5. L'ALBERO

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Alle tre del pomeriggio eravamo già di fronte al cancello in ferro battuto. Era arrugginito e in parecchi punti la vernice sembrava non aver resistito all'incuria del tempo. Le condizioni del metallo erano pessime e i rampicanti ne avevano ricoperto una buona parte, ma, nonostante tutto, se ne intravedeva perfettamente la struttura.

"Ti ricordi di questo posto?"

"Non proprio. Mi sembra di esserci già stato, ma nient'altro." Era comunque già qualcosa, pensai.

Adam stava spostando i rami di edera alla ricerca dell'albero. In effetti non sapevamo bene cosa stessimo cercando, ma eravamo sicuri che trovandolo l'avremmo riconosciuto subito.

Dopo un po', però, era più che ragionevole constatare che mia sorella si era sbagliata.

"Coraggio Nat, suoniamo!"

"Ma... veramente..." ero in totale in imbarazzo.

"Non mi dire che hai paura!" Adam mi guardava perplesso.

"Non so se sia davvero una buona idea suonare, così, senza aver un motivo valido, non saprei... L'albero sul cancello non c'è e io non sono nemmeno sicuro che il nonno mi riconosca. Senza contare che magari ho davvero combinato qualcosa per cui lui potrebbe essere ancora arrabbiato..." Avevo abbassato gli occhi e mi stavo guardando le scarpe "Cosa faccio se mi urla ancora contro?" chiesi in para totale.

Adam mi fece un mezzo sorriso "A questo punto io non mi fiderei più di tanto di quello che dice quell'isterica di tua sorella! Pensaci un attimo, aveva detto che l'albero era sul cancello e non c'è. E non è che tuo nonno l'abbia sostituito, perché guardalo! Vegetazione e ruggine a parte, direi proprio che questo coso è qui dall'alba dei tempi! Quindi si è sbagliata. E potrebbe essersi sbagliata anche su qualcos'altro, non trovi?"

"Mmm..."

"Senti, non fare il cagasotto! Suoniamo e chiediamo al vecchio se sa qualcosa di questo dannato albero!" Poi dopo qualche secondo di pausa "Non è che ti sei ricordato qualcosa, che non mi dici, vero?"

No. Niente del genere. Ma ero sicuramente intimorito da quella figura che, anche se non aveva un volto nei miei ricordi, mi metteva un senso di inquietudine addosso che non riuscivo bene a definire. Sapevo però che questa sensazione c'entrava solo in minima parte con quello che aveva detto mia sorella. Piuttosto riguardava l'albero. Le mie visioni. La possibilità di scoprire qualcosa. Era come se di fronte a quel cancello arrugginito fosse nata in me la consapevolezza che al di là di esso avrei capito qualcosa. Questo mi faceva fremere di entusiasmo, certo, ma solo in parte. Più che altro mi faceva paura.

Il suono del campanello mi distolse da qualsiasi pensiero. L'aveva premuto Adam al posto mio.

Il cuore mi batteva così forte che sentivo solo un martellare insistente che cresceva di intensità man mano che passavano i secondi.

Arrivò una signora di mezza età con addosso un grembiule a fiori. Sarà la governate, pensai, perché mia nonna era morta quando mio padre aveva solo qualche anno.

"Stiamo cercando il signor..." Adam mi diede una gomitata "Ehi, come si chiama tuo nonno?"

Il mondo intorno a me riprese ad esistere. "William" risposi ancora interdetto. Ma poi la voce tornò più sicura, come me del resto "Cerchiamo il signor William, signora. Vorremmo parlargli, se è in casa. Io sono Nathan e... sono suo nipote". Mi meravigliai di me stesso.

La governate ci aprì il cancello, mentre Adam mi guardava stupito. " Chi sei tu? E che ne hai fatto del mio amico piagnone?" mi sussurrò in un orecchio, ridacchiando.

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