"Non capite?" Adam e il nonno mi guardavano perplessi. "Ho pensato fin da subito che la chiave di Adam sembrasse una chiavetta usb, e poi c'è la cosa delle credenziali, una sorta di password di sistema per poter aprire veramente la porta, come per far partire un programma e, soprattutto, questo diario!" L'avevo ripreso in mano e aperto a caso su una pagina indicando i caratteri che prima mi erano parsi completamente privi di significato. "Guardate qui: è programmazione!"
"Capisco l'idea del codice, ma programmazione? Intendi informatica?" Adam era scettico.
"Senti, non so spiegarti bene come, ma questi rientri, queste parentesi" spiegai mostrando le scritte del diario "potrebbero essere istruzioni, o meglio, istruzioni dentro altre istruzioni, come le subordinate di una frase. I programmatori usano linguaggi di questo tipo per far fare alle macchine quello che vogliono".
"Ma come fai a dirlo? Non si capisce niente di quello che c'è scritto!"
"E poi" intervenne il nonno "noi non abbiamo una macchina".
"Sì invece, l'abbiamo! Ed è arrivato il momento di scoprire come funziona!" risposi guardando la porta rossa.
"Non può essere" commentò il nonno.
"Secondo me invece potrebbe" disse Adam mettendosi alla mia destra.
Non esitai e infilai la chiave del nonno.
La prima serratura scattò. Avvicinai allora l'altra chiave alla seconda serratura. Avevo il cuore a mille e le mani mi sudavano.
"Coraggio ragazzo" mi incitò il nonno.
E così lo feci. Non ci fu bisogno di girare la chiave, bastò inserirla. La porta emise una luce blu, intermittente e tremolante. Durò alcuni secondi, poi si spense.
"E adesso che succede?" mi chiese Adam.
"E come faccio a saperlo?" risposi.
"Forse non ha funzionato" disse il nonno. "Riprova, fallo di nuovo" continuò "magari va solo infilata in un altro modo".
"Non credo sia questo, forse..." Ci fu un rumore metallico, come di un grosso pezzo di ferro che cade sul cemento. Non feci in tempo a finire la frase. La luce blu tornò, questa volta era fissa, sempre più intensa e ci inondò fino quasi ad abbagliarci. Vidi Adam che si proteggeva gli occhi con il dorso della mano. Poi la luce si attenuò e tutti e tre guardammo increduli la porta. Il legno rosso era sparito. Al suo posto c'era una lastra di un materiale simile al vetro. Ma non era trasparente.
Iniziarono a comparire caratteri in rapida sequenza e, così come apparivano, altrettanto rapidamente sparivano.
"Si sta avviando" dissi.
Un cerchio color acciaio iniziò a ruotare sul bordo sinistro della lastra con al suo interno un albero. L'albero.
L'anello continuava a girare in senso orario, mentre l'albero un secondo era rivolto verso l'alto e il secondo dopo verso il basso. Prima era argento, poi bronzo. Poi di nuovo, e così via.
"Sono gli alberi delle due serrature" commentò Adam.
"Sono come le cicatrici di Nia e Zoe, sono Alter e Panfilia" dissi "questa porta ha due destinazioni!" azzardai.
"Pensi che potremo andarci?" mi chiese Adam "Pensi che..."
"Non credo che sia così semplice" lo interruppe il nonno "Noi guardiani non possiamo varcare la porta". Poi, appoggiandogli una mano sulla spalla continuò "Ma lui?"
Gli alberi erano due, ma quale dei due era Alter? Stando alla cicatrice sul collo di Nia doveva essere quello rivolto verso l'alto, quello color argento, ma potevo esserne davvero sicuro?
Guardai con attenzione la lastra e mi convinsi che si trattava di una specie di monitor, doveva essere l'interfaccia tra il nostro mondo e il loro. Anzi, i loro. Non c'erano bottoni, niente tasti da spingere, niente di niente. Quindi feci l'unica cosa che mi sembrò sensata in quel momento e, come su un touch screen, appoggiai il dito su quello che pensavo fosse l'albero giusto.
Si spense tutto e pensai di essermi sbagliato. "Mi sa che ho combinato un guaio" dissi in tono di scuse.
"No, guardate! Un cursore!" esclamò Adam.
Un piccolo rettangolo luminoso apparve al centro della lastra.
Aspettava.
"Non capisco, la password di accesso non era nella tua chiave Adam?"
"Forse Zoe ha mentito. Dopotutto non mi sorprenderebbe", rispose.
"Rimane il fatto che per andare avanti bisogna immettere la password. E non credo che potremo indovinarla sparando a caso", mi trovai a dover constatare.
"Non c'è bisogno di indovinare, può essere una sola!" ribattè lui sicuro.
Ero sorpreso perché, di fatto, Adam poteva avere ragione. Era plausibile, la password era ALTER, non poteva essere nessun'altra parola.
Toccai il cursore, aspettandomi di veder comparire una tastiera o qualcosa di simile.
Si sentì invece un fruscio, come quello di un'interferenza radio.
"Ciao Nathan"
Era Nia.
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SPAZIO AUTICE
Per vari motivi era da un pò che non lo facevo, quindi oggi doppio aggiornamento! Spero sia gradito!
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ALTER
FantasyLui vede cose che gli altri non vedono. Lei ha un segreto, probabilmente più di uno. Lui non sa ancora di cosa è capace. Lei appare all'improvviso. Lui è reale, lei forse no. Insieme danno alla parola ALTRO un significato inaspettato.