fantascienza, bensì iridescente, cioè attraversato da ondate di colore in funzione dell'angolo di visione, come a guardare sulla superficie d'acqua di un laghetto denso di vita.

Gli spazi non erano larghi, ma probabilmente per lasciare spazio alle code i soffitti erano alti e gli angoli abbondanti.

A livello energetico lo spettacolo era anche più fantastico: la nave aliena era un'enorme scatola di luci, di correnti elettriche e magnetiche, ne individuavo la forma intera seguendo il reticolo di linee di luce, il cui motore era come un piccolo sole avvolto in una sua nuvola di colori e forme.

Avvertii subito l'enorme potenza del flusso di energia, dieci, cento volte più forte di quella provata nella trappola nel bosco.

Iniziai ad assorbirla, senza esagerare, mentre mi spostavo avanti e indietro nei livelli: passai una o due ore ad esplorare la nave, sia come spazi, funzioni, attrezzature, fonti energetiche, sia come alieni, un paio di piloti in sala controllo, diversi altri affaccendati in vari punti della nave.

Riconobbi i controlli, seguii i segnali dei vari sensori, sbirciai nelle cucine, riconobbi le cellette in cui dormivano con dei letti bucati all'altezza della coda, vidi motori, navicelle, porte e uscite, linee energetiche che andavano avanti e indietro, scudi schierati, caschi in fila, armi allineate, oggetti stranissimi chiusi in scatole e stipati in vari punti della nave.

La girandola di informazioni che stavo assorbendo sembrava non finire mai, alcune cose le comprendevo, diverse le tenevo da parte come ricordo, altre ancora richiedevano molta attenzione e temevo di non averne il tempo.

Nel mio girovagare e assumere informazioni, scoprii anche un livello dove potevo ascoltare le conversazioni: incredibilmente ero così stupito della facilità con cui potevo passare da un livello all'altro o da un punto all'altro del livello che mi stava sfuggendo un particolare importante.

Stavo comprendendo chiaramente ogni loro conversazione, senza alcuno sforzo di nessun tipo, ogni qualvolta nel mio navigare mi concentravo su qualcuno.

Non traducevo esattamente le parole, capivo il senso, alcuni concetti erano figure di cui non comprendevo i particolari ma solo le emozioni che scatenano i significati.

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