16. Ponti fra sponde diverse

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Il Red River scorre lentamente verso nord, con un corso pieno di anse e di giravolte, lungo il confine che divide il North Dakota dal Minnesota

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Il Red River scorre lentamente verso nord, con un corso pieno di anse e di giravolte, lungo il confine che divide il North Dakota dal Minnesota.

Per noi costituiva il confine a occidente dell'area dismessa in cui ci trovavamo.

Avevamo attraversato un cimitero di capannoni, magazzini, impianti, depositi di carburanti, montagne di materiali e attrezzature sparse qua e là. Ovunque ciuffi d'erba e alberelli, argani, gru, cavi, pali, bidoni: sembrava tutto fosse disordinato con cura, perché non c'era niente di veramente rotto, come in un villaggio fantasma abbandonato in una notte.

Arrivati sul margine del fiume vedemmo uno stretto ponticello metallico che lo attraversava, dall'aspetto un po' instabile, come se fosse solo appoggiato per caso fra le due sponde e pronto a volare via col vento.

Durante questa esplorazione non avevamo trovato niente di interessante, anzi la desolazione ci convinse a tornare sui nostri passi. Siccome volevo rimanere un po' da solo, avvisai Iskra e Jude che li avrei raggiunti dopo nel piazzale convenuto.

Jude andò via subito, Iskra disse che avrebbe fatto un giro ancora intorno, come era suo solito, a farsi un'idea strategica del posto dove si trovava.

Io mi sedetti a gambe incrociate, con le spalle appoggiate ad un enorme silo di non so cosa, con il viso al sole e le mani sulle ginocchia. Tornai a concentrarmi per cercare una fonte di energia e provare ad usarla.

Nelle immediate vicinanze c'era un carrello elevatore, o muletto, con un motore elettrico e una radio per la comunicazione a breve distanza. Entrambi erano alimentati dalle pile di un pesante accumulatore; questo era posto dietro per bilanciare il peso portato sui due bracci davanti.

Trovai in aria i fili elettrici del traliccio più vicino e cominciai a giocare con le linee energetiche. Scesi di nuovo al livello della composizione della materia dove percepii le vibrazioni delle minuscole corde alla base di tutto: adesso mi sembrava sempre più facile ascoltarne le armonie e percepire come variassero al fluttuare dell'energia o del movimento.

L'altra volta avevo visualizzato l'agitare di una immaginaria bacchetta da maestro d'orchestra per raccogliere e dirigere questi suoni: provai a rifare gli stessi movimenti, ma c'era come uno scalino da superare, un ostacolo che arginava le onde che stavo cercando di raccogliere e trasformare in sinfonia.

Provai e riprovai, ma i flussi di energia continuavano a restare sui cavi e non riuscivo a dirottarli verso il muletto. Inoltre da dentro grandi quantità di informazioni spingevano e spuntavano ogni volta che mi soffermavo sui particolari della composizione del cavo, sul pulviscolo nell'atmosfera, sulle microgoccioline di umidità; inoltre più guardavo e valutavo, più lo spazio fra i fili e il muletto mi sembrava enorme, più complicato e impossibile sembrava ottenere qualcosa.

Aprii gli occhi di scatto: Iskra era seduta di fianco a me, silenziosamente era tornata indietro.

- Non riesci a concentrarti? Ti vedo più teso che rilassato.
- Vero Iskra, ma non volevo rilassarmi, cercavo di raggiungere un obiettivo e non riesco.

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