6. RISPOSTE

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Avevamo raggiunto un'intesa.

Probabilmente si era accorto che avevo visto l'intaglio tra le serrature e non aveva più senso mentire. Adam, invece, stava ancora cercando di capire cosa si era perso nei due minuti in cui si era chinato a terra.

"All'improvviso ho delle visioni, dei flash, durano pochi secondi, ma sono sufficienti a ricordare molti particolari di quello che vedo. E quello che vedo sono stralci di un mondo che non può assolutamente essere il nostro."

"E da quanto tempo va avanti?"

"Da sempre, che io ricordi".

"Cosa ti fa pensare che sia un mondo diverso?"

"L'ambiente, edifici che non ho mai visto, e..."

"Qualcos'altro?" Quasi mi interruppe, desideroso di sapere il resto.

Realizzai in quell'istante che ne stavamo parlando con estrema naturalezza. Fu come se per qualche secondo assistessi alla scena dall'esterno.

"Una ragazza." Esitai, ma poi le parole uscirono da sole "una ragazza che vedo riflessa su qualche oggetto o allo specchio. Credo che cerchi di dirmi qualcosa, ma non so cosa. Riesco soltanto a vederla, non abbiamo mai parlato. Lei è davvero bellissima..." Arrossii sicuramente, ma continuai: "e ha tatuato sul collo lo stesso albero della tua porta" Gli indicai le serrature alle sue spalle.

A questo punto non ci fu più bisogno di spiegare nulla a Adam che, in segno di comprensione, spalancò la bocca.

"Entrate. E chiudete la porta."

Sollevò la sedia che aveva fatto cadere al nostro arrivo e ci fece accomodare dall'altro lato della scrivania. Poi andò a prendere qualcosa dalla libreria e ci raggiunse. Era un tubo, di quelli che usano gli architetti. Svitò il tappo e ne tirò fuori alcuni fogli arrotolati l'uno sull'altro. Li stese davanti a me: "Riconosci qualcosa?"

Li passai in rassegna poi appoggiai il mio album sul mucchio di fogli traslucidi alla ricerca di uno schizzo ben preciso. Il disegno che avevo fatto alcuni giorni prima, semplicemente abbozzato e dal tratto frenetico, era pressoché identico ad uno di quelli che avevo di fronte, fatto con molta cura e ripassato a china sul lucido. Era la facciata di una costruzione imponente. Forse un palazzo.

Ruppi il silenzio della stanza "Cosa significa? Dove hai preso questi disegni?"

"Li ho fatti io, diversi anni fa".

"Allora è vero!" Nella foga mi ero alzato in piedi e fissavo il nonno dall'altra parte della scrivania. Stava guardando con attenzione pagina per pagina il mio blocco. "È per questo che tutti quanti dicono che sei pazzo? Perché vedi anche tu quello che vedo io!"

"Sì e no" mi rispose distrattamente, quasi controvoglia, continuando a guardare i miei disegni. "È questa la ragazza di cui parlavi prima?" Stava indicando il ritratto che avevo mostrato anche ad Adam.

Annuii.

"Io non ho mai visto le persone." La sua voce trasudava rammarico.

"Cioè?" Era la prima volta che Adam diceva qualcosa da quando avevamo varcato il cancello d'ingresso.

Il nonno guardò lui e poi me, come per chiedermi se ci si poteva fidare di quel ragazzo a cui forse non aveva prestato neanche attenzione prima.

"Questo è Adam. È l'unica persona con cui mi sia mai confidato e forse l'unica di cui io mi fidi". Mi venne spontaneo fargli una sorta di presentazione ufficiale.

Lui abbozzò un mezzo sorriso, mentre il nonno come se non avesse nemmeno ascoltato le mie parole mantenne uno sguardo distaccato e indagatore.

"Comunque" mi affrettai a dire per smorzare quell'atmosfera tesa "stai dicendo che tu vedi tutto, ma non le persone? È così?"

"Sì, si può dire così"

"Non capisco. Perché io le vedo? Perché vedo lei?"

"Perché te lo lasciano fare".

Dopo così tanto tempo, sentire che avevo ragione, che almeno questo lo avevo capito, stranamente non mi rese felice, anzi, mi fece quasi male. Avevo sempre saputo che quello che mi stava capitando non dipendeva da una mia scelta, e averne la conferma ora mi faceva sentire indifeso, e anche un pò stupido.

"Nathan tu sei un privilegiato. Forse ora non riesci a capirlo, ma sono quasi sicuro che tu possa andare là. Potrebbero anche lasciartelo fare".

Sorvolando su cosa potesse essere questo non meglio identificato l'unica cosa che mi uscì fu un "Ma perché io?" Per la prima volta potevo chiederlo a qualcuno. Avevo sempre desiderato poterlo fare.

"Ragazzo, io non ho tutte le risposte. Se le avessi non sarei certo qui, ora, a parlare con te".

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ANGOLINO AUTRICE

Bene, bene, anche il nonno vede qualcosa, ma non proprio tutto quello che riesce (o che può) vedere Nat... Come sempre vi ringrazio di aver letto Alter fino a qui e vi aspetto tutti al prossimo capitolo che si chiamerà... L'INCONTRO!

 L'INCONTRO!

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PS. Chi sarà secondo voi il ragazzo del disegno? Nathan o Adam???

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