3. COSE DIMENTICATE

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"Ci sono. Spara!"
"Mettiamo insieme tutto, tutti i singoli pezzi", disse soddisfatto, sedendosi a cavalcioni sul mio letto.

"E sarebbe questa la tua grande idea?" dissi invece io, deluso.

"Senti, voglio che tiri fuori tutti i diari, tutti gli schizzi. Voglio che riguardiamo ogni cosa, dovessimo metterci tutta la notte. Oggi non te l'ho detto, ma anche io ho questa sensazione: c'è qualcosa che ci sfugge. Che so di aver notato ma che il cervello non ha ancora messo a fuoco. A cominciare da quel tatuaggio che le hai fatto sul collo nel ritratto. Non ti sembra strano? Cos'è? Sembra una specie di albero? Senza contare che è tutto il giorno che ci penso, so di averlo già visto da qualche parte... e più ci penso più secondo me è lo stesso albero che era stampato sulla copertina di quel coso che usavi quando andavamo alle elementari. Te lo ricordi? Ti tutti prendevano in giro perché te lo portavi continuamente dietro..." Adam mi fece un sorrisetto e continuò "Quelle che ci scrivevi non potevano essere solo storie. Si vedeva", concluse.

Il diario di cui parlava era da qualche parte nella libreria. Li tenevo in maniera quasi maniacale e quando ne finivo uno lo impilavo sopra il precedente mantenendo l'ordine temporale. Quindi sapevo che l'avrei trovato lì, tra i primi, al suo posto.

Eppure a me il tatuaggio a forma di albero non aveva detto niente, pensai mentre cercavo sullo scaffale. Sì, certo, continuai tra me e me, l'albero aveva una forma strana, ma niente di più. E, comunque, di sicuro non mi sarebbe mai venuto in mente di associarlo alla copertina di quel vecchio diario. Che trovai esattamente dove pensavo che fosse.

"È vero! Guarda!" esclamai. Il simbolo a rilievo sulla pelle riproduceva perfettamente quello che avevo disegnato nel ritratto. "Non può essere un caso! Ma come cavolo ha fatto a venirti in mente?"

"Non lo so, piuttosto, ti ricordi dove l'avevi preso? Potrebbe esserci utile saperlo."

"E chi se lo ricorda! Sono passati troppi anni." Il fruscio delle pagine e la grafia di un tempo mi misero addosso un senso di nostalgia, come quando ti capita tra le mani la tua maglietta preferita, ormai dimenticata, perché troppo malmessa per poterla indossare ancora. "Posso provare a chiedere a mia madre, ma obiettivamente non so nemmeno se lei l'abbia mai visto... Ma certo! Erica! Lei lo saprà sicuramente!"

Feci per uscire dalla stanza.

"Come fai ad esserne così sicuro?" mi chiese seguendomi lungo il corridoio.

"Mia sorella si fa sempre i fatti miei. Fidati, lei lo sa."


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