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-Non sono... - presi fiato, cercando di guardare in faccia la realtà e di prendere coscienza di ciò che stava accadendo - ok, - ammisi mordendomi un labbro ed inspirando a fondo – ma è difficile. È come vedere le cose per come sarebbero potute essere. E non sono state. Continuo a chiedermi se sono all'altezza delle tue aspettative, se c'è ancora speranza, se posso... ancora recuperare il tempo perduto. E non ho risposte. Quindi, lo ammetto, sono nervosa.

-Lo so. Sono nervoso anche io. - rise, imbarazzato, distogliendo lo sguardo - E non posso rispondere ora alle tue domande, perché sarebbe da pazzi e vorrebbe dire mentirti. Sarebbe come pretendere di incontrare qualcuno che ti piace moltissimo, una sera, per caso, e potergli promettere amore eterno, senza mentirgli. Non è possibile. - mi prese tra le braccia e mi lasciò un bacio lieve tra i capelli – Ricordi la sera che ti ho baciata per la prima volta? Quella sera sono stato circa un'ora sotto la tua finestra, a passeggiare, in panico, per il giardino, avanti e indietro, come uno scemo, con il rischio che qualcuno mi vedesse. Non sapevo che fare, non sapevo come comportarmi. Sapevo che ti volevo, che volevo baciarti. Ma non sapevo come farlo, come dirtelo, come prenderti. Avevo paura mi rifiutassi, che non volessi avere a che fare con me per via di tuo fratello o di quello che i tuoi avrebbero potuto dirti. Avevo paura che mettessi altre cose, davanti a me: non ero uno stupido, sapevo che non avevo niente da offrirti, ma, per la prima volta nella vita, desideravo qualcosa con tutto il mio cuore. Avevo paura. E, per me, era una sensazione così strana... perché sei stata l'unica al mondo a farmi sentire nervoso, un incapace.

-Probabilmente, intrufolarti nella mia camera di nascosto è stata la decisione migliore – soffocai una risata, nell'incavo del suo collo, inspirando ancora il suo profumo, tutto nuovo, tutto suo.

E il mio cuore annegava.

-Già. Ma era solo per dirti che non so cosa devo fare, non so cosa vuoi fare tu. Anche adesso, come allora. So, però, che qualsiasi cosa desideri, sarai accontentata. Vuoi fare un torneo di poker? Passami le carte. Vuoi parlare? Sono qui, per te. Vuoi che ci baciamo tutta la notte? Sono pronto. Se vuoi, possiamo dormire insieme e non fare niente. Possiamo anche solo stare abbracciati, proprio come adesso. - si mosse, in imbarazzo e continuò: - Non voglio approfittare della situazione, voglio starti vicino e prendermi cura di te. Per me è un tale miracolo essere qui con te, che mi va bene qualsiasi cosa tu voglia fare, a patto che non mi mandi via. Ti prego, Chloé, non mi mandare via. Sono così stanco di stare senza di te.

Mi soffiò l'ultima frase all'orecchio, talmente piano che stentai a sentirla.

-Per una volta, vorrei sapere cosa vuoi tu – lo colsi un po' in contropiede, perché, nella nostra precedente vita, io ero quella più inesperta, fragile e il suo senso di protezione, nei miei confronti, aveva sempre prevalso.

Non mi ero mai davvero chiesta cosa volesse Gabriel.

Cosa lo rendesse felice.

Cosa desiderasse, nelle pieghe più profonde del proprio cuore.

-Io voglio vederti felice.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora