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Mi osservò, perplesso, quasi a decifrare i miei pensieri.

-Che c'è? - chiese assottigliando lo sguardo.

-Pensavo..

-Pensavi che fossi sparito nel nulla? - chiese con un meraviglioso sorriso di sole, tutto labbra e fossette, denti bianchi, ricci scarmigliati, perché quando rideva, lui rideva con tutta la sua faccia, non solo con la bocca o con gli occhi. Tutta la sua faccia diventava un unico sorriso di sole. – Ho praticamente attraversato la città per trovare una misera colazione come questa. E io che pensavo che Milano fosse un luogo evoluto. Lo sai che questo albergo non offre neanche il servizio di colazione? Devi andare al bar all'angolo della strada, se vuoi mettere qualcosa sotto ai denti. Stavo per svenire per la fame e non sono riuscito a rimediare neanche un caffè, anche se ho corrotto la reception in tutti i modi in cui potevo, ma, a quanto pare, semplicemente non hanno un servizio del genere. Stop. Complimenti per la scelta di un hotel di categoria sotto zero – appoggiò il vassoio sul comodino più vicino e continuò: -Al bar ho mangiato qualcosa senza di te, so che è brutto non averti aspettato, ma non ce la facevo più e, di certo, se fossi svenuto, non sarebbe stata una bella scena. Ho pensato che il cornetto alla cioccolata ti potesse piacere, quindi ho preso quello, ma se non dovesse andare bene – sfoderò con charme un biglietto da visita, sorrise e le stelle caddero, le mie barriere si infransero, conquistata dal suo sorriso come la più inesperta, la più piccola, la più inerme. Ma ogni volta che sorrideva, sentivo le scintille nel mio cuore e non potevo farci niente. Quando mi stava accanto vedevo il Paradiso, lo toccavo, lo sentivo mio, mio come era stato dal primo momento in cui i nostri sguardi si erano incontrati, mio perché era il mio primo amore, mio perché non avevo mai amato nessuno come lui, perché non avrei potuto amarlo più di come lo amavo in quel momento, perché non avrei amato di nuovo, perché più lo guardavo, più lo sentivo mio e sapevo con una certezza concreta e dolorosa che non sarei mai riuscita a lasciarlo andare: non avevo bisogno di nulla, se avevo lui. Si sedetti accanto a me, prendendo il cornetto e porgendomelo fiducioso che mi sarebbe piaciuto – ho il numero del bar, mi vengono a sostituire la pasta indesiderata. Quindi, se ti va, prova ad addentarla, se poi non ti piace, la sputi e ne facciamo portare un'altra. Incredibile che cosa si può ottenere con un sorriso. - aggiunse scuotendo la testa e i ricci, scuotendo anche il mio cuore, anche quella parte più dura di me che credevo essere secca, arida, sterile - Ah, per la cronaca, poi, dopo devo rendere il vassoio.

Afferrai il cornetto, avvolto in un piccolo tovagliolo di carta bianca e lo osservai come si guarda un alieno, un po' sorpresa.

Lo addentai e il gusto mi parve delizioso.

Alzai gli occhi verso di lui e, prima che potessi censurarmi, sbottai:

-Ti amo.

Mi premetti una mano sulle labbra, poi, pensando che ormai non avessi nulla da perdere, continuai:

-Scusa, ma te lo devo proprio dire, anche se la cosa mi farà sembrare ai tuoi occhi come una di quelle pazze uscite da un romanzo criminale. So che non dovrei dirtelo e fare la sostenuta, perché, dopotutto, sono passati undici anni. Non undici minuti, o undici giorni. Undici anni è davvero tanto tempo, hai fatto la tua vita, io, la mia. Esperienze, conoscenze, persone che abbiamo chiamato amore, tutto perché noi due non abbiamo mai avuto un'opportunità concreta. Non ci siamo mai vissuti alla luce del sole, siamo stati sempre nascosti da tutto, spaventati da tutti. Quindi non so bene cosa voglia dire, ma so che ti ho amato per tutti questi anni, di un amore senza senso, cieco e disperato, al quale solo una come me si poteva aggrappare, poteva credere: ti ho amato anche mentre, mentendo al mondo e anche a me, fingevo di amare un altro. So che avrei dovuto aspettare e darti, darmi, darci il tempo di elaborare quello che è successo, ma non posso, non ci riesco: io ti amo, ti amo come ti amavo undici anni fa, anzi, ti amo di più perché ho lottato con le unghie e con i denti per riaverti, perché ti ho perduto e so cosa vuol dire riorganizzare la mia vita senza di te. Io ti amo non solo perché per te provo dei sentimenti che, col passare degli anni, non hanno fatto altro che diventare più forti e consapevoli, ma perché tu sei cosa mia, sono cosa tua. E sono entrambe cose importanti: noi ci apparteniamo. Ho fatto un sacco di cazzate, ho perso tempo e ho perso me, ma il mio cuore lo sapeva, ha sempre saputo, che eri tu quello giusto, l'ha saputo fin dal primo momento, fin dal primo sguardo, fin dal primo secondo in cui ho guardato nella tua direzione. Ho sempre voluto averti vicino, mi sei mancato in un modo che le parole non sono sufficienti. Non dovevo lasciarti andare, non dovevo permetterlo. Non importava quanto fossimo diversi, giovani, problematici e... e tutto. Non importava quali ostacoli dovessi affrontare, non dovevo chinare la testa e accettare l'ordine di lasciarti andare. Lasciarti è stata la cosa più difficile, più assurda, stupida ed impossibile, che abbia mai fatto. In realtà, io non ti ho mai lasciato, perché il mio cuore è sempre stato al tuo fianco, proprio accanto a te. Chi ci giudicava, non sapeva niente di noi, non sapeva che avrei dato la mia vita per te, che era bastato un'occhiata per crederci, che ogni volta che ti guardavo, mi sembrava di impantanarmi ancora di più. Potevo anche scappare, ma tu saresti sempre stato lì, ad un passo da me. Nessuno sapeva che ho sempre e solo aspettato te. Nessuno ha mai capito che non avrei mai potuto essere felice, lontana da te. Nessuno sapeva che, ci avessero separati, avrei continuato a vivere, ma non allo stesso modo, che, senza di te, non esisteva niente. Nessuno sapeva che posso vivere senza di te, solo che non voglio. Non sapevano delle mie fughe, di notte, di ogni volta che sono scappata dalla luce del sole per stare tra le tue braccia. Loro non sapevano che sono stata gelosa, stupida, che mi sono chiesta chi ti teneva stretto, mentre mi sentivo morire, dentro, mentre volevo solo tornassi, che entrassi dalla mia finestra a salvarmi da una vita miserabile che non avevo voluto, che mi era stata imposta e non mi dava nulla. Nessuno sapeva che eri il raggio di luce nella mia vita, che rendevi ogni mio giorno migliore e, ogni giorno, era meglio perché eri con me. Nessuno ha mai capito quanto fossi speciale, che cosa hai combinato al mio cuore, quale segreto ci unisse, quanto avrei voluto gridare al mondo che eri mio. Loro non sapevano che sono fuggita mille volte solo per correre da te, che ho rischiato tutto, che avrei dato la mia vita per la tua felicità. Loro non sapevano che sei speciale, potevano dire tutto, ma non sapevano che la cosa migliore che ci riusciva di fare era tenere le cose segrete. Non sapevano quanto ti amassi, quanto mi amassi. Loro non lo sapevano, ma tu sei mio. E io sono tua. Nessuno lo sapeva, tranne me e te. Ti prometto che non ci saranno più drammi, più sceneggiate: cercherò di farti vivere una vita serena, cercherò di renderti felice con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze. Posso amarti molto più di quanto ti ho amato fino ad ora, anche se amarti di più sarebbe farmi male, non esiste niente, senza di te, non esiste amore, speranza, felicità. Noi siamo la stessa, identica, cosa e non c'è altro posto al mondo dove vorrei essere, più di essere qui, con te.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora