"Cosa hai intenzione di fare?" La domanda era chiaramente retorica. Adam sapeva esattamente cosa stavo per fare.
"Mettiamo alla prova le credenziali di accesso della tua chiave!"
"Tu non farai proprio un bel niente finché non mi avrete spiegato cosa diavolo sta succedendo!" urlò il nonno afferrandomi il braccio prima di poter inserire la chiave nella seconda serratura.
"Lasciami!" dissi io. Ma non mollò la presa, anzi.
"Si ricorda la ragazza del ritratto?" Il nonno fece un cenno con la testa e Adam continuò "In realtà ce n'è un'altra, pressoché identica, che mi ha dato... sì potremmo dire così... anche perché altrimenti non saprei proprio come spiegarlo... che mi ha dato, dicevo, l'altra chiave. Anche se è diversa è la mia quella che dovrebbe permettere di varcare la porta. Stando a quanto mi ha detto Zoe la mia chiave dovrebbe contenere l'autorizzazione. Questo è tutto quello che sappiamo".
Il nonno fece un lungo sospiro. E lasciò finalmente il mio braccio. "E cosa stavate aspettando a dirmelo?" fece un secondo sospiro "c'è qualcos'altro che state "aspettando di dirmi" ?" Guardò prima me e poi Adam e poi di nuovo me, ma fu sempre Adam a rispondergli: "Bè , ci sarebbe la cosa non trascurabile del secondo diario, quello scomparso di cui parlava prima..."
"Vai avanti..." lo incoraggiò il nonno. E anche io mi voltai a guardarlo incuriosito.
"Direi che ce l'ha Nathan" disse Adam senza girarci tanto intorno.
Non mi chiese come fosse finito nelle mie mani, né quando, mi domandò invece: "È scritto o ha le pagine bianche?"
"È scritto" replicai. "L'ho scritto io" puntualizzai poi.
Fu un attimo, una frazione di secondo. Di totale chiarezza.
"Eri stato davvero tu. Avevo ragione quindi, l'avevi rubato tu dalla mia scrivania".
"Erica mi ha detto che mi hai urlato contro come un matto, che sono intervenuti addirittura mamma e papà e che da quel momento tu sei cambiato". Un enorme senso di colpa mi pervase. "Scusa. Scusami, se puoi".
"Non c'è bisogno che ti scusi, quel che è fatto è fatto. E alla luce di quanto sta accadendo non so se sia stato un caso". Un mezzo sorriso gli disegnò alcune rughe più profonde sulle guance. "Non ho mai creduto alle coincidenze".
Mi sentii in qualche modo sollevato. Non ricordavo assolutamente nulla della sua sfuriata, né di aver preso il diario. Quello che sapevo me l'aveva raccontato Erica, o l'avevo capito dai mezzi discorsi dei miei genitori.
"Dicevi che ci hai scritto, cosa esattamente?"
"L'ho usato per tenere memoria di quello che mi capitava" spiegai "avevo capito che non si trattava più di qualche visione isolata e avevo iniziato a sospettare che tutte le cose che vedevo fossero collegate tra loro. Ricordo che inizialmente scrivevo su fogli volanti, biglietti, buste di carta, su qualsiasi cosa, poi però non riuscivo più a capire cosa avevo visto prima e cosa dopo, mi mancava un'organizzazione, e quindi iniziai a tenere dei diari. Quello è stato uno dei primi in realtà. Andavo ancora alle elementari".
"E ce l'hai ancora?"
"Certo. L'ho preso tra le mani giusto qualche sera fa insieme ad Adam. Parlavamo della questione dell'albero ed è saltato fuori il disegno della copertina, così l'ho cercato e ho deciso di venirti a trovare".
"Capisco... l'albero". Il suo commento mi parve strano. Era forse deluso dal fatto che non fossi andato a cercalo spinto dal desiderio di riallacciare i rapporti? No, non poteva essere questo. "Perché?" chiesi allora.
"Sto solo cercando di mettere insieme i pezzi, ma confesso che non riesco a capire come sia stato possibile scrivere normalmente la copia del tuo diario, mentre la mia si sia scritta da sola, diciamo. Tra l'altro sono sicurissimo che le pagine fossero tutte bianche prima. E poi le mie visioni scomparse, così, improvvisamente".
"Te l'ho detto, quella è colpa mia. Vi ricordate che l'altra volta ad un certo punto sono rimasto bloccato vedendo qualcosa che però voi non riuscivate a vedere?"
"Sì" risposero entrambi.
"In quel momento ho visto Nia"
"L'avevamo capito" disse Adam.
"Ma non è tutto. Ho visto Nia che mi indicava la porta. In quel momento avevo creduto che mi stesse indicando le due serrature, invece poi ho scoperto che mi indicava Zoe che varcava indisturbata la porta, eludendo, grazie alla mia presenza, la sorveglianza del guardiano di Panfilia."
"Stai dicendo che non avendo svolto a dovere il mio compito di guardiano ora non posso più vedere Panfilia?"
"Potrebbe essere" commentò Adam "Zoe è un'abitante di Panfilia, ed è un dato di fatto che lei non si sia nemmeno accorto del suo passaggio!"
"Se io non fossi stato qui, non sarebbe potuto succedere".
"Questo in pratica significa che questa Zoe sapeva di poter sfruttare l'occasione, di potersi approfittare di te".
"Già" commentai amaro.
"Ditemi di queste ragazze. Che sono due e si somigliano, già lo so".
Era Adam che aveva il dono della sintesi, quindi io mi limitai a lanciargli un'occhiata. E lui capì perfettamente.
"Non è che si somigliano, sono proprio due gocce d'acqua! Se non fosse per i capelli potrebbero essere la stessa persona. Zoe è apparsa a me, mentre l'altra, Nia, è la ragazza delle visioni di Nathan". Adam fece brevemente il punto della situazione, disse al nonno del tatuaggio e dei due mondi gemelli, Alter e Panfilia, gli raccontò di Zoe, comparsa a scuola una mattina come se niente fosse e di come si fosse spacciata per Nia cercando di estorcermi informazioni utili non si sa bene a cosa. Gli spiegò anche come si fossero conosciuti, del fatto che entrambe le ragazze avessero come scopo il rimandare a casa l'altra e, infine, di come ci avessero fatto fare la figura dei fessi dicendoci persino le stesse frasi, le stesse parole.
"Comincio a pensare che ci abbiano sfruttati" dissi "anche tu, vero?"
Ma Adam non fece in tempo a rispondermi, perché il nonno mi disse: "Se ben ricordo, quando mi hai mostrato il ritratto che avevi fatto, mi avevi detto che non avevi mai parlato con quella ragazza. Che l'avevi solo vista."
"Infatti all'inizio era così, riuscivo solo a vederla riflessa su specchi o altre superfici riflettenti, poi però quel giorno mi è apparsa direttamente, proprio qui, in questa stanza, ed è stata la prima volta in cui ho potuto guardarla dritto negli occhi!"
"Ma non le hai detto niente, però, non vi siete detti una parola".
"Esatto, infatti mi ha parlato solo dopo che era già apparsa Zoe. E il primo scambio che abbiamo avuto non è stato verbale", dissi rendendomi conto che non avevo mai veramente riflettuto su questo particolare.
"Cioè?"
"Cioè la prima volta che abbiamo comunicato lei non mi ha parlato, mi ha trasmesso delle immagini. Ho appoggiato il palmo della mia mano al suo e sono stato letteralmente investito da un flusso di immagini, un misto di ricordi e pensieri. Come un film. Lei mi ha spiegato in seguito che in quel momento non era ancora in grado di poter parlare con me. Di parlare normalmente dico, così come stiamo facendo noi ora".
"Dunque, ci sono le visioni mie e quelle di Nathan, poi un flusso di immagini e ricordi come un film muto, e i sogni che potremmo definire quasi premonitori di Adam" il nonno stava seguendo un suo filo logico che lo portò a dire: "Sicuramente le immagini valgono più di mille parole e tutti quanti sognano" ci guardò alzando le spalle come se avesse detto la più grande delle ovvietà e poi concluse "sono forme di linguaggio universale".
"Nel senso che non importa conoscere la lingua del posto?" chiese Adam
"Nel senso che possono essere usate dovunque e con chiunque" specificò il nonno.
"Come l'inglese!" disse lui.
"No, molto di più." Dissi io "Come un linguaggio informatico". Sì, poteva essere, così tutto tornava.
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NOTA AUTRICEConsidero questo capitolo una svolta... Cosa ne dite?

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ALTER
FantasyLui vede cose che gli altri non vedono. Lei ha un segreto, probabilmente più di uno. Lui non sa ancora di cosa è capace. Lei appare all'improvviso. Lui è reale, lei forse no. Insieme danno alla parola ALTRO un significato inaspettato.