Capitolo 14

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Quando J ritorna nel suo appartamento, posa sul tavolo il mio zainetto con i miei indumenti, il portafogli e le chiavi dell'auto.
E poi si avvicina a me, che sono seduta sul bordo del divano-letto, e mi passa un panino.

Lo ringrazio e inizio a mangiare mentre lui stappa due birre e da un morso al suo panino seduto a tavola.

«Ho fatto il pieno alla macchina... Domani mattina puoi partire tranquillamente» dice con la bocca piena.

Alzo gli occhi al cielo e inghiotto il boccone del panino «Non puoi darmi degli ordini... Io non ci voglio ritornare a casa»

Sospira «Non ricominciamo...»

«Non voglio ricominciare. Sto solo dicendo che a casa non ci voglio tornare... Posso trovarmi un appartamento e lavorare al bar. Mi è sembrato tranquillo e Sarah e Jessi sono della brave ragazze...»

«Sei seria?» Mi interrompe guardandomi sbalordito.

«Sì» affermo decisa.

«Non essere ridicola, ti prego» ridacchia leggermente alla mia proposta e fa un altro morso al panino.

«Cosa c'è di ridicolo in quello che ho detto?» Mi imputo offesa.

«Non sei una di questo posto... Non sai come si vive da queste parti...»

«Imparerò!»

«Non se ne parla, Elinor» mi avvisa puntandomi l'indice.

«Non sei nessuno tu per darmi degli ordini. Io voglio vivere qui... Oppure...» mi blocco un istante e vedo i suoi occhi fissi su di me e le sue labbra leggermente distorte. Ha già capito cosa voglio dire...
«Oppure mi dirai tutta la verità. Io capirò e me ne torno a casa» faccio spallucce e continuo a mangiare con disinvoltura il panino.

Lui sbuffa «Sai cosa ti dico? Che io ti ho avvisata! Ma dato che tu vuoi fare di testa tua: bene! Resta qua!» Sentenzia concludendo il discorso e io asserisco con la testa concludendo il mio panino.

Poi per il resto della sera fatico a prendere sonno.
J non si stende a letto con me e mi ignora per tutto il tempo pur restando in questi scarsi 20metri quadri.

Ma il mattino dopo J non c'è più.
Sul tavolo c'è una brioche con un cartone del latte e mi servo subito non appena sento il mio stomaco che brontola.

Poi è la volta di visitare il bagno.
Piccolissimo ed essenziale.
I servizi igienici non sembrano molto nuovi e, prima di poter fare i miei bisogni, mi assicura che il contorno della tazza sia ben coperto dalla carta igienica.

Poi cerco di lavarmi come meglio posso e indosso dei vestiti puliti. Lego i capelli e mi trucco leggermente.
Non credo di dare nell'occhio con questo look casual... J voleva solamente farmi tremare dalla paura.

E quando finalmente sono pronta, mi sorge il dubbio che J abbia potuto chiudermi qui dentro senza darmi la possibilità di scappare e invece la porta è aperta.

Tiro un sospiro ed esco da questo sudicio palazzo, pronta per raggiungere il suo bar.
Ma la mia auto non è qui fuori.

Mi giro intorno e non la vedo.
Cazzo! Spero non se l'abbia fregata qualche malvivente.

Sbuffo irritata e mi incammino per la strada pur non conoscendo dove cavolo sia il bar, ma un auto rossa scarlatta e con varie ammaccature si accosta al marciapiede.

Sobbalzo e sono un po' restia a guardare chi sia il guidatore, ma la voce frizzante di Sarah mi fa rassicurare.

«Ehi, mi ha mandata J... Vieni al bar?» Trilla da posto guida.

«Certo» le sorrido e mi siedo accanto a lei.

L'auto emette dei strani rumori scoppiettanti, ma Sarah sembra saperla domare.

«Bene... Non sapevo fossi quella Elinor» spezza il silenzio.

Qualcosa mi dice che lei sappia più cose di quante ne voglia far credere.

«A quale Elinor ti riferisci?» Chiedo curiosa.

«Beh, a te... Non si parlava d'altro quando J è scomparso dalla circolazione, o meglio, nessuno l'ha più capito da quando è morta Tu-sai-chi...» mi lancia una rapida occhiata.

«Maddy?» Non è mica Voldemort. Alzo gli occhi al cielo.

«Sì, ma J non vuole che venga nominata... Credo che ancora non si sia ripreso del tutto...» ammette con un tono triste e si ferma ad un incrocio e aspetta che un'auto passi da sinistra per poi proseguire.

«Non puoi darmi qualche informazione? J è piuttosto silenzioso con me su di lei...»

«Non ne sappiamo granché neanche noi... L'unico con cui pare confidarsi parecchio è Ed... ma quello che si sa di Maddy è che prima di morire avevano parecchi battibecchi. Lei voleva andare via da qui e lui invece no... Poi è stata ritrovata morta in un cassonetto...»

Quindi nessuno sa di Andrew?
Ma prima che possa dire qualcosa lei continua...
«Da quel giorno J è praticamente scomparso. Non si vedeva più in giro e poi sapemmo del tuo rapimento... Ci sembrò strano perché J non aveva mai sequestrato nessuno prima d'ora per racimolare denaro, insomma, ha sempre avuto il denaro necessario per sopravvivere qui vendendo roba o rapinando qualcuno...»

«Ma J non mi ha rapita... Siamo scappati insieme...» azzardo continuando a difenderlo.

Ma lei ride «Sì, come no... Qui non puoi mentore, tesoro. E ti conviene farti chiamare diversamente se non vuoi metterti nei guai... La gente di qui ci va a nozze con quelle come te»

Sospiro «È quello che mi ripete anche J...»

«E quindi sei qui per lui? Cosa è successo tra di voi?» Mi domanda curiosa e mi chiedo se devo fidarmi o meno.

«Beh, siamo stati insieme per un breve periodo, ma... non ho capito cosa voleva lui esattamente da me. E diciamo che sono qui per avere delle risposte, ecco...» abbasso lo sguardo sulle mie mani, ma il motore si ferma.
Siamo arrivate al bar.

«Beh, posso solo dirti che J è un tipo strano. Nessuno si fida di lui, anzi, in molti lo temono. Può farti volare e l'istante dopo è capace di farti provare le pene dell'inferno. Credimi, è capace di tutto. Lo conosco da praticamente una vita. E poi dubito che avesse scelto di stare con una come e te e non ti offendere se ti parlo così, ma lui vi odia e non mi meraviglio se ti avesse usata per arrivare a qualcosa... J è fatto così» ammette sinceramente.
Sarah non ha peli sulla lingua ed è schietta.
«Ma mi sei simpatica! Insomma, non sei per niente come una di quelle che si trovano nel tuo quartiere. Quindi spero che troverai quello che cerchi» mi sorride da amica e ricambio per poi scendere dall'auto, anche se la nostra attenzione viene catturata da un'auto grigio metallizzata che parcheggia proprio davanti all'ingresso del bar.

«E aggiungo: stai attenta a lei» mi sussurra con tono velenoso indicando la donna che scende dall'auto.

Una strafiga assurda con delle curve per quale ammazzerei.
Ha più seno e sedere di me, non che io sia piatta e magrissima. Sono quarantotto chili ben distribuiti nel mio metro e sessantadue di altezza, ma lei è stratosferica.

Cammina decisa su un paio di tacchi rossi vertiginosi e i jeans stretti che indossa la slanciano ulteriormente.
Il top elasticizzato le valorizza ancor di più il seno. Ha i capelli ondulati scuri che le arrivano all'altezza del sedere e un tatuaggio fatto di figlie e fori colorati che occupa metà braccio destro.

Può anche indossare gioielli e una borsa griffata, ma si vede lontano un miglio che è una di loro.
Una cresciuta in questo quartiere. Una esattamente come J.

«Ma chi è?» Chiedo dopo che scompare nel bar.

Sarah alza le spalle «Sharon Suarez, credo sia la nuova tipa di J, ma non ne sono sicura. Viene qui quasi tutti i giorni solamente per vedere lui. Si chiudono in quel piccolo ufficio e non ho mai saputo se scopano oppure parlano di affari...»

La cosa mi fa contorcere lo stomaco.
Sarebbe questo il segreto dal quale J voleva tenermi lontana?
C'era un'altra dietro il suo cambiamento mentre vivevamo insieme?

Rapita - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora