"Qual è delle due?" chiese il nonno.
"Nia" gli rispose Adam.
"Quella di Alter?"
"Sì".
"Forse ha risposto alla chiamata" concluse. Credeva che lei fosse lì perché avevo premuto l'albero color argento. No, si sbagliava. L' espressione di Nia mi diceva che c'era dell'altro sotto.
"Se hai qualcosa da dirmi questo è il momento" le dissi secco. Ero arrabbiato. Avevo tutto il diritto di esserlo. Mi aveva mentito, o quanto meno non mi aveva detto tutta la verità, e, ormai ne ero sicuro, mi aveva sfruttato. Anche se non sapevo ancora per quale motivo l'avesse fatto.
Dettagli.
Infatti, vederla mi fece sussultare.
Avevo più di un motivo per dubitare di lei. La testa lo sapeva. Il cuore se ne fregava.
"Speravo arrivassi fin qui", iniziò lei "sapevo che ne eri in grado".
E io me l'aspettavo. "Immaginavo che tu sapessi tutto", dissi, ma non riuscii a guardala con il disprezzo che avrei voluto. "Perché?" le chiesi di getto, come fanno i bambini nella fase dei perché.
"Dovevo essere sicura".
"Di cosa? Di potermi manovrare a tuo piacimento?!" In realtà ero più ferito che arrabbiato.
"Che fossi davvero tu. Che tu fossi una possibilità, l'unica che resta. Lo so che sei arrabbiato, ma dovevo saperlo".
"E adesso lo sai?"
"Sì, tu sei un archetipo".
"Questa volta non riuscirai ad incantarmi con storielle e paroloni".
"Ascoltami, non c'è molto tempo. Non riuscirò a mantenere ancora per molto il contatto".
"Allora faresti bene a sbrigarti" in realtà non volevo essere così freddo e distaccato, ma feci di tutto per mantenere la parte. Quella di chi pensa di essere figo. Che lo pensa solo, insomma.
"Ti ricordi quando abbiamo parlato di Superman e Clark Kent?"
"Sì" le risposi.
"Degli Alter Ego con i poteri?"
"Sì, sì, me lo ricordo" dissi scocciato "ma cosa centra questo ora?"
"Tu sei come Superman, Nathan. Sei un Alter Ego. Altrimenti non avresti potuto accedere al programma di autorizzazione".
"E dimmi, perché dovrei fidarmi?"
"Perché sto rischiando tutto per te!" Rispose rapida e senza esitazione, ma non riuscì a convincermi, infatti la mia espressione la fece sentire in dovere di puntualizzare "Per poterti parlare ho dovuto violare il sistema".
Ripensai all'interferenza.
"Quindi sei nei guai per colpa mia?"
"Solo se mi scoprono ..." Mi sorrise e il mio cuore sussultò di nuovo. Aveva vinto lei. E io mi arresi molto prima di quanto, secondo me, un vero figo avrebbe fatto. "Se ti aiuto che mi succede?"
"Non potrai più essere Clark Kent, temo".
Mandai giù, infastidito. Non avevo capito a pieno il significato della frase, ma, semplicemente, mi stava sulle palle non poter più essere qualcosa che avrei potuto essere.
"Ok" dissi "in pratica cosa dovrei fare per aiutarti?" Non è che pensassi di dover indossare davvero costume e mantello, certo, ma tutto mi aspettavo meno quello che mi disse: "Devi distruggere l'intero sistema!"
In quel momento non recepii a pieno l'enorme peso di quelle parole e ingenuamente mi limitai a chiedere: "E l'intero sistema sarebbe?"
"Alter" rispose seria.
"Mi stai chiedendo di distruggere il tuo mondo?"
"Sì"
"Tu sei completamente pazza!" commentai. "E per quale motivo dovrei farlo?"
"Perché è l'unico modo per riportare tutto al punto di origine. Perché questo è il tuo compito, lo scopo dei tuoi poteri. Devi venire qui, al più presto".
"Su Alter?"
Si sentì di nuovo il segnale disturbato. "Questo contatto non durerà ancora a lungo".
"Dammi la password" tagliai corto.
"Non ce l'ho"
"Maledizione! Allora ci sarà un altro modo per arrivare su Alter! Non puoi, che ne so, smaterializzarmi e farmi riapparire lì?"
"No, l'unico modo è passare da questa porta".
Ci fu una nuova interferenza e l'immagine di Nia iniziò a sfarfallare.
"Zoe ha cambiato la password quando è passata da qui", disse poi.
"E quindi come cavolo faccio?" replicai io.
"Dovrai fartela dare da lei".
"Semplice!" commentai ironico.
"Te la darà, fidati, perché grazie a te potrà fare qualcosa che vuole disperatamente".
Una scritta incomprensibile ma chiaramente minacciosa apparve in primo piano. Lampeggiava, rossa, all'altezza della bocca di Nia.
"Mi hanno scoperta" disse allarmata "devo andare".
"Aspetta, cosa vuole da me?" Dovevo saperlo.
L'immagine di Nia sparì, ma la sua voce fece in tempo a raggiungermi "Che la porti con te".
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SPAZIO AUTRICE
AGGIORNERO' PRESTO!!!

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ALTER
FantasyLui vede cose che gli altri non vedono. Lei ha un segreto, probabilmente più di uno. Lui non sa ancora di cosa è capace. Lei appare all'improvviso. Lui è reale, lei forse no. Insieme danno alla parola ALTRO un significato inaspettato.