Capitolo 1

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«Hai guardato il culo di quella ragazza al supermercato!» accusai J non appena rientrammo in casa.
Lui scoppiò in una fragorosa risata.
«Non c'è nulla da ridere!» Sbottai quasi isterica posando con forza le buste della spesa sul tavolo.
«Beh, aveva un bel sedere...» rispose da finto innocente come se non avesse alcun tipo di colpa.
«Un bel sedere?» Sgranai gli occhi scioccata, sperando di non aver sentito bene.
«Te la stai prendendo sul serio per così poco?» Continuava a ridere, credendo che io stessi semplicemente scherzando.
Ma non scherzavo affatto. Ero tremendamente infastidita. O forse sì. Stavo scherzando solamente per sentirmi dire qualche complimento oppure per vedere come avrebbe cercato di fare la pace e chiedermi scusa. Ma lui continuava a ridere e la cosa mi irritava parecchio.
«Vaffanculo!» Mormorai allontanandomi da lui.
Ma la sua mano si posò sul mio polso e mi strattonò all'indietro, verso di lui.
«Come osi mandarmi a quel paese?» Ritornò serio e cercò di intimidirmi con uno sguardo fisso e affilato nei miei occhi. Ma ormai non aveva più potere su di me e sapevo che stava giocando.
«Non mi fai paura» gli tenni testa.
«Dovresti averne» e i suoi passi in avanti mi fecero indietreggiare fino a sbattere con la schiena alla parete.
«Dovresti averne tu» azzardai.
«Di te?" Alzò un sopracciglio.
«Sì, e adesso ti caverò gli occhi. Pervertito di merda! Non ti conviene farmi incazzare!» Posai la mano libera sul suo petto nel tentativo di allontanarlo, ma mi bloccò anche l'altro polso con una flebile risata.
«Che criminale!» Ironizzò «Vuoi rubarmi il posto?»
«Assolutamente»
«Allora ti conviene restare in silenzio» sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra e nel giro di pochi secondi fui completamente sua.

J aveva questo strano potere su di me di riuscire a cancellare ogni emozione negativa che mi si presentava davanti.
Riusciva a dissiparle solamente usando il tocco delicato di una carezza.
E a me bastava immergermi nei suoi occhi per capire di essere felice.

Rimango incantata a guardare la fuliggine di polvere che fluttua leggiadramente lungo il fascio di luce che passa attraverso la finestra della mia vecchia camera.
C'è molto silenzio. E questo implica alla mia mente di esprimere con chiarezza i vari pensieri che, da una settimana a questa parte, non mi lasciano in pace.
Ovviamente tutti pensieri che riguardano J.

Sono ormai sempre le stesse le domande che mi pongo e mi scoppia la testa per la rabbia dato che non riesco a dare a nessuna una risposta concreta.

Ma qualcuno bussa alla porta e la apre senza aspettare nemmeno il mio permesso.
Brenda piomba nella mia stanza con la sua solita allegria che l'accompagna e si accomoda sul mio letto.

Mi copro la faccia con un cuscino e sbuffo.
Come fa la mia migliore amica ad essere così allegra nonostante la mia depressione? Come minimo dovrebbe deprimersi con me!

«Ancora non ti alzi da questo letto?» Dice cercando di togliermi il cuscino dalla faccia.

«Lasciami in pace»

«Ora non hai più la scusa della caviglia. Deve essere guarita da un pezzo...»

«Infatti non mi fa più male la caviglia»

«Sì, fammi indovinare. Ti fa male il cuore che ti ha spezzato J?» Il suo tono da presa in giro mi innervosisce.

«Non fai ridere, Brenda»

«Dai. Voglio solo tirarti su il morale»

Sbuffo e mi volto dandole le spalle.

«Elinor. Dovresti darti una sistemata e uscire finalmente da questa stanza»

«E per fare cosa? Incontrare gente che non voglio assolutamente vedere?»

«No. Possiamo anche solo fare una bella passeggiata in giardino e magari mi racconti quello che è successo. Non parli praticamente con nessuno e tua madre si sta preoccupando parecchio» addolcisce il tono di voce e finalmente mi arrendo.

Ho proprio bisogno di parlare con qualcuno.
Forse Brenda riuscirà a vedere questa situazione diversa da come la vedo io e magari avrà una soluzione da darmi. Beh, almeno lo spero.

Sospiro e mi metto seduta a gambe incrociate, stringendo il cuscino al petto.
«Stava andando così bene tra di noi...» e il magone non tarda ad arrivare «Stava cambiando. Tutto il suo passato stava diventando un lontano ricordo e stavamo vivendo una vita meravigliosa»
Abbasso lo sguardo e mi asciugo una lacrima con la manica del pigiama.
«So bene che si sia trovato spesso in difficoltà quando l'ho trascinato praticamente con la forza alle cene con i miei o a qualche stupito banchetto organizzato da mia madre. Lui non è portato per questa vita e quindi si chiudeva in se stesso ogni volta che provavo a farlo entrare nel mio mondo. Ma quando stavamo a casa nostra, da soli, lontani da tutti... J era completamente diverso. Era spiritoso, giocherellone, passionale... non mi faceva mancare nulla...»

«Quindi secondo te è stato il fatto che non sia riuscito ad integrarsi nel nostro mondo? Forse non voleva metterti in una scelta scomoda e ha deciso di andarsene?»

«Dici che avrebbe voluto farmi vivere lontano dai miei e che non ha avuto il coraggio di chiedermelo?»

«Beh, può essere»

Ci penso su un attimo «Non credo. Lui è sempre stato chiaro su questo punto. Mi ha sempre fatto capire che era contrario e alle volte l'ho anche assecondato rifiutando i vari inviti...»

«E allora quando è iniziato ad essere diverso? Cioè, ci deve pur essere un momento in cui hai dovuto notare qualcosa di strano. Non può essersi stranito da un momento all'altro...»

Mi chiedo se Brenda in una vita passata sia stata una psicologa.
Ma qualunque cosa sia stata, io inizio a pensare a questo ipotetico giorno in cui J abbia potuto darmi un cenno di cambiamento, anzi, il cenno di un non cambiamento. Perché se J mi ha lasciata vuol dire che non è cambiato per niente. E cosa più grave: non ha mai provato a farlo per davvero.




*****
A breve ci sarà la pubblicazione del Capitolo 2 😃

Nel frattempo mi farebbe piacere se andaste a dare un'occhiata alla mia intervista fatta sul volume di Rapita+sequel.
La troverete presso Interviste di StefySabatino

E se avete qualche storia che vi piacerebbe far intervistare, non esistete a contattarla in privato 😉

Rapita - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora