20. PUGNO E BACIO

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Non avevamo mai trascorso così tanto tempo insieme. I nostri incontri erano sempre stati brevi, segnati dalla fretta. Quella sera, invece, c'eravamo solo noi e per la prima volta non ero in preda all'ansia che potesse svanire da un momento all'altro. In quel momento ciò che mi preoccupava di più era la sua vicinanza. Certe volte mentre parlava mi perdevo a guardarle una ciocca di capelli, i movimenti delle mani, o la piega che faceva l'angolo destro della sua bocca quando stava per iniziare a ridere. Poi cercavo di ricompormi sperando che non lo avesse notato, ma riprendere il discorso non era semplice.

"Aspetta un attimo, mi sono perso l'ultima cosa che hai detto".

"Che hai?" chiese notando la mia faccia perplessa "non ti senti bene?"

"No, tranquilla, mi ero solo distratto un secondo" risposi arrossendo per la vergogna.

"Distratto?" fece lei.

"Mi ero perso a guardare una cosa" mi giustificai, sbagliando completamente le parole da dire, perché quando inevitabilmente mi chiese "Cosa?" non riuscii a mentirle e le risposi "Te".

Scoppiò a ridere.

E per me fu più umiliante che se mi avessero lasciato nudo come un verme, in pieno centro, nell'ora di punta.

Avvampai. E sfiorai l'autocombustione.

A quel punto non so se fu per educazione ma si ricompose e, cercando in qualche modo di rimediare, riprese il discorso da dove l'aveva interrotto.

"Mi sono messa in contatto con te perché vorrei che mi aiutassi a rimandare Zoe su Panfilia, prima che lei faccia qualsiasi cosa abbia in mente di fare".

"Non hai nessuna idea di cosa l'abbia spinta a venire qui?"

"Purtroppo no, però non può essere un caso".

"Ehi, DIS-sperato, sto entrando" Erano Erica e il suo solito tempismo.

"Un attimo" dissi in totale affanno. Guardai Nia alzando le spalle "Cavoli, è mia sorella! Che facciamo?"

"Lei non può vedermi, né sentirmi" disse quando Erica aveva già aperto la porta.

"Che c'è?" le chiesi scocciato.

"Niente, è che mi è venuto in mente che il simbolo che mi hai mostrato l'altro giorno in realtà non è sul cancello, ma sulla..."

"Sulla porta dello studio del nonno" dissi io precedendola e terminando la frase. "Sì lo so, ok adesso me l'hai detto, grazie" le presi le spalle, la ruotai su se stessa, letteralmente, e iniziai a indirizzarla verso il corridoio.

"Lo sapevo! Lo sapevo che ci saresti andato!"

"Sì, ci sono andato, ma sono cose queste che a te non interessano, giusto?" stavo per richiudere la porta.

"Come sta? Come l'hai visto?"

Mi fermai, non riuscii a fregarmene. "Bene. È in forma, e, sicuramente, non è pazzo". Poi mi sentii quasi costretto a chiederle: "Domani torno da lui, vuoi, non so, che gli dica qualcosa da parte tua?

Spalancò gli occhi sorpresa "Salutamelo" disse uscendo.

"Ok, ok, lo farò, ma ora lasciami solo, ho delle cose da fare." La spinsi verso la porta che richiusi subito e in maniera piuttosto brusca.

"Mia sorella è piuttosto invadente..."

"...E tu non sei molto carino con lei, vedo."

"Già... E' una storia lunga, in realtà. Una roba che si trascina così da anni... ma non è questo il punto ora". Volevo cambiare il discorso, non mi sembrava proprio il momento di parlare con lei del mio rapporto con Erica. "Prima mi stavi dicendo che non è un caso che Zoe sia qui" Speravo che riprendesse il discorso da dove eravamo stati interrotti.

"Erano anni che nessuno varcava la porta. Erano anni che non c'erano contatti, e , soprattutto, non c'era mai stato prima qualcuno con le tue capacità."

"E qualcuno con le tue?" azzardai "perché è grazie a te che io ho avuto tutte quelle visioni in questi anni, vero?"

Chiaramente non si aspettava quella domanda. E ad essere onesti neanche io, mi venne così, in quel momento. Un'illuminazione.

Dopo un attimo di esitazione mi rispose "Infatti. Non può essere un caso. E' tutto troppo strano, ma non ne so abbastanza e anche io non riesco a trovare risposte."

"Allora non ci resta che andare avanti per tentativi", dissi. Mi fece un cenno di assenso con il capo e io aggiunsi "Intanto domani ho appuntamento con Adam per tornare da mio nonno. Vediamo se riesco a scoprire qualcosa di utile".

"Speriamo", commentò lei.

Secondo me il vecchio sa più di quanto ha detto, mi ritrovai a pensare tra me e me.

Aspettai il pomeriggio accumulando un'incredibile carica di tensione. In classe feci del mio meglio e mantenni un profilo forse un po' distaccato, ma non volevo destare sospetti, né in Zoe, né in Adam a cui, tra l'altro, non avevo ancora detto una parola di quello che era successo negli ultimi giorni. Un misto di curiosità e impazienza non mi davano tregua. Ero così sulle spine che arrivai all'appuntamento con Adam con quasi mezz'ora di anticipo.

Li vidi e non ebbi il tempo di mandarlo giù. Si stavano baciando e non appena cercai di mettere meglio a fuoco la scena, Adam si accorse di me. Un'espressione stupita diede colore al suo volto. Ma fu solo una frazione di secondo, perché poi si allontanò velocemente da Zoe di un passo, in attesa di una mia reazione. Non me ne fregava niente di Zoe, ma, secondo il piano, quella doveva essere Nia e io avrei dovuto comportarmi di conseguenza. Nessuna esitazione quindi, nessun freno. Solo il rumore goffo di un pugno male assestato.

Non avevo mai dato un pugno a nessuno. Non avevo mai dovuto farlo. E infatti non ottenni il risultato eclatante che speravo. Cercavo l'effetto-scena da film, ma nella realtà il risultato fu poco più che un ceffone e l'unico che ne uscì malmenato fu il mio orgoglio.

"Per fortuna che sei una schiappa" mi disse Adam sorridendo mentre si massaggiava la guancia destra.

Ma che cazzo ci sarà da ridere? Pensai. "Vaffanculo" gli risposi tenendomi la mano dolorante.

"Lo so cosa pensi, ma ti giuro che non è come sembra!"

"Ah sì? Tu baci lei, lei bacia te, cosa c'è da fraintendere?"

Feci per andarmene, offeso e senza degnare Zoe neanche di uno sguardo. Un'uscita di scena da manuale. Mi è sempre piaciuta la parte di chi esce sbattendo la porta.

"Lei non è quella che vedi tu!"

Mi fermai di scatto, incapace di voltarmi. La dichiarazione di Adam mi aveva pietrificato nella sua semplicità, nella consapevolezza che, in realtà, quella era una cosa che io sapevo già. E non gliene avevo parlato.

Mi girai. Vidi Zoe che si sistemava nervosamente i capelli e Adam che mi veniva incontro con la faccia di chi sta per confessare al suo migliore amico di averlo tradito. Strano. Perché anche io mi sentivo così.

"Ti devo una spiegazione".

"Anche io". Era giunto il momento di dirgli di Nia. "Ma non qui", aggiunsi. Non davanti a Zoe.

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SPAZIO AUTRICE

BENE BENE, ALLA FINE IL POVERO ADAM NON ERA ALLO SCURO DI TUTTO... MA COSA SA?

ALLA PROSSIMA!!!

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