Capitolo 12

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J mi guarda con gli sgranati nel vedere che ci sono io davanti alla canna della sua pistola.

Forse credeva che qualcun altro lo stesse spiando, ma di certo non pensava di aver visto me.

Ma io ho smesso letteralmente di respirare.
Le mie gambe minacciano di cedere e la testa inizia a vorticare dolorosamente per colpa della paura.

Sento Sarah alle mie spalle che sussulta non appena le si presenta davanti questa scena compromettente, e resta letteralmente bloccata  e troppo impaurita per fare un altro passo.

La faccia di J si trasforma. Dapprima sorpresa a quella che sembra essere decisamente infastidita.
Preme ancora di più la pistola sulla mia fronte, digrignando i denti e affilando lo sguardo scuro puntato nei miei occhi.
La sua cicatrice sul lato del viso si eccettua di più quando assume un'espressione rabbiosa.

«Cosa ci fai tu qui!» Sbotta senza aver bisogno di alzare il tono di voce. E non è una domanda quella che mi porge, è un'affermazione bella e buona. Come se io non dovessi essere assolutamente dove mi trovo adesso.
E parla con una voce pacata, ma la sua faccia trasmette l'opposto.

«I-io, io devo parlarti...» mormoro con la voce spezzata e la gola orribilmente secca.

Alza un sopracciglio, meravigliandosi di questa mia spudorata insistenza.

Ed è sempre alle sue spalle, all'interno della stanza, con le braccia conserte.
È più grosso rispetto all'ultima volta che l'ho visto e incute ancor più terrore, mentre l'altro ragazzo è diverso a terra a cercare ancora di riprendere fiato dopo aver tenuto di morire strozzato.

«Non è un posto adatto a te, questo. Dovresti tornare a casa...» mi ordina mettendo via la pistola, conficcandosela per metà nell'orlo dei jeans, e si volta per allontanarsi da me e rientrare nella piccola stanza.

Prendo coraggio e varco la soglia «Sì, ci torno a casa. Ma solo dopo aver parlato con te» mi impunto e lui si volta inspirando tra i denti.

Ma non dice nulla e fa scorrere gli occhi su di me, notando il grembiule legato in vita.
Si acciglia e lancia uno sguardo più che fastidio a Sarah alle mie spalle «Sei stata tu ad assumerla?»

Sarah si trova in difficoltà.
«Aveva bisogno di lavoro...»

J la zittisce con un'alzata di mano e poi scuote la testa, trovando tutta questa situazione davvero assurda.

«Lei non c'entra, J... Ho insistito io. Ti ho cercato dappertutto e...» cerco di spiegargli, ma mi interrompe.

«Ho da fare. Torna a casa, Elinor» Alza le spalle e ritorna da quel ragazzo, ordinando a Ed di farlo sparire dalla circolazione. E spero che le sue parole non abbiano qualche macabro secondo significato.

Rabbrividisco, ma scuoto la testa e cerco di focalizzarmi sul reale motivo della mia presenza qui dentro.
«Ti ho detto che non ci torno a casa!» Sbotto decisa «Tu devi darmi delle risposte! Me le devi, J!»

Mi tiene ancora le spalle e si accende una sigaretta, mentre Ed trascina fuori dalla porta il povero ragazzo.

Ma J mi ignora completamente.
Non lo riconosco e la cosa mi fa arrabbiare davvero troppo.

«J... Ho bisogno di capire. Te ne sei andato senza un motivo, lasciandomi piena di dubbi e di domande... Poi vengo a conoscenza del tuo orribile piano di vendetta e che in tutto ciò centrava solamente una ragazza di nome Maddy...» ma mi blocco all'istante non appena sento un sussulto da parte di Sarah alle mie spalle e non appena vedo J che mi punta un inquietante sguardo.

Rapita - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora