Arrivai per primo a casa del nonno e, intanto che aspettavamo Adam e Zoe, lo aggiornai sulla telefonata della sera prima. Fece un unico commento "Solo una delle due può dire la verità" e poi si mise a raccontarmi delle sue ricerche sul nome Alter. Se si trattava di una parola latina significava "uno tra due" oppure "opposto". Non mi disse però come gli venne in mente che il termine potesse essere in latino. Curioso, pensai. Ma, come tutte le altre, anche questa non era di sicuro una coincidenza, anzi il nome non era di sicuro stato scelto a caso.
Zoe arrivò proprio in quel momento, senza Adam, dicendo che all'ultimo aveva avuto un contrattempo.
Un contrattempo?
Doveva essere qualcosa di serio per tenerlo lontano dal momento in cui avrei varcato la porta. Sapevo che avrebbe voluto esserci, almeno quasi quanto me. Mi aspettavo una spiegazione con i fiocchi quando ce ne sarebbe stato il momento.
"Sei pronto?" mi chiese Zoe distogliendomi dai miei pensieri.
"Pronto!" replicai mettendomi in posizione.
"Quando vuoi, inserisci le chiavi".
E così feci. Infilai per prima la chiave del nonno, perché, anche se non me l'aveva detto nessuno e non avevo letto nessun manuale di istruzioni, secondo me, la porta andava innanzitutto aperta. La girai fino a che la serratura scattò con il consueto rumore metallico. Ora era il turno della chiave di Adam con l'autorizzazione a varcare la soglia. Impiegai ancora meno tempo, perché andava solo inserita e non era necessario ruotarla. La risposta luminosa non si fece attendere e, dopo un paio di secondi, comparve il cerchio color acciaio con l'albero che si alternava nelle due posizioni. Feci per toccare l'albero argento, ma Zoe mi spostò di peso di lato, prendendo il mio posto e limitandosi a fare un lieve cenno di scuse con la testa. Il mio compito era terminato e ora ci avrebbe pensato lei. I suoi movimenti erano rapidi e sicuri: era chiaro che sapeva benissimo quello che stava facendo. La vidi appoggiare tutta la mano sul cerchio, per cui mi aspettavo che comparisse qualcosa di diverso, invece apparve, proprio come l'altra volta, il cursore che lampeggiava aspettando la password. Forse, non importava scegliere un albero in particolare, pensai tra me e me. Intanto, senza curarsi minimamente della mia presenza e se la stessi guardando o meno, digitò quattro lettere. Quattro semplici lettere, nella mia lingua: ci-a-esse-a.
C
A
S
A
Non ebbi il tempo di fare niente. La porta sì aprì con un tonfo sordo e mi sentii spingere attraverso di essa, completamente immerso in una luce blu che mi accecava. Alle mie spalle sentii, in lontananza, la porta che si richiudeva con il medesimo rumore, anche se mi parve che questa volta fosse doppio. Come se la porta prima si chiudesse e poi si riaprisse di nuovo.
Un vuoto allo stomaco mi assalì all'improvviso, repentino e violento, come quello che ti prende sulle montagne russe al momento della discesa. Solo che io ero fermo. Per fortuna, così come era arrivato, svanì altrettanto velocemente, e con esso anche la luce blu. Riuscii a guardarmi attorno. Non c'era alcuna traccia di Zoe.
"Maledetta stronza!" dissi. Non aveva mai voluto che la portassi con me. Aveva solo bisogno che io inserissi le chiavi, perché da sola non poteva farlo. Non sapevo come fosse stato possibile, ma doveva aver aperto la porta due volte e lei non era venuta con me. La vista della città che avevo davanti mi tolse ogni dubbio, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Indipendentemente da cosa fosse successo in realtà, di fronte a me c'era la città di bronzo. E questo era un fatto.
Mi aveva mandato su Panfilia. Da solo. E anche questo era un fatto.
"Mi ha proprio fregato!" commentai.
Prendersi gioco di me le riusciva benissimo e, ne ero sicuro, in fondo le piaceva pure da morire.

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ALTER
FantasyLui vede cose che gli altri non vedono. Lei ha un segreto, probabilmente più di uno. Lui non sa ancora di cosa è capace. Lei appare all'improvviso. Lui è reale, lei forse no. Insieme danno alla parola ALTRO un significato inaspettato.