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-Devo...devo mettermi qualcosa addosso – sussurrai, quando mi permise di staccarmi da lui.
-Perché? - chiese con un sorriso divertito.
-Direi che... oh, dai non mi far dire perché mi devo cambiare. Mi devo cambiare, lo sai.
-Vai – mi lasciò andare, afferrai il mio pigiama (grazie al cielo senza coniglietti, cuoricini o altre imbarazzanti iconografie nello stile sempreverginepersempre, ma una maglietta e un paio di pantaloncini a tinta unita) e mi chiusi in bagno.

Non chiusi a chiave, perché mi sarei sentita una scema, ma sperai vivamente che non entrasse.
Non ero pronta e, per quella sera, avevo già avuto troppe emozioni.
Ma lui non entrò, quindi, chiaramente, ero solo paranoica.
E patetica, perché, magari, il pensiero di entrare mentre mi infilavo le mutande non lo aveva neppure sfiorato.

Sciolsi il nodo dell'asciugamano al petto e lo lasciai cadere per terra, infilai un paio di mutandine e il pigiama, in fretta, per non perdere nemmeno un secondo, senza di lui.
Uscii dal bagno, spegnendo la luce, si era seduto sul mio letto e guardava con attenzione un album di fotografie che avevo lasciato, incauta, sulla scrivania.

Oh, certo, ricordi felici.
Mi sedetti accanto a lui, un po' titubante, mentre mi osservava attento, come se studiasse ogni centimetro del mio corpo, non in modo volgare, ma curioso.
-Che c'è? - chiesi aggrottando la fronte, perplessa.
-Niente.
-Oh, andiamo, quello non era uno sguardo da "Niente" - protestai, quasi avessi a che fare con un bugiardo incallito di cui conoscevo tutti i trucchi.
-E che sguardo era?
-Come se fossi un alieno con tre teste – risposi alzando un sopracciglio.
Gabriel roteò gli occhi e disse:
-Sei quanto più distante esista al mondo rispetto ad un alieno a tre teste. Probabilmente, nell'intero universo, per essere più accurato. Comunque... mi stavo chiedendo se sapessi cosa comporta il fatto che ti abbia baciato.
-Che mi trovi irresistibile? - roteò gli occhi di nuovo e disse:
-Oh, questo è fuori da ogni dubbio. Ma non te lo devo chiedere, vero?
-Cosa?
-Dai, per favore, non pretendere che lo faccia! - mi implorò, a disagio.
-Ma faccia, cosa? Non ti sto capendo! - allargai le braccia, perché davvero non avevo capito dove volesse arrivare.
-Non lo so fare. Senti, hai capito, ti ho baciato. - gesticolò, un po' nervoso, sperando che sapessi leggere tra le incomprensibili righe del suo discorso - Tra di noi le cose sono chiare.
-Chiare? - scossi la testa, poi, facendo spallucce, continuai – Ok, ascoltami bene, perché sto per dirti qualcosa che non ripeterò mai più, neanche sotto tortura: per quanto tu sostenga il contrario, quello esperto in relazioni amorose sei tu. Di per sé, questa non è certo una gran notizia, ma, prima di te, ho baciato una volta sola un solo ragazzo, per circa dieci, drammatici, lunghissimi, umidi e sconfortanti secondi. Non mi è piaciuto e poi ho scoperto che, a casa, aveva anche una ragazza. La cosa mi ha fatta sentire stupida ed in colpa. E anche un po' traumatizzata. Quindi non so niente, non sono intuitiva, non capisco niente, non so che cosa vuoi dirmi, non so che intendi, o cosa dovrei capire. Come me, in questo campo, devi parlare molto chiaro, perché sappi che, con ogni probabilità, ti fraintenderò un mucchio di volte. - accentuai il tono sul "mucchio" e gli sorrisi, ingenua, trasparente.
-D'accordo, Chloé, - sbuffò, spazientito, alzò gli occhi per evitare con cura il mio sguardo curioso - ti imploro di non farmi ripetere il cliché "vuoi essere la mia ragazza, sì lo voglio e poi ci baciamo di nuovo". È così squallido e così... ovvio e io non so dirlo. Se bacio te, voglio che tu sia la mia ragazza, se mi hai baciato, vuol dire che ti sta bene, quindi, saltiamo i convenevoli: tu sei mia, sono tuo, baciamoci ancora.
-Ah – annuii, capendo e, soffocando una risata, feci finta di cadere dalle nuvole, recitando la parte della ragazza indifesa – ok.
-Ok? - chiese alzando un sopracciglio.
E, questa volta, fu il suo turno di non capire.

Il suo momento di confusione mi concesse di elaborare un piano per farmi sentire meno stupida e alle prime armi.
-Certo, - risposi, feci il broncio da bambina viziata, sporgendo in fuori le labbra, poi aggiunsi: - avrei preferito che mi avessi lanciato un biglietto con scritto "vuoi essere la mia ragazza?" e tre caselle da barrare: "sì, no, forse". Sarebbe stato più carino. - poi, aggiunsi, in fretta - Io, ovviamente, ti avrei risposto "forse", perché, sai, mi piace tenere i ragazzi sulla corda.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora